UNTERPERGER, Cristoforo
UNTERPERGER, Cristoforo. – Nacque a Cavalese (Trento), primogenito di Giuseppe Antonio, doratore, e di Maria Maddalena Riccabona. Fu battezzato nella chiesa di S. Maria Assunta il 27 maggio 1732 (non si conosce il giorno esatto della nascita).
La famiglia Unterperger, originaria del Tirolo, si stabilì in area fiemmese nei primi decenni del XVII secolo, quando il capostipite Osvaldo fu nominato esattore aggiunto per conto degli arciduchi d’Austria.
La sua prima formazione artistica avvenne nella bottega dello zio paterno Francesco Sebaldo. Nell’autunno del 1751 si recò a Vienna per frequentare l’Accademia di arti figurative, di cui era stato nominato direttore un altro zio paterno, Michelangelo, anch’egli pittore. Nel 1753 vinse il primo premio al concorso bandito per gli studenti iscritti al secondo anno dell’accademia con il dipinto Tobia guarisce il padre cieco con la bile del pesce (ubicazione ignota). Nel 1754 dipinse l’Addolorata e l’Ecce Homo che inviò al convento dei padri francescani di Bressanone e il 12 luglio completò gli studi ottenendo l’attestato accademico.
Nel 1755 lasciò la capitale asburgica per ritornare in patria. Nei due anni successivi, seguendo la prassi formativa dei pittori altoatesini, compì una serie di viaggi di studio in Veneto. Inoltre soggiornò a Verona, dove fu allievo di Giambettino Cignaroli.
Nel 1757 partì di nuovo alla volta di Vienna, in occasione della rielezione dello zio Michelangelo alla direzione dell’Accademia di arti figurative, e vi rimase per circa un anno. Dopo l’improvvisa morte dello zio, che avvenne il 27 giugno 1758, decise di trasferirsi a Roma. Giunto in città, entrò in contatto con il circolo degli artisti tedeschi, e grazie all’amico Anton von Maron, suo compagno di corsi all’accademia viennese, conobbe Anton Raphael Mengs. Tra il 1759 e il 1760 iniziò ad affrescare le edicole delle quattordici stazioni della Via Crucis nel camposanto dell’Ordine teutonico in Vaticano, dove lavorò fino al 1765 decorando anche la cappella di S. Elena (opere distrutte). Nello stesso periodo dipinse il Ritratto di papa Clemente XIII (1761), richiestogli dal convento dei padri francescani di Cavalese, e La Trinità con i ss. Francesco e Leopoldo margravio d’Austria (1764) per l’altare maggiore della chiesa del convento francescano di S. Candido. Nel 1767 completò la Trasfigurazione di Cristo commissionatagli dal principe vescovo Leopold von Spaur per il duomo di Bressanone.
Nel 1769 rientrò a Cavalese, probabilmente per assistere la madre malata, che sarebbe morta in aprile, e in tale occasione, il 29 marzo, firmò il contratto per la realizzazione di due pale destinate agli altari del coro della chiesa abbaziale di Novacella (I ss. Monica e Agostino; Il Beato Artmanno vescovo di Bressanone). Qualche mese dopo tornò a Roma insieme al fratello Ignazio.
Nel 1772 eseguì, coadiuvato dal fratello, alcuni interventi nel Museo Clementino in Vaticano: nella galleria delle Statue restaurò gli affreschi quattrocenteschi della volta e quelli dei pilastri, mentre nella galleria dei Busti, oltre al restauro delle pitture preesistenti nella prima e nella seconda stanza, affrescò la volta della terza sala (Allegoria delle quattro stagioni). In ottobre fu presentato da Mengs alla congregazione dell’Accademia di S. Luca, che lo accolse come accademico di merito nel mese successivo. Nello stesso anno Mengs lo chiamò a collaborare alla decorazione della sala dei Papiri nella Biblioteca apostolica Vaticana, inizialmente sotto la sua direzione e in seguito, dopo la partenza per Madrid, come suo sostituto.
Nel gennaio del 1773 Unterperger fu nominato provveditore dell’Accademia di S. Luca e qualche mese dopo firmò la pala d’altare raffigurante Il martirio di s. Agnese che gli era stata allogata dal principe vescovo Leopold von Spaur per il duomo di Bressanone. In novembre fu accolto in qualità di confratello dall’arciconfraternita di S. Maria della Pietà dell’Ordine teutonico.
Nel corso del 1774 si occupò della decorazione della sala del Bigliardo nel palazzo pontificio di Castel Gandolfo con affreschi ornamentali alle pareti (grottesche, sfingi, mascheroni a monocromo, putti con le armi gentilizie del papa sopra il cornicione) e nella volta (figure allegoriche) e sistemando sopra le porte e le finestre quattro tele aventi come tema i successi diplomatici ottenuti da papa Clemente XIV (La pace di Portogallo, Il battesimo dell’infante di Spagna Carlo Clemente, La restituzione di Avignone, L’abbondanza frumentaria).
