CRISTOFORO (Cristofano) di Paolo
Il primo dato biografico finora noto relativo a quest'orafo fiorentino consiste nella sua immatricolazione all'arte della seta, avvenuta il 9 marzo 1367 stile moderno (e non 1373, come in Brunetti, 1970, p. 223); in essa egli risulta figlio di un altro orafo (Paolo di Lapo, a sua volta immatricolatosi il 6 maggio 1365) ed abitante nel quartiere di S. Maria Novella (popolo di S. Paolo), come confermato nel febbraio del 1381 st. m. dalle liste per l'estrazione dei rappresentanti delle arti maggiori, in cui appunto C. compare (Delizie d. erud. toscani, 1783). Se già nell'ottobre del 1367 C. faceva parte di una delle commissioni chiamate a scegliere tra due progetti presentati per continuare la Fabbrica di S. Maria del Fiore (Guasti, 1887), per vederlo concretamente impegnato nel suo mestiere bisogna attendere il 1377: si tratta dell'anno in cui, con Betto di Geri e Michele di Monte, ricevette un primo pagamento di ben 400 fiorini per mano d'opera e argento impiegati nel dossale del battistero di Firenze. Ma C. continuò a lavorare per simile straordinario prodotto d'oreficeria anche negli anni successivi: da solo riscosse 100 fiorini il 30 marzo 1387, 2 fiorini, 1 lira e 18 soldi (e non 2 fiorini e 18 lire come di solito si afferma) nel 1401, 7 lire e 13 soldi nel 1410 (quest'ultima cifra per "racconciature"). Un ulteriore dato documentario, anch'esso collegato all'attività di orafi per arredi preziosi del S. Giovanni fiorentino, conferma come relativa a C. la notizia che nel dicembre del 1394 l'Opera di S. Iacopo di Pistoia spese certe somme per dare ospitalità ad alcuni orafi venuti da Firenze per lavorare all'altare del santo patrono; tra questi artefici si nominano un "Machteo" ed un "Xristofano" (che anzi arrivò portando un disegno per il dossale); non si precisano però affatto i loro patronimici, lasciando così adito a varie congetture, visto che sappiamo attivi nel medesimo giro di anni più orafi fiorentini caratterizzati da quei nomi di battesimo (cfr. Bacci, 1905 e 1906). Ma nel 1402-03, in occasione di un pagamento per una croce da porsi sull'altare di S. Giovanni, viene nominato "Matteo di Lorenzo orafo, come maestro di Christofano" (cfr. Frey, 1911, p. 368): quest'ultimo è senza dubbio C., proprio allora al lavoro per il battistero, ed è ragionevole pensare che la coppia di artefici sia la stessa ricordata dal documento pistoiese.
Alla sicura partecipazione di C. a due delle massime imprese artistiche fiorentine fra Tre e Quattrocento, quali gli altari di S. Iacopo a Pistoia e di S. Giovanni a Firenze, non sembra, almeno per ora, corrispondere una concreta possibilità di individuarne e precisarne i caratteri stilistici; mancando termini di confronto, non rappresentano niente più che ipotesi le proposte della critica - rinnovatesi nel tempo - di riconoscere la mano di C. nelle storie fiorentine con S. Giovanni che battezza Cristo, S. Giovanni che predica, S. Giovanni che è visitato da Gesù e - soprattutto - S. Giovanni che parte per il deserto (ora rispettivamente la II, la IV, la I e la III dall'alto della metà sinistra del dossale); per non parlare di quella relativa alla nicchia centrale dello stesso monumento - smentita da recenti scoperte documentarie (che parlano invece di Tommaso Ghiberti e Matteo di Giovanni: cfr. Brunetti, 1970, p. 217; M. Mendes Atanasio, Documenti inediti..., in