GASPERI, Cristoforo (Cristofano)
Figlio di Francesco, nacque a Magione, nella diocesi di Perugia, il 27 nov. 1716: tale data si deduce dalla biografia redatta dall'Orsini che lo ricorda morto "il dì 13 febbraio 1804 in età di anni 87, mesi 2 e giorni 16" (1806, p. 92). Assente dal Registro dello stato delle anime di Magione già nel 1737, a questa data il G. doveva aver cominciato il proprio alunnato a Perugia presso il pittore Giacinto Boccanera. Qualche anno dopo, grazie all'appoggio del vescovo della città R. Ferniani che gli garantì un sussidio, l'artista si trasferì a Roma presso lo studio del pittore Agostino Masucci. Qui il G. si dedicò allo studio assiduo della scultura classica e dei grandi maestri del Cinque e Seicento, in particolare delle statue antiche conservate nel cortile del Belvedere, degli affreschi di Raffaello nelle Stanze Vaticane e di quelli dei Carracci nella galleria di palazzo Farnese. Non si conosce esattamente la durata del soggiorno romano del G. che forse si prolungò, a più riprese, per circa dieci anni. Dall'Orsini (ibid., p. 88), giunto a Roma nel 1751 per compiere anch'egli un alunnato presso il Masucci, sappiamo che a questa data il G. era ancora in città.
Una delle prime opere eseguite dal G. a Roma è il dipinto per l'altare maggiore della chiesa perugina di S. Angelo a Porta Eburnea raffigurante i Ss. Michele Arcangelo, Orsola e Francesco di Sales. L'opera, sostituita nel 1800 da una tela con S. Michele di D. Garbi, fu rimessa nella originaria collocazione nel 1813. A questo stesso periodo romano risalgono anche la tela raffigurante La Vergine con il Bambino tra le ss. Lucia e Apollonia, realizzata dall'artista nel 1745 (Siepi, p. 734) per la medesima chiesa, e, probabilmente, i "piccoli quadrilunghi" segnalati in sagrestia dal Siepi con i Ss. Mauro, Liborio, Luigi Gonzaga, Andrea Avellino (ubicazione ignota), insieme con altri quattro, di soggetto ignoto, "che sono nelle camere parrocchiali" (p. 736). Influenzato dall'opera del Masucci appare anche il dipinto con La Madonna, s. Orsola e le vergini di cui rimane traccia nel bozzetto conservato attualmente nella Pinacoteca comunale di Deruta. Dall'Orsini sappiamo inoltre che tale "abbozzetto… del quadro di S. Orsola" (1806, p. 90) fu donato dal G. alla famiglia Pascoli con la quale era entrato in rapporti d'amicizia fin dall'epoca del suo soggiorno romano. In particolare, il legame con Celso Pascoli, fratello del più celebre Lione, fruttò al pittore l'ospitalità nella casa della famiglia a Perugia dove eseguì anche i ritratti delle loro sorelle Settimia e Chiara. Sempre a Perugia, il G. realizzò altri ritratti, tra i quali quello del suo protettore monsignor Ferniani e del professore di eloquenza G. Garzi.
La produzione pittorica del G. non si mosse mai da un ambito territoriale in prevalenza locale. Nella Guida… per l'augusta città di Perugia dell'Orsini, pubblicata nel 1784, sono ricordate numerose opere del G. presenti nelle chiese della città o dei suoi sobborghi la cui esecuzione va pertanto circoscritta in un periodo anteriore a questa opera.
Nella chiesa della Compagnia della Morte, ai lati dell'altare del Crocefisso, l'Orsini segnala due quadri, ancora in loco, raffiguranti S. Francesco d'Assisi a cui l'angelo presenta l'ampolla d'acqua e S. Vincenzo Ferreri che predica al popolo; e nella chiesa di S. Maria del Colle (ora auditorio mariano), i dipinti, che nel 1806 gli sarebbero apparsi "per ragione della imprimitura della tela… alquanto oscurati" (p. 92), raffiguranti la Natività di Gesù, la Natività della Vergine, la Comunione di s. Pietro, la Discesa dello Spirito Santo, Crocefissione con le Marie e la Madonna del Colle sull'altare maggiore (l'unica opera della quale non si ha più traccia è la Crocefissione). La tela ricordata nella chiesa di S. Francesco al Monte Ripido con La Madonna e i ss. Maria Maddalena, Domenico e Francesco risulta essere ora di ubicazione ignota.
