THUN, Cristoforo Simone
THUN (Thunn, Thonn, Tono, Thun-Hohenstein), Cristoforo Simone (Christoph Simon). – Appartenente alla linea Thun-Bragher, nacque il 12 settembre 1582, probabilmente nel castello di Castelfondo (Valle di Non, odierno Trentino), terzogenito maschio di Sigismondo e di Anne Christine Fuchs von Fuchsberg.
A seguito della divisione dei feudi e delle rendite della famiglia Thun, avvenuta nel 1596, il padre di Cristoforo Simone acquisì il possesso dei castelli Castelfondo e Bragher. Alla sua morte (1596), i possedimenti furono divisi tra il primogenito Giovanni Cipriano (1569-1630) e il secondogenito Giorgio Sigismondo (1573-1651), che ricevettero rispettivamente Castelfondo e Castel Bragher.
Thun, privo di titolo feudale, fu indirizzato come da tradizione familiare alla carriera militare ed ecclesiastica. Dal 1600 fu cavaliere di Malta, prestando servizio fino al 1611 e giungendo al grado di capitano di galera. Nel 1611 fece ritorno in patria per entrare al servizio di Casa d’Austria. Ottenne a Graz l’incarico di maggiordomo maggiore del giovane arciduca Giovanni Carlo, figlio primogenito dell’arciduca Ferdinando; dopo la morte precoce di Giovanni Carlo, Thun svolse le mansioni di maggiordomo presso il castello di Graz e di precettore del secondogenito dell’arciduca, il futuro imperatore Ferdinando III, al quale rimase sempre legato.
Era il 1619: Casa d’Austria aveva dato inizio alla repressione antiprotestante nei domini boemi e concentrava sempre più i propri interessi nelle regioni orientali e danubiane. Thun era insieme all’imperatore Ferdinando II alla battaglia della Montagna Bianca nel 1620, entrò nella Dieta di Stiria nel 1623 e nel Consiglio segreto dell’imperatore nel 1628.
La ritirata dell’aristocrazia boema protestante dopo la Montagna Bianca causò il progressivo abbandono di castelli e feudi con le rispettive ricche pertinenze. Si aprivano ampie possibilità di subentro per gli esponenti delle aristocrazie filoasburgiche occidentali e cattoliche. Thun poteva vantare una posizione privilegiata: dotato di ampia credibilità personale presso la famiglia imperiale, portava il nome di una dinastia trentino-tirolese da sempre fedele agli Asburgo e ricca di meriti verso la Chiesa imperiale.
Due figure in particolare incarnavano, all’epoca di Thun, la militanza asburgica e cattolica della famiglia: Sigismondo Thun, detto l’Oratore (1487-1569), tuttora celebrato come portavoce delle ragioni asburgiche al Concilio di Trento; e Rodolfo Thun (1597-1636), apprezzato militare e diplomatico.
Dal 1623 al 1631 Thun acquisì diversi possedimenti abbandonati, di considerevole estensione, rendita e valore complessivo. I più importanti nelle zone circostanti Klàšterec (Klösterle), Choltice (Choltitz) e Dêčín (Tetschen), rispettivamente a ovest, est e nord di Praga, che avrebbero costituito i futuri maggiorascati Thun e – insieme ai due palazzi nella capitale – la sede del potere familiare in Boemia.
Tra le acquisizioni messe a segno, una in particolare ebbe vita reale breve, ma vita simbolica e dinastica lunga. Si tratta della contea di Hohenstein, situata in Turingia, acquisita nel 1628 e perduta nel 1636, che lasciò tuttavia in eredità alla famiglia la denominazione comitale von Hohenstein. Nel 1629 Thun perfezionò la propria ascesa ottenendo per sé, parenti ed eredi il titolo di conti dell’Impero.
Possessore di un enorme patrimonio e senza figli, sollecitò il trasferimento in Boemia del fratello maggiore Giovanni Cipriano, signore di Castelfondo, e di tutta la sua famiglia. Ciò avvenne nel 1630.
Nasceva così la linea dinastiale dei Thun di Boemia, che sarebbe rimasta unita per quattro generazioni attraverso le figure dei conti Giovanni Sigismondo, Massimiliano (Maximilian), Giovanni Francesco (Johann Franz) e Giovanni Giuseppe (Johann Joseph), per poi separarsi nelle linee di Tetschen, Klösterle, Choltitz e Benatek. Alla dinastia appartennero personaggi di livello europeo come l’arcivescovo di Salisburgo Guidobaldo Thun (v. la voce in questo Dizionario) e il ministro austro-ungarico al Culto e all’Istruzione Leo Thun (1811-1888).
Giovanni Cipriano morì poco dopo il suo arrivo in Boemia. Spettò così al figlio, nipote di Thun, Giovanni Sigismondo, coadiuvare lo zio nell’amministrazione e soprattutto nella gestione politica delle nuove acquisizioni. La Boemia era tuttora coinvolta nella guerra e nel 1632 castello e feudo di Dêčín caddero nelle mani degli eserciti sassoni. Albrecht von Wallenstein negò ai Thun il proprio appoggio per l’immediato recupero: perdette così la fedeltà della famiglia che si indirizzò verso l’adesione definitiva al partito asburgico e alla fazione di Mattia Galasso.
Alla guerra può essere ricondotta anche la morte di Thun, seriamente ferito nel corso della battaglia di Nördlingen il 6 settembre 1634 e deceduto in seguito a un’operazione il 27 marzo 1635, a Vienna, poche settimane dopo aver ottenuto l’affiliazione alla Compagnia di Gesù. Fu sepolto dai confratelli gesuiti nella Kirche am Hof di Vienna.
Il testamento, aperto nel maggio del 1635, istituiva eredi il fratello Giorgio Sigismondo di Castel Bragher e il nipote Giovanni Sigismondo, ormai trapiantato in Boemia.
Fonti e Bibl.: Litomerice, Státní oblastní archiv, Pobočka Decin, Archivio Thun; Trento, Archivio provinciale, Archivio Thun di Castel Thun; Coredo, Archivio Thun di Castel Bragher.
C. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Österreichs, XLV, Wien 1882, pp. 19 s.; V. Inama, Il castello e la giurisdizione di Castelfondo, in Archivio trentino, XV (1890), pp. 135-184; M. Bellabarba, La famiglia Thun di Castel Thun: note storiche, in Arte e potere dinastico. Le raccolte di Castel Thun dal XVI al XIX secolo, a cura di M. Botteri - L. Dal Prà - E. Mich, Trento 2007, pp. 41-59; A. Mosca, La croce, le armi, il cavallo: Rodolfo Thun ‘di Sua Cesarea Maestà collonello meritissimo’, in Studi trentini di scienze storiche, LXXXVI (2007), pp. 133-192; Id., ‘Desidera solo l’accrescimento e l’honore della familia’. C.S. T.-Hohenstein: un percorso biografico, in Studi trentini. Storia, XC (2011), pp. 165-201.