CRISTOFORO da Bologna
Figlio di Paolo, nacque a Bologna in data non precisabile ma collocabile tra il 1375 e il 1380 poiché entrò nell'Ordine dei frati agostiniani nella sua città natale e il 4 apri 1394 ricevette la tonsura e gli ordini minori dal vescovo di Bologna, Bartolomeo Raimondi. Fu ordinato diacono il 6 apr. 1398 e prete il 12 giugno 1400 dal vescovo suffraganeo Bartolomeo Petri dell'Ordine dei minori, già vescovo di Dragonara.
Non siamo in grado di fissare con esattezza le tappe del suo corso di studi: si deve comunque ricordare che egli compare nella lista dei membri della comunità di S. Giacomo presenti al capitolo del convento del 14 marzo 1399 indicato semplicemente come frate, mentre in quella del capitolo del 21 maggio 1407 è definito lector. A questa data, dunque, egli era già docente nello studio di S. Giacomo, uno dei principali studi generali aggregati alla facoltà teologica di Bologna e riservato agli agostiniani. Il 5 genn. 1411, insieme con altri rappresentanti della comunità, acquistò un terreno per il convento di S. Giacomo: nel documento relativo risulta "in sacra pagina professor". Il 1° luglio 1411 fu presente quando il legato papale , cardinale Enrico Minutoli, riammise nel seno della Chiesa un colpevole di ornicidio scomunicato. Durante il 1412-1413 quando era già divenuto maestro di teologia, C. commentava la Bibbia nella cattedrale di S. Pietro, "in qua baccalarii formati sermones facere tenebantur" (Dallari, I, p. 35).
Negli atti relativi al conferimento dei magistero ad un domenicano portoghese il 26 luglio e il 16 ag. 1414 egli è indicato come decano del Collegio teologico. Il 21 agosto dello stesso anno fu testimone di un atto di vendita nella sacrestia di S. Giacomo, mentre il 13 ottobre successivo fu presente nel palazzo episcopale quando il vescovo Giovanni di Michele, benedettino e primo abate di S. Proculo, conferì una cappellania ad un prete secolare: un'ulteriore indicazione che era in buoni rapporti con il clero diocesano. Oltre a compiere questi doveri egli esercitava, la funzione di cappellano e "continuo commensale" del cardinal legato, Giacomo Isolani (22 maggio 1417).
Nel 1419 C. divenne priore del convento di S. Giacomo, carica in cui fu confermato il 30 ag. 1420, ma solamente dopo che Luca da Offida aveva rifiutato di accettare l'incarico (Torelli, VI, pp. 494 s.). Nel medesimo anno incorse in difficoltà riguardo a un frate agostiniano inviato da Firenze a leggere la Bibbia e le Sentenze a Bologna. C. permise a costui di cominciare a leggere a Bologna senza averne ricevuto il permesso dal priore generale, Agostino da Roma. Quando il generale minacciò misure disciplinari, C. si appellò al vescovo di Bologna, che era allora il certosino (più tardi cardinale) Nicolò Albergati. Questi, il 26 ott. 1426, scrisse al priore generale, chiedendogli di avere per scusato il modo di procedere di C., poiché egliaveva agito non spinto da malizia o da desiderio di scavalcare l'autorità del generale, ma "ex inadvertentia seu semplicitate". L'Albergati scrisse di lui: "est famae laudabilis Bononiae, conventum et Ordinem suum praedicationibus et aliis eius actibus virtuosis non parum honorificans" (Piana, Nuovi documenti, pp. 95 s.). La stima conquistata da C. nella vita spirituale di Bologna è ulteriormente confermata dal fatto che, a prescindere dai suoi doveri accademici, egli fu il primo frate agostiniano a divenire confessore e direttore spirituale dell'Arciconfraternita di S. Maria della Morte, per cui egli compose una serie di regole, la Confortatorum schola. Durante questo periodo egli scrisse anche una guida per coloro a cui era affidata la cura pastorale dei condannati a morte, Forma et modo come si debbono ordinare et disponere quelle persone che devono andare a confortare et consolare le persone giudicate a morte, poi stampato a Roma nel 1565.