Sempre a Perugia, il G. dipinse nel 1788, nella chiesa di S. Spirito, in occasione della beatificazione dei salesiani Gaspare da Valenza e Leonardo de Longobardis, La Trinità contemplata da s. Francesco di Sales benedicente fiancheggiato dai duebeati salesiani; e due anni dopo, nel 1790, per la Congregazione di S. Filippo Neri, la tela con ventiquattro ritratti di uomini illustri (Siepi, p. 871: ubicazione ignota).
Conscio di aver "acquistato non leggier merito nella professione" (Orsini, 1806, p. 90), il G. difese strenuamente la propria arte ritenendo che le sue capacità non fossero pienamente riconosciute dal mondo accademico del suo tempo. Nel 1791, dopo aver rivendicato la direzione dell'Accademia di belle arti di Perugia, il G. presentò un promemoria, insieme con altri pittori, contro il metodo di insegnamento dell'architettura, della geometria e della prospettiva adottato dall'Orsini nella risorta Accademia di belle arti e lo trasformò nello stesso anno in esposto. L'accusato si difese e ottenne l'approvazione della Congregazione del Buon Governo (Toscano, 1973, in Orsini, 1784 p. XCVII). Nonostante questo episodio, l'8 maggio 1797 il G. fu nominato dall'Orsini accademico di merito. In questo stesso anno Perugia fu occupata dai Francesi, e al G. venne affidato l'ingrato incarico di scegliere le opere da trasferire in Francia (per tale lavoro rifiutò qualsiasi tipo di compenso).
Tra le opere del G. sono ancora da ricordare a Perugia, nella chiesa di S. Angelo a Porta S. Angelo (Siepi, p. 222), la Ss. Trinità con le anime purganti e la chiesa di S. Angelo sullo sfondo, oggi nella sagrestia; a Montone, presso Gubbio, per il soffitto della collegiata, l'olio con L'Assunta portata in cielo dagli angeli, e, per l'altare maggiore, la tela con I dottori della Chiesa; a Todi, nel convento delle monache Lucrezie, il quadro con La Vergine e i ss. Apollinare e Niccolò. Di tali opere, segnalate dall'Orsini (1806, p. 91), non si conosce più l'ubicazione. Nella chiesa parrocchiale di Morcella (frazione di Marsciano) si trova, invece, l'Immacolata Concezione tra due santi, opera, segnalata da Caruso, ma taciuta dalle fonti.
Il G. morì a Perugia il 13 febbr. 1804, e fu sepolto nella chiesa parrocchiale di S. Cristoforo.
Fonti e Bibl.: Perugia, Archivio arcivescovile, Stati delle anime di Magione, anno 1737: 5605-1737, f. 245, c. 14r; Ibid., Biblioteca Augusta, Lascito Brizi, Famiglie perugine, 1552, vol. 5, c. 113r; Ibid., Miscell. Mariotti, Memorie Accademia del disegno dell'anno 1797, 1712, c. 68r; A. Marabottini, Introduzione, in L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori ed architetti moderni (1730-36), ed. critica dedicata a V. Martinelli, Perugia 1992, pp. 25-27, 29, 33; B. Orsini, Guida al forestiere per l'augusta città di Perugia (1784), a cura di B. Toscano, Treviso 1973, pp. XCVII, 52, 162, 255, 340 s.; Id., Memoria de' pittori perugini del secolo XVIII… nell'anno 1802, Perugia 1806, pp. 88-92; S. Siepi, Descrizione tipologico istorica della città di Perugia, Perugia 1822, pp. 222, 275, 474, 540, 734, 736, 871; L. Bonazzi, Storia di Perugia, II, Perugia 1875, p. 351; Documenti sulle requisizioni dei quadri fatte a Perugia dalla Francia ai tempi della Repubblica e dell'Impero, in Giornale di erudizione artistica, V (1876), pp. 242 s.; A. Lupattelli - G. Fornaci, C. G. di Magione, pittore del XVIII secolo, Perugia 1890, pp. 9-12; A. Lupattelli, Storia della pittura… dal Risorgimento sino ai giorni nostri in Perugia, Foligno 1895, p. 79; G. Boccolini, La raccolta di Lione Pascoli nella Pinacoteca comunale di Deruta, in Rivista del R. Istituto di archeologia e storia dell'arte, VIII (1941), p. 136; F. Santi, La quadreria di Lione Pascoli, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria, LXXIII (1976), pp. 274, 279; Perugia, a cura di M. Montella, Perugia 1993, p. 29; C. Zappia, Museo dell'Accademia di belle arti di Perugia, Perugia 1995, p. 23; P. Caruso, Marsciano e le sue frazioni…, Perugia 1996, p. 9; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 231.