Il 19 febbraio 1775 si sposò con Ottavia della Valle, figlia dello scultore Filippo e cognata dell’argentiere Luigi Valadier, dalla quale ebbe due figli: Giuseppe, che divenne pittore, e Caterina. Nel corso dello stesso anno completò i lavori nella sala dei Papiri e approntò insieme al fratello Ignazio altre imprese negli ambienti destinati a raccogliere le collezioni archeologiche pontificie: la decorazione con motivi a grottesca e scene allegoriche a monocromo, a imitazione di antichi bassorilievi, nell’atrio del Torso del Belvedere, il restauro degli affreschi di Daniele da Volterra nella volta e alle pareti dello scalone d’accesso al rinnovato Museo Pio-Clementino e quelli nel vestibolo quadrato. Dipinse, inoltre, due pale d’altare: una per la cappella del collegio Capranica di Roma (Madonna col Bambino e s. Agnese) e un’altra per conto del marchese Nicolò Colucci, che la donò alla chiesa di S. Romualdo a Jesi (Gloria della Trinità, s. Romualdo e s. Settimio).
Nel 1776, anno in cui il fratello partì per stabilirsi a Vienna, Unterperger avviò due importanti cantieri: Pio VI gli affidò la realizzazione degli affreschi nella galleria delle Statue del Museo Pio-Clementino, che era stata ampliata con la costruzione di nuovi spazi, mentre il principe Marcantonio Borghese gli commissionò i restauri delle pitture preesistenti e la decorazione della volta di una sala (Apollo e la Pizia) del casino del Muro Torto nel parco della villa pinciana (conosciuto anche come casino dei Giuochi d’acqua, fu distrutto nel 1849).
Nel nuovo braccio della galleria delle Statue l’artista sviluppò un complesso programma iconografico di chiara matrice encomiastico-celebrativa, volto all’esaltazione delle imprese civili, politiche e culturali di papa Braschi, attraverso una fitta rete di rimandi e allusioni allegoriche e mitologiche: nelle dodici lunette dipinse, in relazione con la statuaria esposta, coppie di puttini che giocano con gli attributi iconografici riferibili alle principali divinità del pantheon romano. Nella volta, affiancato dal pittore ornatista Antonio Marini, affrescò un fastoso sistema di cornici che inquadrano tondi a grisaille con le nascite delle dodici divinità romane e riquadri con i loro trionfi, mentre lungo l’asse centrale, sempre a monocromo a imitazione di cammei o rilievi classici, dipinse tondi di maggiori dimensioni con i principali eventi del pontificato di Pio VI alternati a tondi più piccoli con scene della vita di Alessandro Magno.
Nel 1777 portò a termine la tela con S. Ubaldo intercede per le orfanelle voluta dal vescovo Ubaldo Baldassini per la cappella del Conservatorio delle fanciulle povere della divina provvidenza di Jesi, e a Roma si occupò di altri due ambienti del museo papale eseguendo degli affreschi a monocromo nei toni dell’ocra a imitazione di antichi rilievi nella volta del vestibolo Rotondo (Roma riceve la sua perpetuità dalla religione) e la volta del cortile del Belvedere in corrispondenza dei due ingressi del portico (Artes resurgent, Impleat orbem).
A partire dal 1778, per un decennio, Unterperger lavorò alla Copia delle logge di Raffaello (San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage) che gli era stata richiesta da Caterina II di Russia tramite il suo consigliere di corte Johann Friedrich Reiffenstein.
L’artista fu scelto come direttore esecutivo dell’impresa date la vasta esperienza nell’organizzazione dei cantieri e la comprovata abilità nella realizzazione delle grottesche. Le copie furono eseguite nello studio di Unterperger, che fu affiancato da una nutrita squadra di pittori: le campate delle logge raffaellesche furono riprodotte su pannelli di legno ricoperti di tele dipinte con la tecnica dell’encausto. Per le scene di soggetto biblico delle volte Unterperger si attenne scrupolosamente ai modelli originali, mentre si concesse la libertà di reinterpretare l’apparato decorativo dei pilastri, dei sottarchi e dei peducci.
Nel 1779 ottenne la carica di provveditore dell’Accademia di S. Luca. Nel tempo fu costante la sua attività nei palazzi Vaticani anche come restauratore: dopo essere intervenuto sui dipinti murali di scuola raffaellesca nella stanza di Costantino, nel 1780 si occupò dell’affresco dipinto da Mengs nella volta della sala dei Papiri (Allegoria della storia), che si era deteriorato a causa di un’infiltrazione d’acqua.
