MORETTI, Cristoforo
MORETTI, Cristoforo. – Figlio di Giacomo, nacque a Cremona verosimilmente intorno al terzo decennio del XV secolo.
Il suo nome compare per la prima volta nel 1451 nei Libri mastri Borromeo, dove risultano menzionati un debito risalente al 1450 e vari crediti (Biscaro, 1914; Natale, 1982, p. 68 nn. 2-4; Colombari, 1993, p. 466), alcuni relativi all’esecuzione di barde da cavallo, di uno specchio e di una Maestà per la sorella di Galeazzo Mantegazza (Buganza, 2008). In una lettera datata 12 luglio 1452 e firmata «Christoforus de Moretis de Cremona pictor prope officium Bulletarum Medionali», l’artista si rese disponibile a dipingere per il duca di Milano Francesco Sforza selle e gualdrappe per cavalli (Caffi, 1879, pp. 569 s.; Malaguzzi Valeri, 1902, p. 81). In questo stesso anno eseguì due carte dipinte raffiguranti Armigeri pedestri ed equestri destinate alle bussole del duomo di Milano (Gatti Perer, 1987, p. 236; Colombari, 1993, p. 466; Longoni, 1998, p. 84). Il 4 maggio 1453 ricevette la somma di 109 ducati «per rasone de le barde che altra volta facemo fare et donassemo alla sacra maestà del Serenissimo Imperatore, item de havere ducati quatro per le barde del cane» (Malaguzzi Valeri, 1902, p. 82). Risulta citato in un ulteriore documento del 19 dicembre 1455 (ibid.). Al 15 luglio 1457 risale la procura con la quale il collega Giovanni Montorfano nominò la madre Margherita e la moglie Battistina assieme a Raimondo degli Scaranasii e Beltramino Carrerio perché «si termini ogni dritto che rimanesse per sue fatiche con Cristoforo de’ Moretti pittore cremonese» (Alizeri, 1870, p. 275), notizia che ha fatto erroneamente ipotizzare una possibile attività in Liguria dell’artista (Baroni - Samek Ludovici, 1952, p. 77). Dell’8 ottobre 1460 è una nota del duca di Milano con la quale intercedeva a favore di Moretti per il pagamento di alcuni lavori realizzati a Cremona (Malaguzzi Valeri, 1902, pp. 82 s.). Il 21 ottobre del medesimo anno il pittore ricevette un pagamento di lire sedici «pro pictura camere in qua habitat dominus Cichus ducalis secretarium in curia» (ibid., p. 83; Caffi, 1879, p. 571). Nel 1461 sembra aver lavorato con Costantino da Vaprio e Bonifacio Bembo per la corte di Milano (Baroni - Samek Ludovici, 1952, p. 104 n. 21). Nel 1462 venne bandito da Milano in quanto accusato di aver scritto lettere diffamatorie nei confronti della moglie del medico Cristoforo da Soncino (Motta, 1895; Malaguzzi Valeri, 1902, p. 83; Colombari, 1993, p. 466). Risalgono a questo momento alcune suppliche al duca di Milano (Malaguzzi Valeri, 1902, p. 83). Il 14 agosto 1462 delegò la moglie nominando alcuni procuratori per la gestione dei suoi beni (Longoni, 1998, p. 85: al quale si rimanda per ulteriori documenti riguardanti gli interessi dell’artista).
Dal 1463 il pittore risulta attivo a Torino, dove, sino al 1465, dipinse stemmi e realizzò affreschi nella parte superiore della torre comunale della città (Gabrielli, 1934; Baroni - Samek Ludovici, 1952, p. 77). Una lettera indirizzata al duca di Milano e datata 8 gennaio 1467 rivela che in quell’anno era intento a dipingere su commissione del marchese di Monferrato una cappella ubicata nel castello di Casale (Caffi, 1879, pp. 568 s.; Gabrielli, 1934, pp. 448 s.; Baroni - Samek Ludovici, 1952, p. 77), territorio dove sembra aver stabilito la propria residenza (Natale, 1982, p. 69 nn. 2-4). Il 20 gennaio 1469 ricevette la revoca dall’esilio da parte del duca di Milano su intercessione del marchese di Monferrato (Malaguzzi Valeri, 1902, p. 83). Da una missiva del 31 dicembre 1470 si apprende che a Vercelli aveva dipinto una maestà «et una capella principiata» nella locale chiesa intitolata a S. Marco, rendendosi nel contempo disponibile per la realizzazione di opere per il duca di Milano (ibid., p. 84; Baroni - Samek Ludovici, 1952, pp. 77 s.). Il 5 settembre 1472 accettò di eseguire per 20 ducati una pala d’altare destinata alla chiesa di S. Bernardo di Vercelli (Colombo, 1883; Malaguzzi Valeri, 1902, p. 85). Nello stesso anno la critica riporta la notizia dell’intervento di Moretti quale perito, assieme a Vincenzo Foppa e a Battista Montorfano, per gli affreschi di Stefano de’ Fedeli nel castello di Milano (Beltrami, 1884; Malaguzzi Valeri, 1902, p. 84; Baroni - Samek Ludovici, 1952, pp. 78, 104). Il 17 luglio 1473 «Magistro Cristoforo di Moretti» viene citato in un documento inviato al duca Galeazzo Maria Sforza con il quale furono stimati i lavori realizzati in corrispondenza della cappella inferiore di questo stesso edificio. In un atto successivo al dicembre dello stesso anno riguardante una supplica da parte del pittore Stefano de’ Fedeli per il pagamento degli affreschi dipinti nelle due cappelle del castello, viene nominato tra gli artisti che avevano visionato i lavori (Leydi, 2003). Il 30 gennaio 1474 «Cristoforo da Milano pittore», identificato con Cristoforo Moretti «che divenne in quell’epoca cittadino milanese», fu invitato dal duca a recarsi a Pavia (Malaguzzi Valeri, 1902, p. 85).
