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Critica del giudizio (Kritik der Urteilskraft)

Dizionario di filosofia (2009)
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Critica del giudizio (Kritik der Urteilskraft)


Critica del giudizio

(Kritik der Urteilskraft) Opera (1790) di I. Kant dedicata alla «facoltà di giudizio», inteso, a differenza di quello determinante (scientifico), come giudizio «riflettente», che sorge dall’esigenza di ammettere un ordinamento intrinsecamente finalistico nella natura, collocandosi, nel soggetto trascendentale, fra la necessità dell’intelletto (fenomenico) e la libertà della ragione (noumenica). Esso è universale in quanto non è determinato da condizioni empiriche, ma dalla struttura a priori delle facoltà conoscitive del soggetto trascendentale. Il giudizio riflettente è distinto in estetico e teleologico. Il giudizio estetico, «accordo spontaneo di immaginazione e intelletto» coglie spontaneamente, nella rappresentazione dell’oggetto, una conformità con le esigenze dell’intelletto; da ciò deriva il «sentimento del bello», disinteressato e legato al libero gioco delle facoltà dell’animo. La capacità di giudicare il piacere derivato dal bello è il «gusto». Dal bello si distingue il «sublime», che sorge quando l’oggetto rappresentato è al di là di ogni comparazione e suscita sgomento e ammirazione che appartengono non all’oggetto, ma all’animo; all’«io» che, superando la misura dei sensi, per opera della volontà, attinge il mondo intellegibile (sublime dinamico). Il giudizio teleologico («principio regolativo generale») coglie invece una finalità «oggettiva» nella natura, considerata non soltanto mediante scientifiche leggi meccaniche e antifinalistiche, ma tenendo presenti i problemi biologici legati alla vita e all’«organismo». Tale «finalità della natura» è una «massima della ragione» che indica il limite delle spiegazioni meccanicistiche.

Vedi anche
teleologia Concezione secondo la quale gli eventi, anche quelli non legati all’azione volontaria e consapevole degli uomini, avvengono in funzione di un fine o scopo. ● Sebbene il termine sia piuttosto recente (sembra infatti sia stato introdotto da C. Wolff nella sua Philosophia rationalis sive logica, 1728, per ... bellézza bellézza Qualità di ciò che appare o è ritenuto bello ai sensi e all'anima. La connessione tra l'idea di bello e quella di bene, suggerita dalla radice etimologica (il latino bellus "bello" è diminutivo di una forma antica di bonus "buono"), rinvia alla concezione della bellezza come ordine, armonia ... sublime In estetica, concetto elaborato in ambiente neoplatonico tra il 1° e il 2° sec. a.C., allo scopo di definire la proprietà dell’arte di indurre, per le sue connotazioni di mistero e di ineffabilità, uno stato di estasi, e poi ripreso nel 18° e 19° sec. per sottolineare, con varie interpretazioni, la capacità ... giudizio assertorio Nella logica kantiana, il giudizio che, insieme a quello apodittico e a quello problematico, costituisce la categoria della modalità; consiste in un’affermazione o negazione (A è B; A non è B), senza alcuna idea di necessità o di possibilità, ossia esprime una semplice verità di fatto (mentre la verità ...
Tag
  • MECCANICISTICHE
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  • IMMAGINAZIONE
  • TELEOLOGICO
  • INTELLETTO
Vocabolario
giudìzio
giudizio giudìzio (ant. giudìcio, iudìcio) s. m. [dal lat. iudicium, der. di iudex -dĭcis «giudice»]. – 1. a. L’attività logica del giudice, consistente nell’applicare le norme di legge al fatto da lui accertato: g. di fatto, se le questioni...
crìtica
critica crìtica s. f. [dal gr. κριτική (τέχνη) «arte del giudicare», femm. sostantivato dell’agg. κριτικός: v. critico1]. – 1. a. Facoltà intellettuale che rende capaci di esaminare e valutare gli uomini nel loro operato e il risultato...
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