Nel 1782 partecipò al concorso bandito dalla Repubblica di Genova per la decorazione della volta della sala Grande di palazzo ducale. Nel 1784 fu eletto sindaco dell’Accademia di S. Luca (carica che ricoprì di nuovo nel 1786, nel 1790, nel 1792 e nel 1795).
Nel corso degli anni Ottanta ricevette numerose commissioni per dipinti, spesso di notevoli dimensioni, destinati agli altari delle chiese di diverse città dello Stato pontifico: L’istituzione dell’Eucarestia per il duomo di Jesi (1982), la Madonna col Bambino e s. Giuliano per la cattedrale di Macerata (1886), S. Ponziano risparmiato dai leoni allogato dal capitolo del duomo di Spoleto (1787), il Martirio di s. Andrea per la cattedrale di Subiaco (1788), l’Assunzione di Maria per il coro della collegiata di S. Maria Assunta di Gallese (1788). Oltre a questi, Unterperger fornì sia il bozzetto sia il modello per il mosaico con I ss. Filippo Neri e Ignazio di Loyola (1788) per la basilica della S. Casa di Loreto.
Altrettanto numerose e significative le commissioni di carattere profano. Tra il 1784 e il 1786 attese alla decorazione del soffitto della sala di Ercole di villa Borghese: tra le quinte architettoniche tracciate dal quadraturista Giovanni Battista Marchetti affrescò le personificazioni allegoriche delle quattro virtù e puttini che giocano con gli attributi riferibili alle mitiche imprese erculee, e sistemò cinque tele con l’Apoteosi di Ercole, al centro della volta, e le fatiche di Ercole (Ercole riceve dalle naiadi il corno dell’avversario Acheloo, Il centauro Nesso rapisce Deianira, Ercole punisce Lica per avergli portato la veste avvelenata, La morte di Ercole).
Superata la maniera giovanile, fortemente influenzata dagli insegnamenti ricevuti dagli zii e da certi esiti del barocco austriaco, Unterperger elaborò uno stile più personale, indirizzando la sua attenzione verso le tendenze classiciste della pittura romana del Settecento. Nelle opere della maturità semplificò gli impianti compositivi esaltando la monumentalità delle figure, per le quali trasse spesso ispirazione dalla statuaria classica.
Nel 1785 ricevette dal barone tedesco Wilhelm Christoph Diede zum Fürstenstein, ambasciatore presso la corte britannica per conto del re di Danimarca, l’incarico di dipingere una serie di pannelli decorativi a grottesca (dispersi) per il castello di Ziegenberg, in Germania.
Nel 1787 fu eletto censore dell’Accademia di S. Luca.
Nel 1789 collaborò con Giuseppe Valadier alla realizzazione di due tavoli donati da Pio VI alla Biblioteca apostolica Vaticana (salone Sistino) fornendo i disegni per i dodici bassorilievi bronzei (fusi da Vincenzo Pacetti) posti a ornamento dell’alzata dei due piani di granito egizio e raffiguranti i principali eventi del pontificato Braschi.
Nel 1790 tornò a lavorare per Marcantonio Borghese nel casino del Muro Torto in veste di direttore del cantiere avviato per rinnovare l’apparato decorativo delle sale. Tuttavia si occupò anche del nuovo assetto del parco della villa, progettando sia la sistemazione scenografica dei viali sia gli elementi architettonici da inserirvi (Tempio di Esculapio, 1787; Fontana dei cavalli marini, 1791; il finto rudere del Tempio di Faustina, 1792).
Nel 1792 spedì a Urbino l’Assunta con s. Crescentino e il beato Mainardo destinata al duomo, mentre nel 1794 terminò la tela Apollo consegna Esculapio al centauro Chirone per la sala degli Specchi di palazzo Altieri.
Nel 1796 ritornò a Cavalese e vi soggiornò fino all’anno successivo. In tale occasione gli fu chiesto di elaborare due progetti per la chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta: la pala d’altare con l’Assunzione della Vergine, per la quale fece il modello (Trento, Museo diocesano tridentino) mentre il dipinto fu eseguito dal figlio Giuseppe, e la ristrutturazione architettonica dell’abside. Morì a Roma il 25 gennaio 1798.
Fonti e Bibl.: C. Pietrangeli, I Musei Vaticani. Cinque secoli di storia, Roma 1985, pp. 48, 49, 53, 56, 61, 67, 72, 73, 93, 96, 98, 99; C. U. Un pittore fiemmese nell’Europa del Settecento (catal., Cavalese-Jesi-Roma), a cura di C. Felicetti, Roma 1998; A. Pampalone, L’attività di C. U. nella prima parte del soggiorno romano: 1758-1775, in Storia dell’arte, 2000, n. 98, pp. 88-117; A. Cesareo, Inediti di C. e Ignazio U., in Ricerche di storia dell’arte, 2008, n. 96, pp. 89-93.