In filosofia il criterio proposto da K. Popper per distinguere la scienza empirica dalla non-scienza. Erroneamente individuato dai neopositivisti nella ‘verificabilità’ degli asserti, consisterebbe invece secondo Popper, sul piano logico, nella ‘falsificabilità’ delle teorie (ossia nel loro essere suscettibili di una falsificazione in seguito alla scoperta di fatti empirici che contraddicano le conclusioni da esse deducibili) e, sul piano metodologico, nell’adozione da parte degli scienziati di un atteggiamento critico mirante a una effettiva falsificazione delle teorie piuttosto che alla loro conferma.