Il 22 dicembre 1474, in un documento redatto a Vercelli, Moretti nominò come procuratore un certo Giovanni di Pietro da Cabalianca (Baroni - Samek Ludovici, 1952, p. 78). Il nome del pittore compare ancora in alcune lettere del 22 gennaio, 5 febbraio e 15 agosto 1475 che lo vedono coinvolto in varie vertenze (Malaguzzi Valeri, 1902, p. 85), mentre l’anno seguente ottenne dal duca un salvacondotto. Malaguzzi Valeri ricorda inoltre la sua presenza in rogiti del 19 luglio 1457, 5 ottobre 1470, 16 marzo 1475, 8 ottobre 1485 – giorno in cui, a Pavia, il pittore è indicato quale creditore di un libraio – atti che «provano le sue buone condizioni finanziarie» (Natale, 1982, p. 69 nn. 2-4). Lo storico menziona inoltre tre ulteriori documenti privi di data: una supplica indirizzata al duca di Milano per la realizzazione di un palco, una lettera al segretario ducale Cicco Simonetta, dalla quale si apprende che Moretti disponeva di discepoli, nonché un’ulteriore supplica alla duchessa (Malaguzzi Valeri, 1902, p. 86). Secondo alcuni studiosi il primo documento sopra citato potrebbe risalire al 1495 (Schede Vesme, 1982; Gatti Perer, 1987, p. 240; Longoni, 1998, p. 86), data che costituirebbe nel caso la testimonianza più estrema della vita dell’artista.
L’unica opera firmata appartenente al catalogo di Moretti è il trittico proveniente dalla cappella di S. Aquilino in S. Lorenzo a Milano (Longhi, 1928).
È composto dalla tavola centrale raffigurante la Madonna in trono e il Bambino (Milano, Museo Poldi Pezzoli), recante l’iscrizione «opus/xpori/de moretis/de cre[m]o[n]a», da due scomparti laterali con S. Lorenzo e S. Genesio (Milano, Museo Poldi Pezzoli), e da un segmento di predella con S. Genesio venerato da devoti e due santi del Museo civico di Bologna (Bandera, 1997). A questo insieme è stata affiancato (Natale, 1982; 1988A) un frammento di uno scomparto con S. Lucia (Firenze, Fondazione di studi di storia dell’arte Roberto Longhi), proposta non accettata in modo unanime dalla critica pur confermando l’attribuzione della tavola fiorentina al pennello di Moretti (Algeri). Secondo la ricostruzione dell’ancona fornita dalla critica (Bandera, 2007), risulterebbe mancare ancora lo scomparto con S. Pietro martire inserito all’estrema sinistra (Natale, 1988B), oltre alle restanti parti della predella. È stata proposta per la pala d’altare proveniente da S. Lorenzo una collocazione cronologica negli anni Sessanta del XV secolo (Gatti Perer, 1987, p. 214).
Sono stati attribuiti all’artista gli affreschi del catino absidale della chiesa di S. Margherita di Casatenovo (ibid.; Longoni, 1998) e le raffigurazioni quattrocentesche presenti nella chiesa di S. Siro alla Vespra a Milano (Bandera Bistoletti, 1987), oltre ad alcune opere su tavola, mentre ulteriori testimonianze sono state espunte dal suo catalogo (Natale, 1982; 1988B). Morelli segnalò la presenza nella collezione Frua di Milano di una Madonna col Bambino recante la firma di Moretti (Natale, 1982, p. 70 nn. 2-4), mentre una tavola di analogo soggetto, di ubicazione sconosciuta, gli è stata recentemente riferita da Stefania Buganza (2008, p. 166). È stata proposta l’ipotesi della presenza del pittore, in giovane età, nell’esecuzione delle miniature che decorano il codice membranaceo della Constitutio (Milano, Pinacoteca Ambrosiana) proveniente dalla biblioteca del cardinale Francesco Pizolpasso (Boskovits, 1988; Bandera Bistoletti, 1988; Passoni, 2004).