Il 7 luglio 1422 fu nominato reggente dello studio di S. Giacomo, e in data precedente nominato priore provinciale di Romagna, carica in cui fu confermato il 21 ott. 1422 e l'8 ag. 1423. Il 23 sett. 1423, con l'autorità del legato papale in Romagna e nelle Marche, card. Gabriele Condulmer, il suo vicario in Bologna nominò C. predicatore in S. Petronio, uno dei più prestigiosi pulpiti italiani, con un salario di trenta libre e tutte le solite prerogative. Nel dicembre del 1423 Bernardino da Siena visitò Bologna e fu invitato a predicare a S. Petronio. Il predicatore ufficiale si risentì essendo stato in questa maniera messo da parte e umiliato, e fra lui e Bernardino scoppiò un conflitto. C. accusò il francescano di più eresie, concernenti principalmente le sue prediche sul nome di Gesù, accusa che, secondo la testimonianza di Giovanni Minocci nel processo di canonizzazione del 1448, non aveva altro fondamento che la gelosia dei "sic pseudo ille frater" e il desiderio di C. di causare noie al suo rivale (Arch. franc. hist., XLIV [1951], pp. 424 s.). Quando Bernardino replicò alle accuse in una serie di quindici sermoni a Bologna, C. fu obbligato nel settembre del 1427 a ritirare pubblicamente le sue accuse o ad affrontare le sanzioni imposte dai cardinali Condulmer ed Albergati. Sebbene il Minocci affermi che, come risultato delle sue azioni, C. fu privato del suo ufficio di predicatore in S. Petronio, ciò chiaramente non ebbe alcun effetto sulla sua posizione all'intemo dell'Ordine.
Confermato provinciale anche nel 1424, in tale veste partecipò al capitolo generale aperto a Bologna il 26 maggio 1425 (A. do Rosario-C. Alonso, XLII [1979], p. 43). Il 1° nov. 1425, insieme con Agostino da Bagnoregio, ricevette dal priore generale l'incarico di esaminare tre candidate e di ammetterle, se idonee, come monache agostiniane, mentre il 3 dic. 1425 il medesimo priore inviò fra' Iacobo Bartolomei di Firenze come lettore a Bologna, sotto la giurisdizione di Cristoforo. Come provinciale C. recitò un'orazione celebrativa, prima in latino e poi in volgare, il 13 giugno 1426, in occasione dell'elevazione al cardinalato di Louis d'Aleman, arcivescovo di Arles e legato papale a Bologna e nell'esarcato di Ravenna.
C. rimase provinciale almeno fino al 13 marzo 1427, quando fu testimone del testamento di un cittadino bolognese nella sacrestia di S. Giacomo. Lasciò la carica il 26 giugno 1427, per assumere di nuovo quella di reggente dello studio di S. Giacomo, in conformità del decreto del capitolo generale dell'Ordine tenuto a Bologna nel maggio 1425. Nel 1429 fu ancora una volta nominato predicatore in S. Petronio per tenere i sermoni quaresimali. Dal 1432 egli fu di nuovo reggente nello studio di S. Giacomo, come risulta da un documento che reca la sua sottoscrizione, emanato dal capitolo del convento il 3 nov. 1432 (Arch. di Stato di Bologna, Erem. di S. Giacomo, 23/1629, n. 8), Il 3 ag. 1433 rappresentò l'Ordine agostiniano in un accordo con l'amministratore episcopale di Bologna, Tommaso "de Henriginis", a proposito dell'elezione del decano della facoltà di teologia. Ricopri ancora la carica di provinciale di Romagna nel 1437-38; nel maggio 1439 risulta definitore per la stessa provincia al capitolo generale che fu aperto a Perugia il 29 di quel mese (A. do RosarioC. Alonso. XLII [1979], p. 76). Di nuovo provinciale di Romagna nel 1441, continuò a partecipare alla vita dello studio di S. Giacomo, presenziando - tra l'altro - a numerose promozioni al magisterio e a deliberazioni dei maestri, specialmente nel periodo 1443-450. Nel 1445-1446 fu decano dello studio di S. Giacomo e il 13 e il 29 luglio 1450 compare come vicedecano. In considerazione del fatto che egli partecipò a quasi ogni atto pubblico dello studio nel 1449-1450 e che, dopo questa data, non si hanno più testimonianze di lui, si può supporre che egli morisse qualche tempo dopo il 29 luglio 1450 a Bologna.
