CRISTOFORO da Venezia (de Venetiis)
Figlio dell'intagliatore Antonio da Venezia (Bonetti, 1919, p. 46), fu attivo come intagliatore e intarsiatore a Cremona nel sec. XVI. Nacque probabilmente nell'ultima decade del sec. XV, dato che nel periodo 1507-25 risulta iscritto alla matricola del Paratico dei marangoni di Cremona. Nel 1516 l'artista era già sposato con Caterina de Vavassoribus, detta de Argenta (ibid.). Il cognome Mantello (o Mantelli) che si ritrova in alcuni testi (Manzini, 1883, Malaguzzi-Valeri, 1892, Thieme-Becker) risale ad una guida cinquecentesca (A. Campi, Cremona ..., Cremona 1583, p. 198), senza peraltro comparire mai nelle fonti documentarie. Il 30 nov. 1531 C. accettò, insieme con il cremonese Paolo del Sacca, la commissione per il coro ligneo della chiesa di S. Francesco a Cremona, in seguito incorporata nell'ospedale Maggiore (rogito Io. Pietro de Allia, cit. in Bonetti, 1919, p. 47)., coro del quale non resta oggi traccia. Il Sacca morì nel 1537 e l'impresa venne proseguita da C. con il figlio Giuseppe che in un atto del 16 maggio 1539 (rogito Vincenzo Casari. cit. in Monducci, 1964, p. 257) dichiarò di avere 25 anni. È probabile che il lavoro sia stato interrotto, per essere ripreso molti anni dopo dal solo Giuseppe: nel 1559, infatti, i frati cremonesi gli versano un acconto per l'opera in corso (rogito Agostino Cattaneo, cit. ibid.). Nel 1540 C., su commissione dei canonici del duomo di Cremona, spostò nel presbiterio della chiesa, forse con qualche modifica, il coro quattrocentesco del mantovano Giovanni Maria Platina (Puerari, 1967).
Il 7 luglio 1544 venne stipulata una convenzione tra C. e i canonici della basilica di S. Prospero a Reggio Emilia (rogito Dionigi Ruggeri, cit. in Saccani, 1914, p. 35) per gli stalli del coro.
I religiosi si impegnavano a corrispondere all'artista una somma di 250scudi in versamenti periodici, oltre a compensi minori per i lavoranti, e a provvedere alle spese di trasporto delle tarsie da Cremona (dove sarebbero state materialmente eseguite) alla città emiliana. Nell'ottobre 1545 i due intarsiatori si trasferirono a Reggio Emilia per la messa in opera degli stalli, e il 1° giugno 1546 C. ricevette il saldo (registro di spese di S. Prospero, cit. in Monducci, 1964, p. 241). Una cronaca locale segnala che "adì 12 giugno furono discoperti li stali di S. Prospero" (ibid., 1964, p. 239).
II coro è formato da 63 stalli, 37 riservati ai canonici nell'ordine superiore e 26 per i coristi in quello inferiore. Gli stalli superiori presentano il postergale decorato con due riquadri intarsiati: in alto si nota una serie di finestre ad arco, aperte su scenari urbani, e in basso disegni geometrici alternati a nature morte. Il primo stallo a sinistra reca la firma "Xstophorus et Joseph filius Veneti da Cremona faciebant anno MDXLVI".
Con due successive commissioni (Bonetti, 1919, p. 47) i canonici reggiani ordinarono agli artisti un lettorile "pro libris magnis", ornato di sei tarsie con figure di santi eseguite su cartone dei pittore locale Prospero Patanazzo, e due panconi di 16 sedili. Alla fine del lavoro il pittore Giovanni Giarola venne incaricato di "dipinger allo stallo del Reverendissimo" (Malaguzzi Valeri. 1892, p. 329); il coro è stato restaurato nel 1882-85 (Spaggiari, 1960, p. 4). Il riferimento stilistico più immediato è al coro cremonese del Platina, talvolta direttamente replicato (Puerari, 1967).
Alcuni riferimenti documentari hanno fatto ipotizzare l'esistenza di un coro del sec. XV nella chiesa reggiana, forse da attribuirsi ai Lendinara e in parte utilizzato da C. e Giuseppe nel loro lavoro; il documento più probante è una lettera con cui il duca Borso d'Este informava il prevosto di S. Prospero, il 12 apr. 1457, "chel non si meravigli se li maestri che hano a fare il suo coro non sono venuti" (Monducci, 1964, p. 246).
C. morì tra il 26 ed il 30 genn. 1550 (ibid., p. 255).
L. Lucchini (Il duomo di Cremona, Maritova 1894)riporta due documenti probabilmente riferibili a Giuseppe: il 9giugno 1572(p. 106)un maestro "Joseppo de Venetianis" viene pagato per due angeli in legno sull'altar maggiore del duomo di Cremona (v. anche Thieme-Becker, XXXIV, p. 212, S. v. Veneziani, Giuseppe de); e l'11 marzo 1576(p. 145)un Giuseppe da Venezia è nominato fra i periti che devono esaminare e collaudare la cornice architettonica intagliata della grande pala di Bernardino Gatti sull'altar maggiore dello stesso duomo.
Bibl.: D. Manzini, Storia dell'insigne basilica di S. Prospero in Reggio nell'Emilia, Reggio Emilia 1883, p. 33; M. Caffi, Di alcuni artisti cremonesi e specialmente maestri di legname nei secc. XV e XVI, in Arch. stor. lomb., XV(1888), p. 1091; F. Malaguzzi Valeri, Lavori d'intaglio e tarsia nei secc. XV e XVI a Reggio Emilia, in Arch. stor. d. arte, V (1892), pp. 321-30; C. Bonetti, Stalli del coro di S. Francesco, in La Provincia (Cremona), 1913, nn. 344, 346, 349; G. Saccani, La basilica di S. Prospero in Reggio, Reggio Emilia 1914, pp. 35 s.; C. Bonetti, Intarsiatori cremonesi, Cremona 1919, pp. 46 s.; P. Fornaciari, Artisti cremonesi nella basilica di S. Prospero a Reggio Emilia, in Cremona, I(1929), pp. 209, 13; A. Spaggiari, Le tarsie lignee della basilica di S. Prospero in Reggio Emilia, Reggio Emilia 1960; E. Monducci, Il coro ligneo della basilica di S. Prospero in Reggio Emilia, in Boll. stor. cremonese. XXII (1961-64), pp. 238-57 passim; A. Puerari, Le tarsie del Platina, in Paragone, XVIII (1967), 205, p. 27; M. Ferretti, I maestri della prospettiva, in Storia d. arte ital., XI, Torino 1982, pp. 548 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 43 (s. v. Mantelli Cristoforo).