Non si conoscono il luogo e la data di morte da collocarsi, probabilmente, entro gli ultimi anni del XV secolo.
Fonti e Bibl.: G.P. Lomazzo, Trattato dell’arte della pittura, scultura ed architettura (1584), a cura di R.P. Ciardi, Firenze 1974, pp. 353 s.; G. Allegranza, Spiegazione e riflessione sopra alcuni sacri monumenti antichi di Milano, Milano 1757, p. 4; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, I, Genova 1870, pp. 275 s.; M. Caffi, Arte e dolori, in Archivio storico lombardo, VI (1879), pp. 569- 571; G. Colombo, Documenti e notizie intorno agli artisti vercellesi, Vercelli 1883, pp. 353 s.; L. Beltrami, Il castello di Milano, Milano 1884, p. 283; E. Motta, L’Università dei pittori milanesi nel 1481, in Archivio storico lombardo, XXII (1895), p. 420; F. Malaguzzi Valeri, Pittori lombardi del Quattrocento, Milano 1902, pp. 81-88, 92 s., 98 s., 227; P. Toesca, La pittura e la miniatura nella Lombardia dai più antichi monumenti alla metà del Quattrocento (1912), Torino 1966, pp. 227 s.; G. Biscaro, Note di storia dell’arte e della cultura a Milano dai libri mastri Borromeo 1427- 1478, in Archivio storico lombardo, XLI (1914), p. 88; R. Longhi, «Me pinxit» II. I resti del polittico di C. M. già in S. Aquilino di Milano, in Pinacotheca, I (1928), 2, pp. 75-79; N. Gabrielli, La pittura di Crea, in Bollettino storico-bibliografico subalpino, XXXVI (1934), pp. 448 s.; C. Baroni - S. Samek Ludovici, La pittura lombarda del Quattrocento, Messina 1952, pp. 73-78; F. Mazzini, C. M., in Arte lombarda dai Visconti agli Sforza (catal.), Milano 1958, pp. 71 s.; Id., C. M., in Arte lombarda dai Visconti agli Sforza, Milano 1959, p. 64; M. Natale, in Museo Poldi Pezzoli. Dipinti, Milano 1982, pp. 67-70 nn. 2-4 (con bibl.); Schede Vesme. L’arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, IV, Torino 1982, p. 1503; G. Algeri, La pittura in Lombardia nel primo Quattrocento, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, Milano 1987, I, pp. 64, 71 n. 33; II, p. 713 (con bibl.); S. Bandera Bistoletti, Gli affreschi quattrocenteschi di S. Siro alla Vepra, in Arte cristiana, n.s., LXXV (1987), pp. 33-46; M.L. Gatti Perer, Il Maestro di Casatenovo, C. M. e l’Umanesimo lombardo, in Masolino, Castiglione Olona e la Lombardia, in Arte lombarda, LXXX-LXXXII (1987), pp. 207-249; M. Boskovits, Arte lombarda del primo Quattrocento: un riesame, in Arte in Lombardia tra Gotico e Rinascimento (catal.), Milano 1988, p. 43; S. Bandera Bistoletti, ibid., pp. 150 s. n. 31; M. Natale, ibid., [1988A], pp. 160-163, n. 37; Id., in Pinacoteca di Brera. Scuola lombarda e piemontese 1300-1535, Milano 1988B, pp. 363-366 nn. 164 s.; L. Baini, Milano 1400-1470, in La pittura in Lombardia. Il Quattrocento, Milano 1993, p. 21; S. Colombari, M. C., ibid., pp. 466 s.; S. Bandera, in Pittura a Milano dall’Alto Medioevo al Tardogotico, a cura di M. Gregori, Milano 1997, pp. 240 s.; V. Longoni, Umanesimo e Rinascimento in Brianza. Studi sul patrimonio culturale, Milano 1998, pp. 84-92; E. Samuels Welch, in The Dictionary of art, XII, London-New York 1996, pp. 104 s.; S. Bandera, C. M., in Pittura a Milano dall’Alto Medioevo al Tardogotico, a cura di M. Gregori, Milano 1997, p. 240; S. Leydi, Regesto dei documenti, in Vincenzo Foppa (catal., Brescia), a cura di G. Agosti - M. Natale - G. Romano, Milano 2003, pp. 303 s. nn. 25, 27; M.C. Passoni, in Dizionario biografico dei miniatori italiani, a cura di M. Bollati, Milano 2004, pp. 801-807; S. Bandera, in La collezione di Roberto Longhi dal Duecento a Caravaggio a Morandi (catal., Alba), a cura di M. Gregori - G. Romano, Savigliano 2007, pp. 84 s., n. 12; S. Buganza, Palazzo Borromeo, Milano 2008, pp. 78, 148, 165 s., 190, 192, 354 s.