CAPPELLO, Cristoforo
Figlio di Francesco, il quale era discendente da Marino Diolai, nacque il 16 agosto del 1424; sposò nell'anno 1455 Regina Loredan, figlia di Lorenzo, da cui ebbe tre figli: Francesco, Lorenzo e Clara. Egli rivestì, nell'arco di quaranta anni circa, numerose cariche, percorrendo la normale carriera politica di un patrizio veneziano. È testimoniata anche un'attività commerciale del C., che nel 1458 ebbe una galea della "muda" di Fiandra.
Il C. entrò nella vita pubblica nel 1445, quando, in settembre, fu nominato avvocato ordinario; proseguì il suo cursus honorum con l'elezione nella Quarantia, ottenuta per due anni consecutivi, nel 1454, appena compiuti i 30 anni, e nel 1455.
Nel gennaio del 1462 fu nominato sopracomito del Golfo. La commissione, dettata il 6 aprile, stabiliva che il C. ed il suo collega, Gerolamo Valaresso, dovevano da Pola raggiungere l'Albania, dove si sarebbero fermati se per i domini veneziani si fosse profilata una situazione di pericolo; in caso contrario dovevano proseguire la rotta e raggiungere il capitano da mar, Vettore Cappello. La commissione probabilmente rispecchiava il timore di un deterioramento dei rapporti veneto-albanesi, quale sembravano minacciare alcune lettere inviate dallo Scanderbeg al rettore di Scutari; quello stesso giorno infatti il Senato scrisse al rettore di Scutari perché si adoperasse a rimuovere ogni occasione di conflitto. In effetti la situazione non ebbe ulteriori sviluppi, anche perché lo Scanderbeg era impegnato a contenere un pesante attacco turco. In maggio il Senato inviò nuove istruzioni ai sopracomiti di Albania, in cui si prevedeva ancora, per la sicurezza del Golfo "in quo... sunt nonnulle galee et fuste... que ipsum excursant", la possibilità di una loro permanenza nelle acque albanesi; si indicava, al verificarsi di tale eventualità, il modo di far pervenire a Vettore Cappello i denari che erano stati affidati ai sopracomiti per provvedere al pagamento degli equipaggi. Non è possibile tuttavia stabilire se il C. sia rimasto in Albania o abbia raggiunto, come il Valaresso, l'armata nell'Egeo.
L'attività del C., fatta eccezione per una seconda carica "da mar" che egli ricoprì nel 1469 quando fu nominato capitano del viaggio di Aigues-Mortes, fu essenzialmente costituita da uffici e magistrature a Venezia e nella Terraferma. Nel 1464 entrò in Collegio come savio agli Ordini; nel 1468 fu nominato ufficiale agli Imprestiti e nel 1473 provveditore sopra Camere; nel 1476 andò capitano a Vicenza.
Ormai cresciuto in autorità, nel maggio 1478 fu tra i quarantuno elettori del doge Giovanni Mocenigo e nel giugno dello stesso anno fu chiamato nel Consiglio dei dieci a sostituire Alvise Lando che ne usciva "pro eundo extra"; sarebbe stato uno dei capi del mese di luglio.
Il C. era stato appena nominato quando si scoprì che il cardinale Lorenzo Zane, vescovo di Brescia, rivelava a Gerolamo Riario tutto quanto veniva trattato in Senato. Il caso era grave e delicato soprattutto perché nei Consigli della Repubblica si decideva la linea di azione che non solo Venezia, ma anche gli altri Stati italiani avrebbero seguito in quel momento di particolare tensione, quando finalmente, dopo la congiura dei Pazzi, si affrontavano i due nuovi protagonisti della politica italiana, il Medici ed il Riario. All'inizio di luglio l'ambasciatore veneziano a Roma ebbe l'ordine di inviare ai capi dei Dieci precise notizie circa il tradimento dello Zane, mentre in Senato Marco Corner, savio grande, denunciava la violazione dei segreti di Stato e si diceva pronto a rivelare tutto ciò che sapeva in merito. Secondo il Sanuto fu il C. a convocare Marco Corner: "Messer Marco, ve comandemo che vegnì adesso da basso a deponer quello savè di tal cosse" (Itinerario…, p. XXVI). In luglio si svolsero le indagini per accertare i fatti e scoprire le persone coinvolte nello scandalo; in agosto si procedette all'arresto (1-12) ed alla condanna (21-29) dei numerosi nobili trovati colpevoli. Essendosi deciso di raddoppiare il Collegio durante i processi, il C. fu capo anche in agosto. Emerse alcune novità, in settembre il caso fu riaperto, mentre il C. era inquisitore dei Dieci.