Commentari, XIV[1963], pp. 953 99 doc. II n. 8, 100 n. 16; 102 doc. III n. 7) - e, forse, scaturita per analogia con l'altra ipotesi che a C. si debba il disegno della nicchia centrale di Pistoia, proprio nel dicembre del 1394 (epoca della presenza dell'artefice in tale città) data ad eseguire agli orafi Nofri di Buto e Atto di Piero Braccini (cfr. Brunetti, 1970). Sembra comunque - specie sulla base dell'anticipata data della matricola -che il ruolo di C., almeno nell'altare fiorentino, vada rivalutato e riconsiderato, anche in rapporto a Betto di Geri e Leonardo di ser Giovanni, ritenuti i principali responsabili di esso.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Arti, Por Santa Maria, n. 7, cc. 38v, 156r; A. F. Gori, Monumenta sacrae vetustatis insignia Basilicae Baptisterii Florentini, Florentiae 1756, p. 310; G. Richa, Notizie istor. delle chiese fiorentine, V, Firenze 1757, p. XXXI; Delizie degli eruditi toscani, XVI(1783), p. 196; J. Labarte, Histoire des arts industriels, I, Paris 1864, pp. 484 ss., 488 s.; F. A. Gruyer, Les oeuvres d'art de la Renaissance ital. au temple de Saint Jean, Paris 1875, pp. 76 ss., 82 s., 95, 97, 99; G. Milanesi, in G. Vasari, Le Vite ...., III, Firenze 1878, p. 288 n. 1; O. Darcel, Orfèvrerie florentine. Les autels de Pistoia et de Florence, in Gaz. des Beaux-Arts, XXV(1883), p. 30; G. B. Befani, Mem. stor. dell'antichissima basilica di S. Giovanni Battista di Firenze, Firenze 1884, p. 67; C. Guasti, S. Maria del Fiore. La costruz. della chiesa e del campanile, Firenze 1887, p. 205; Catal. del Museo di S. Maria del Fiore, Firenze 1891, pp. 23 ss.; F. Franceschini, Il dossale d'argento del tempio di S. Giovanni in Firenze, Firenze 1894, pp. 17 s., n. 1, (cfr. recens. di C. von Fabriczy, in Arch. stor. d. arte, s. 2, 1 [1895], p. 470); E. Molinier, Histoire génér. des arts appliqués à l'industrie, IV, Paris 1896, p. 254; M. Reymond, La sculpture florentine, 1, Florence 1897, p. 208; G. Poggi, Catal. del Museo dell'Opera del duomo, Firenze 1904, pp. 45, 47, 66 s.; P. Bacci, Gli orafi fiorentini e il 2° riordin. dell'altare d'argento di S. Iacopo (docc. 1394-1444) in Bull. stor. pist., VII(1905), pp. 98 s., 109 s.; Id., Gli orafi fiorent. e il secondo riordinam. dell'altare d'argento di S. Iacopo (docc. 1374-1444), s. l. nè d. [ma 1906?], pp. 4 s., 16; A. Venturi, Storia dell'arte ital., IV, Milano 1906, p. 953; P. Bacci, Docum. toscani per la storia d. arte, I, Firenze 1910, p. 151; K. Frey, in G. Vasari, Le Vite ..., I, München 1911, pp. 367 s.; C. G. E. Bunt, Die silberne Altarfront des Baptisteriums in Florenz, in Pantheon, V (1930), pp. 221, 225; Id., Der Silberaltar des Doms in Pistoia, ibid., XII(1933), p. 258; W. e E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, II, Frankfurt a. M. 1941, p. 209; P. Toesca, Il Trecento, Torino 1951, pp. 346, 904; A. Lipinsky, Das Antependium des Baptisteriums zu Florenz, in Das Münster, IX (1956), pp. 133, 135; E. Steingraber, The Pistoia Silver Altar: a re-examination, in The Connoisseur, CXXXVIII(1956), pp. 151 s.; G. Brunetti, in G. Brunetti-L. Becherucci, Il Museo dell'Opera del Duomo, II, Milano 1970, pp. 6, 217-221, 223; L'oreficeria nella Firenze del Quattrocento (catal.), Firenze 1977, pp. 22 s., L. Gai, L'altare argenteo di S. Iacopo..., Torino 1984, pp. 136 s., 145; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 123.