SURIAN, Cristoforo
– Secondogenito di quattro maschi, nacque a Venezia, il 20 dicembre 1570, da Antonio di Giovanni e da Maria Badoer.
Un ramo della famiglia appartenne al patriziato, ma si estinse nella seconda metà del XVII secolo; altri Surian – tra i quali Cristoforo – furono cittadini originari, dediti alle arti liberali o impiegati nella burocrazia statale; fu probabilmente per questa doppia appartenenza che la maggior fonte genealogica della nobiltà veneziana, gli Arbori de’ patritii veneti di Marco Barbaro e Antonio Maria Tasca, ignora il casato.
Nel 1594 Surian sposò Lucia Marcello di Gerolamo, patrizia come lo era sua madre, ulteriore testimonianza della stretta unione esistente tra cittadini abbienti e patriziato di modeste fortune, epperò appartenente a pieno titolo alla classe ottimatizia.
Come i suoi fratelli, Surian si impiegò nella Cancelleria ducale e il 4 luglio 1601 divenne segretario straordinario, per poi passare ordinario il 28 giugno 1611, segretario del Senato il 25 maggio 1616 e del Consiglio dei dieci l’11 settembre 1629. Il primo incarico di rilievo gli venne affidato nel 1605, allorché fu nominato segretario dell’ambasciatore a Parigi, Pietro Priuli. Di lì a poco si verificava la clamorosa rottura tra Roma e Venezia, culminata nell’interdetto e nella ‘guerra delle scritture’ che coinvolse anche i rappresentanti della Serenissima presso le corti estere; perciò Surian fu inviato da Priuli più volte (nell’ottobre del 1606, nel febbraio e ancora nell’estate del 1607) a Nancy, in Lorena, presso il duca di Bar onde ottenerne l’adesione alle tesi propugnate dalla Repubblica e assoldare 3000 fanti condotti dal fratello, il conte di Vaudemont.
Destinato poi Priuli alla corte di Spagna nell’aprile del 1610, da Parigi Surian passò all’Aia, in attesa che vi giungesse il nuovo rappresentante della Serenissima, Tommaso Contarini, per rallegrarsi della tregua stipulata fra le Province Unite e la Spagna e consolidare i comuni interessi sia nel settore commerciale sia sul fronte antiasburgico. Doveva trattarsi di una breve missione, ma il soggiorno dei due diplomatici si protrasse sino a fine giugno a causa dell’assassinio di Enrico IV, avvenuto il 14 maggio dello stesso 1610. Nel corso della legazione Contarini ebbe modo di apprezzare le capacità di Surian e lo volle come segretario anche nella sua successiva ambasceria presso la Roma di Paolo V, cui venne destinato nell’ottobre del 1611.
Le relazioni veneto-pontificie rimanevano difficili anche dopo la conclusione della vertenza dell’interdetto, per via della recente espulsione dei gesuiti dai domini della Serenissima. Surian era a Roma da due anni quando dovette sostituire l’ambasciatore, morto il 13 agosto 1614 in seguito a un attacco febbrile; pertanto fu lui a farsi carico della vertenza allora promossa dal S. Uffizio a causa degli insegnamenti impartiti all’Università di Padova da Cesare Cremonini, accusato di sostenere la mortalità dell’anima. Surian resse l’ambasciata sino al 4 ottobre, allorché giunse il nuovo titolare, Simone Contarini, di ramo diverso dal predecessore; sospettoso e diffidente, costui congedò tutto il personale in servizio, compreso il segretario, che fece ritorno in patria.
In effetti la congiuntura politica si presentava difficile: era in corso la ‘triplice congiura’ poi culminata nell’espulsione da Venezia di Alfonso de la Cueva y Benavides marchese di Bedmar, e di lì a poco la Repubblica sarebbe stata impegnata nella guerra contro gli uscocchi e poi ancora nella crisi del Monferrato. Stretta nella morsa asburgica, Venezia cercò alleati fra i protestanti e Surian fu inviato presso i grigioni, in Svizzera, con i quali la Serenissima aveva allacciato rapporti di alleanza. Il 25 agosto 1615 scriveva il suo primo dispaccio come residente, spostandosi poi tra Coira, Zurigo e Berna; era in corso la guerra di Gradisca e la Repubblica aveva necessità di assoldare truppe da impiegare in Friuli. Decisivo per il buon esito delle trattative fu l’arrivo del segretario Giovan Battista Padavino, come riferiva da Zurigo Surian in data 8 marzo 1616: «La venuta nel paese del clarissimo Padavino è riuscita cara, sì perché è conosciuto di prudenza et di destrezza grande [...], come anco per la voce, che si è sparsa, che habbi portato seco de dinari assai; il tutto fa sperare un buon incaminamento et creder l’esito conforme» (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Dispacci, Svizzeri, filza 6, ad diem).