Nel maggio dell'anno successivo il C. fu nominato provveditore al Sale, carica di minor prestigio rispetto alla precedente ma di non trascurabile importanza. Nel 1480 raggiunse il culmine della sua carriera ottenendo la nomina di consigliere (agosto-gennaio 1481). Prima che scadesse il mandato, all'inizio di gennaio il C., secondo quanto accenna una deliberazione dei Dieci, fu nominato provveditore all'Armar.
Con questo ufficio dovette concludersi la sua vita pubblica, poiché i documenti non provano che egli nel 1483 sia stato per la seconda volta consigliere, come invece affermi il Priuli, tanto più che proprio a quell'anno risale la sua morte. D'altra parte la notizia del Priuli non è del tutto errata, perché il C. fu senz'altro due volte consigliere, secondo l'attestazione del suo epitaffio; non è possibile tuttavia precisare in quale anno abbia avuto la seconda nomina.
Morì il 6 ag. 1483 (il Priuli erra leggendo 1485) e fu sepolto nella chiesa di S. Cristoforo della Pace.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codici I, Storia venera, 18: M. Barbaro-A. M. Tasca, Arbori de' patritii veneti, p. 274; Ibid., Archivio notarile, Cancelleria inferiore, Miscell. Testamenti, busta 27, n. 2682; Testamenti, busta 68, n. 285; Ibid., Avogaria de Comun, Cronaca matrimoni, 107/2, f. 77v; Prove di età per magistrati, 170/2, ff. 95, 262, 289; 171/3, ff. 39, 166v; Prove di età per patroni..., 178/2, ff. 14v, 104v, 117; Ibid., Segretario alle voci, Misti, reg. 4, ff. 23, 150v, 156; reg. 6, ff. 40v, 46v, 50, 56v, 85, 86; Ibid., Senato, Mar, reg. 6, ff. 61v-62; reg. 7, ff. 40, 57, 115, 196v; Deliberazioni, Segrete, reg. 21, ff. 85v, 89, 108; Terra, reg. 7, f. 34v; Ibid., Collegio, Notatorio, reg. 12, ff. 130v-144v; Ibid., Maggior Consiglio, Deliberazioni, Regina, f. 178; Ibid., Consiglio dei Dieci, Deliberazioni, Miste, reg. 19, ff. 75v, 50, 81, 82v-86, 89v-91; reg. 20, f. 38v; Venezia, Civico Museo Correr, cod. Cicogna 3781: G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio, I, f. 127v; Ibid., cod. Cicogna 2023: E. A. Cicogna, Iscriz. inedite, fasc. I, f. 2v n. 24; Venezia, Bibl. naz. Marciana, cod. It., VII, 15 (= 8304): G. A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, ff. 227v, 232rv; Ibid., cod. It., VII, 198 (= 8383): Reggimenti della Repubblica veneta,secc. XV-XVII, ff. 11v, 266v; Ibid., cod. It., VII, 801 (= 7152): M. Sanuto, Vite dei dogi, III, ff. 57v, 61-62v; M. Sanuto, Itinerario per la terraferma veneziana nell'anno 1483, a cura di R. Brown, Padova 1847, pp. 73, XXVI-XXIX n. 39; Documents nouveaux servant de preuves à l'histoire de l'île de Chypre, a cura di M. L. de Mas Latrie, Paris 1882, p. 503; G. Zabarella, Il Pileo..., Padova 1670, pp. 28, 41; G. DegliAgostini, Istoria degli scrittori viniziani, I, Venezia 1752, pp. 193-195; S. Castellini, Storia della città di Vicenza, II, Vicenza 1821, p. 236; B. Bressan, Serie dei podestà e vicari della città e territorio di Vicenza durante la signoria venez., Vicenza 1877, p. 135; A. Serra, Relazioni del Castriota con il Papato nella lotta contro i Turchi (1444-1468), in Archiv. stor. ital., CXV (1957), pp. 37-40.