Fu sepolto in S. Giacomo, ma l'iscrizione apposta sulla sua tomba, pubblicata da G. Fantuzzi (Notizie degli scrittori bolognesi, III, p. 231), non porta la data di morte. A prescindere dai suoi commenti sulla Bibbia e da altri lavori accademici, nessuno dei quali sopravvive in alcun identificabile manoscritto, C. compose parecchie opere devozionali, come i già citati Forma et modo... e la raccolta di regole per l'Arciconfraternita di S. Maria della Morte, (Piana, Arch. franc. hist., LIII [1960], p. 371).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio generale degli agostiniani, Dd 4: Registro dei priore generale Agostino da Roma, ff. 3v. 50r. 77v, 177r, 179r. 150v, 187r, 208v; C. Ghirardacci. Della historia di Bologna parte seconda, Bologna 1657, pp. 280, 619; Chartularium Studii Bononiensis, I, Bologna 1909, pp. 312 s., 318; U. Dallari, Irotuli dei lettori leggisti e artisti dello Studio bolognese..., IV, Bologna 1924, p. 35; I piùantichi statuti della Facoltà teologica dell'Università di Bologna, a cura di F. Ehrle, Bologna 1932, pp. 87 s., 109; Antonio do Rosario-C. Alonso, Actas inéditas de diez capitulos generales 1419-1460, in Analecta augustiniana, XLII(1979), pp. 43, 76; G. N. Pasquali Alidosi, Idottori bolognesi..., Bologna 1623, p. 40; Th. de Herrera, Alphabetum augustinianum, I, Matritii 1644, p. 120; P. Elssius, Encomiasticon augustinianum, Bruxellis 1654, p. 142; L. Torelli, Secoli agostiniani, VI, Bologna 1680, pp. 494 s., 508; D. A. Gandolfo, Dissertatio histor. de ducentis celeberrimis augustinianis scriptoribus, Romae 1704, pp. 107 s.; P. A. Orlandi, Notizie degli scrittori bolognesi..., Bologna 1714, p. 96; G. M. Mazzucchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, Brescia 1762, pp. 1464 s.; J. F. Ossinger, Bibliotheca augustiniana, Ingolstadii 1768, p. 141; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, III, Bologna 1783, pp. 231 s.; J. Lanteri, Postrema saecula sex Religionis augustinianae, I, Tolentini 1858, pp. 134 ss.; E. Esteban, De capitulo generali Ordinis nostri anno 1419 Astae celebrato, in Analecta augustiniana, VI(1915-16), p. 268; Id., De capitulis generalibus Ordinis eremitaruin S. Augustini ab anno 1425 ad annum 1439 celebratis, ibid., pp. 331, 357; D. Perini, Bibliographia augustiniana, I, Firenze 1929, pp. 140 s.; G. Zaccagnini, Storia dello Studio di Bologna durante il Rinascimento, Genève 1930, p. 131; P. de Töth, Il beato cardinale Nicolò Albergati e i suoi tempi, 1375-1444, I, Acquapendente 1934, p. 239; E. Longpré, S. Bernardin de Sienne et le nom de Jésus, in Arch. franc. hist., XXVIII (1935), pp. 449 s.; C. Piana, S. Bernardino da Siona a Bologna, in Studi francescani, s. 3, XVII (1945), pp. 221, 234 s.; Id., Iprocessi di canonizz. su la vita di s. Bernardino da Siena, in Arch. franc. hist., XLIV (195 1), pp. 424 s.; Id., Lettera inedita di s. Bernardino da Siena ed altra corrispondenza per la storia del pulpito di S. Petronio a Bologna nel 400, ibid., XLVII (1954), pp. 55 ss.; Id., La facoltà teologica dell'Università di Bologna nel 1444-1458, ibid., LIII (1960), pp. 370 s., 389, 402, 404, 407 s., 410-17; Id., Ricerche su le Università di Bologna e di Parma nel secolo XV, Quaracchi 1963, pp. 296, 300 s., 304; Id., Nuove ricerche su la Università di Bologna e di Parma, Quaracchi 1966, pp. 314 s., 322, 326; Id., Promozioni di religiosi agli ordini sacri a Bologna (1341-1508), Quaracchi 1968, pp. 89, 93, 97; Id., Nuovi docum. sull'università di Bologna e sul Collegio di Spagna, Bologna 1976, pp. 329, 333, 336, 390, 456 ss., 739, 842 s., 925 s.; Id., La facoltà teologica dell'università di Firenze nel Quattro e Cinquecento, Grottaferrata 1977, p. 150.