Di lì a poco (23 giugno 1616) Surian passò le consegne al successore, ma non tornò a Venezia, essendo stato destinato residente nei Paesi Bassi; tornava quindi in un paese protestante e antispagnolo, dove si sarebbe fermato a lungo, dal 9 luglio 1616 al 10 luglio 1623, mentre a Venezia si consumavano le ultime esperienze dell’età sarpiana, che in qualche modo sottese queste due legazioni.
L’evento principale dell’ambasceria, e il suo maggior titolo di merito, fu l’aver portato a termine un trattato di alleanza veneto-olandese; l’accordo venne firmato il 31 dicembre 1619, qualche mese dopo l’affermazione dei calvinisti più rigorosi nel sinodo di Dordrecht, con espressa dichiarazione che «né l’una né l’altra Republica ha alcuna aleanza con le Case d’Austria, o di Spagna» (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Dispacci, Signori Stati, filza 8, ad diem).
Surian rimase nei Paesi Bassi ancora tre anni e mezzo, occupandosi soprattutto di riferire al Senato sul redditizio commercio che gli olandesi stavano sviluppando con le Indie asiatiche.
Firmò il suo ultimo dispaccio il 10 luglio 1623 e finalmente poté tornare a Venezia. Ove però non rimase a lungo: il 28 settembre 1626 era di nuovo all’Aia, a sostituire l’ambasciatore Giorgio Zorzi. Disastroso il viaggio, segnato da «infiniti patimenti e pericoli, et da terra et da mare» (ibid., filza 19, dispaccio 28 settembre 1626), acuiti da un fisico che si stava progressivamente debilitando; anche per tal ragione quest’ultima sua permanenza nei Paesi Bassi fu breve, poco più di tre mesi, poiché il 4 gennaio 1627 venne a subentrargli Giovanni Soranzo. Nel suo ultimo dispaccio egli riferiva al Senato un pesante scacco patito dagli olandesi: «Restano qui storditi [...] dell’avviso che ultimamente è capitato, che la flotta dell’oro di Spagna è [...] già in sicuro, dicendosi esser ricca di 24 milliona, oltra sei o sette milliona del donativo ordinario dell’Indie che si fa a’ nuovi re» (ibid., filza 19, dispaccio 28 dicembre 1626).
Tornato febbricitante in patria, sopravvisse fino al 5 luglio 1635.
Nel testamento, dettato il 15 ottobre 1624 nella sua abitazione a S. Zulian, affermava di essere «infermo del corpo da molti mesi in qua» e lasciava erede la moglie Lucia, chiedendo perdono per le tante spese affrontate «nelle mie occorrenze, e tanti denari che io ho gettato via della sua dote et contradote, che certo è assai» (Notarile testamenti, b. 86/17).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Miscellanea codici, Storia veneta, Cittadinanze Toderini, V, c. 42; Miscellanea Codici, Storia Veneta, 28: G. Priuli, Genealogie famiglie nobili, c. 2009rv; Notarile testamenti, b. 86/17; Senato, Dispacci, Francia, filza 36, nn. 6, 24-25; Senato, Deliberazioni, Secreta, reg. 97, c. 97r; Senato, Dispacci, Roma, filza 72 (esclusa dalla consultazione la filza 71, che riporta vari suoi dispacci), nn. 1-4, 6-7; Senato, Dispacci, Grisoni, filza 9, nn. 35-36; Senato, Dispacci, Svizzeri, filza 5, nn. 1-43, filza 6, nn. 1-33, 36-45; Senato, Dispacci, Signori Stati (Olanda), filza 2, nn. 11-29, filza 3, nn. 1-55, filza 4, nn. 1-75, filza 5, nn. 1-40 e 1-10 come residente, filza 6, nn. 11-49, filza 7, nn. 50-91, filza 8, nn. 92-182, filza 9, nn. 183-275, filza 10, nn. 276-373, filza 11, nn. 374-475, filza 12, nn. 476-521, filza s19, nn. 1-19; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. it., cl. VII, 1667 (= 8459): Tabelle nominative e cronologiche dei segretari della Cancelleria Ducale, cc. 9v, 20v, 27r, 31r.
I libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, VII, a cura di R. Predelli, Venezia 1907, p. 151; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, V, Venezia 1842, p. 192, VI, 1853, p. 680.