FOSCHI, Cristoforo
Non si conosce la data di nascita di questo architetto marchigiano figlio di Biagio, attivo tra il 1434 e il 1463 e originario di Montegiano di Mombaroccio presso Pesaro (Volpe, 1989, a cui si rimanda se non diversamente indicato).
Al 1434 risale un documento notarile che attesta la sua presenza a Fano. Un altro documento, a conferma del precedente, attesta che nell'ottobre di quell'anno gli venne conferita la cittadinanza fanese. La prima notizia riguardante l'attività professionale del F. risale al 1435 allorché ricevette un pagamento per alcuni lavori eseguiti in un albergo di Fano. Nel febbraio del 1436 si ha poi notizia dell'acquisto di una prima abitazione a Fano "in contrada S. Antonii". Nel 1437 sono documentati i primi lavori del F. per i Malatesta, signori di Rimini, nella "torre nova dala Sacca", eretta a difesa di alcuni importanti mulini sul fiume Metauro. L'anno successivo, subito prima che Filippo Brunelleschi compisse i sopralluoghi alle architetture malatestiane, ai quali probabilmente prese parte anche il F., questi era operante nella rocca di Castel Sismondo a Rimini (Petrini, 1980) insieme con Matteo Nuti. Tra il 1440 e il 1444 il F. fu tra gli architetti addetti alla ristrutturazione della corte malatestiana di Fano, rinnovata in forme rinascimentali per espresso ordine di Sigismondo Pandolfo Malatesta.
Nel 1444 il F. comunicò al Malatesta di esser stato imprigionato dagli abitanti di Mombaroccio che gli volevano estorcere le informazioni necessarie per espugnare la rocca di Montegiano da consegnare agli Sforzeschi, ma di aver resistito alle pressioni per nove giorni senza cedere e che, alla fine, era stato liberato dietro pagamento di un riscatto. Il Malatesta, riconoscente per la fedeltà dimostrata, lo ricompensò con un mulino, un orto, una casa e due appezzamenti di terreno, come testimonia un atto di donazione conservato presso l'Archivio di Stato di Pesaro (Capalozza, 1980).
Per alcuni anni i documenti tacciono sull'attività del Foschi.
Dal 1449, data in cui un "Christoforus Foschi de Ripalta" è menzionato come creditore di Matteo e Giovanni Nuti, la vicenda critica di "Christoforus quondam Blaxii Fuschi" sembra intrecciarsi con quella di un "muratore" pressoché omonimo. Restando incerta allo stato attuale delle conoscenze la possibilità di definire con assoluta sicurezza l'attività riferibile al F., occorre rilevare come il Volpe (1989) gli riferisca senza alcun dubbio una serie di documenti relativi a un "Christoforus Foschi Dominici de Ripalta". Vari elementi suggeriscono invece la necessità di distinguere le due figure. Cristoforo di Fosco Dominici viene infatti definito in un documento del 25 maggio 1449 "olim discipulo ipsius Mathei [Nuti]". Poiché però il F. a quella data era chiamato "Magister" già da quindici anni, ovvero dal 1434, e poiché sappiamo che già nel 1437 aveva lavorato con Matteo Nuti senza essergli sottoposto ma ricevendo un eguale compenso, la menzione di tale rapporto di discepolato non sembra coerente con il ruolo del Foschi. Questi inoltre, a ulteriore e diretta conferma dell'esatto suo patronimico, nel 1444 si firma "Christofano de Biaxe", mentre un documento del 1451 definisce Cristoforo di Ripalta figlio "Fuschi Dominici"; per di più "Biaxe" risulta già morto nel 1435 mentre il padre di Cristoforo di Ripalta, Domenico, era sicuramente vivente nel 1451.
Nel 1449, a ogni modo, un documento notarile, nel riferire su alcune vicende inerenti una controversia edilizia, fornisce la notizia dell'esistenza di un'abitazione a Fano, "extra portam maiorem", realizzata da Matteo Nuti e dal Foschi. Nel 1454 il F. era presente a Senigallia, dove un pagamento reca testimonianza di alcuni suoi lavori, forse da collegare con il rimaneggiamento delle fortificazioni della città.
Le successive notizie sull'attività del F. risalgono ad alcuni anni dopo e cioè al 1458-60, quando lo troviamo impegnato nella costruzione del Tempio Malatestiano a Rimini, progettato da Leon Battista Alberti ed eseguito sotto la direzione di Matteo de' Pasti. Nel giugno 1460 il F. ricevette da Sigismondo Pandolfo Malatesta un pagamento per i lavori eseguiti "in fabrica cappellarum Sancti Francisci". Il suo coinvolgimento nella realizzazione del monumento albertiano dovette essere di una certa consistenza se il compenso per la sua opera venne stimato intorno alla ragguardevole somma di 100 ducati (Grigioni, 1908). Lo stesso Malatesta, a conferma del rilievo dell'intervento del F. e della considerazione di cui dovette godere nella corte, con un atto del marzo 1458 gli aveva concesso un salvacondotto doganale qualificandolo come "uno de li fabricatori de le mie capelle de Arimino". Tra il 1460 e il 1462 il F. era di nuovo attivo nella progettazione e costruzione delle fortificazioni malatestiane, in un primo momento probabilmente a Cesena e in seguito, dall'ottobre del 1461, a Fano.
L'ultimo documento che reca testimonianza della sua attività risale al maggio 1463, quando fu inviato dal Malatesta da Rimini a Fano al fine di controllare le fortificazioni e "videre ubi bombarde possunt ferire". Pochi mesi dopo Federico da Montefeltro avrebbe conquistato Fano e posto definitivamente fine al dominio dei Malatesta su Rimini e sul suo entroterra.
Fonti e Bibl.: C. Grigioni, I costruttori del Tempio Malatestiano in Rimini, in Rass. bibliografica dell'arte italiana, XI (1908), 11-12, p. 200; Id., Nuovi doc. intorno a C. F. architetto del XV sec., in Arte e storia, XXIX (1910), 3, pp. 79 s.; G. Ballardini, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, Leipzig 1916, p. 235; C. Ricci, Il Tempio Malatestiano, Milano 1924, pp. 66-68, 224; P.G. Pasini, in Sigismondo Pandolfo Malatesta e il suo tempo (catal.), Vicenza 1970, p. 226; G. Petrini, in F. Brunelleschi. La sua opera e il suo tempo, Firenze 1980, II, pp. 976, 978; G. Capalozza, Sopraffazione e riparazione in un documento malatestiano inedito del 1444, in Fano. Supplemento al Notiziario…, 1980, pp. 65-67; P.G. Pasini, I Malatesta e l'arte, Cinisello Balsamo 1983, pp. 120-122; G. Conti, La biblioteca malatestiana di Cesena e l'orizzonte culturale albertiano, in Romagna: arte e storia, III (1983), 8, p. 31; G. Volpe, Matteo Nuti un architetto dimenticato del Quattrocento italiano, ibid., IV (1984), 10, pp. 6, 8; Castel Sismondo e Sigismondo Pandolfo Malatesta, a cura di C. Tomasini Pietramellara - A. Turchini, Rimini 1985, p. 200; G. Volpe, M. Nuti architetto dei Malatesta, Venezia 1989, ad Indicem; Id., Per una biografia di C. F., in Nuovi Studi fanesi, IV (1989), 4, pp. 73-97; Diz. storico-biografico dei marchigiani, a cura di G.M. Claudi - L. Latri, Ancona-Bologna 1992, p. 260.