SALIGETI, Cristoforo
Uomo politico còrso, nato nel 1757 in Bastia, morto nel 1809 in Napoli. Di famiglia originaria di Piacenza, fece i suoi studî in patria, poi quelli di legge all'università di Pisa. Tornato nell'isola nativa, esercitò funzioni di avvocato presso il consiglio dipartimentale. Nel 1789, eletto deputato per il terzo stato, agli stati generali, promosse l'annessione della Corsica alla Francia e, dotato com'era di temperamento caldo e impetuoso, si dimostrò, fino da principio, novatore ardente e fattivo. Membro della Convenzione nazionale, votò per la pena di morte contro re Luigi XVI, poi ricevette l'incarico dalla medesima assemblea di provvedere alla sicurezza della Corsica contro le minacce dei separatisti. Nel 1794, inviato come rappresentante del popolo in missione presso l'armata d'Italia, si adoprò per guadagnare il favore delle popolazioni liguri e nel 1796, trovandosi a fianco di Napoleone Bonaparte, invece di sorvegliarlo e contenerlo, come ne aveva ricevuto l'incarico, facilitò i piani e incoraggiò le audacie del giovine generale suo conterraneo. Di lì a poco, fece parte del Consiglio dei Cinquecento; ma dopo il colpo di stato del 18 brumaio, essendo rimasto fedele ai principî repubblicani, venne compreso nelle liste di proscrizione. Ne fu subito cancellato dal primo Console, che, avendo già potuto apprezzare la sua capacità, gli affidò varî incarichi. Così, dopo una breve missione in Corsica, fu nominato ministro plenipotenziario a Lucca, dove fece adottare una nuova costituzione politica e, successivamente, ambasciatore francese a Genova, dove cooperò in modo efficace a che fosse dichiarata l'annessione del territorio ligure alla Francia. Nel 1806 passò a Napoli come ministro della Polizia e della Guerra, presso re Giuseppe Bonaparte, e non rifuggì allora dai più gravi rigori per combattere le insurrezioni popolari fomentate dagl'Inglesi. Non mantenuto nell'alto ufficio all'avvento di re Gioacchino Murat, si recò a Parigi per lagnarsene con Napoleone che lo rimandò a Napoli per sorvegliare il re per sostenere, d'accordo con la regina, il partito francese. Poco dopo passò a Roma come membro della Consulta incaricata di prendere possesso della città; ma, appena gli giunse notizia dell'avanzata degli Anglo-Siculi, tornò sollecitamente a Napoli e diede prova, ancora una volta, di grande energia, per porre in assetto di difesa la città e per superare la crisi alla quale pose termine la vittoria di Wagram. Morì quasi improvvisamente, dopo un pranzo che gli era stato offerto dal Maghella, suo successore nel Ministero di polizia, e corse voce di veleno.
O. F. Renucci, Storia di Corsica, Bastia 1834; J. Rambaud, Naples sous Joseph Bonaparte (1806-08), Parigi 1911; C. De Nicola, Diario napoletano dal 1798 al 1825, Napoli 1906; A. Ambrosi, Saliceti après la réaction thermidorienne, in Bullettin de la Société des sciences hist. et. nat. de la Corse, XLIV (1924), pp. 207-232; E. Franceschini, Saliceti et Napoléon, in Revue des études napoléoniennes, settembre 1930.