BUONDELMONTI, Cristoforo
Nacque quasi certamente a Firenze da Ranieri, appartenente alla famosa famiglia fiorentina dei Buondelmonti, attorno al 1385. Nulla si sa di preciso dei suoi primi anni né dei suoi studi. Pare però probabile che a Firenze apprendesse il greco sotto Guarino da Verona e vi ricevesse una buona educazione umanistica. Certamente in contatto con la cerchia umanistica gravitante attorno a Niccolò Niccoli, lo troviamo già prete e rettore di una non identificata chiesa fiorentina nel 1414. Mancano invece prove per confermare l'asserzione dell'erudito settecentesco Flaminio Corner, secondo il quale il B. sarebbe stato arciprete della chiesa di S. Maria soprano a Firenze.
II fervore del B. per l'antichità greca e soprattutto la curiosità di esplorare e ampliare le sue conoscenze circa le isole dell'arcipelago greco, su cui aveva già appreso tanto nelle sue letture dei classici e soprattutto degli storici e dei poeti, furono i motivi principali che lo indussero a partire per Rodi nel 1414. A ciò sarà stato incoraggiato anche dai legami della sua famiglia con alcuni feudatari latini dell'Oriente greco. Un ramo dei Buondelmonti aveva posseduto la signoria di Gianina; e la famiglia vantava legami di parentela con gli Acciaiuoli duchi di Atene e signori di Corinto, nonché con i Tocco, attraverso il matrimonio di Maddalena Buondelmonti con Leonardo Tocco marchese di Cefalonia e duca di Leucade.
Che il B. fosse stato inviato in Grecia da Cosimo de' Medici il Vecchio allo scopo di acquistare codici greci fu dichiarato da Flaminio Corner, ma può esser escluso con sicurezza, come fu già escluso dal Tiraboschi. Pare invece altamente probabile che alla sua partenza da Firenze il B. venisse incaricato dal Niccoli di procurargli libri greci, non solo perché questo umanista era solito dare di tali commissioni a chi partiva per la Grecia, ma anche perché tra le reliquie della sua biblioteca è rimasto almeno un codice acquistato a Creta dal Buondelmonti.
La partenza del B. da Firenze ebbe luogo durante il 1414. Sua prima meta fu la città di Colossi nell'isola di Rodi, e Colossi rimase la sua base principale, donde partiva per i suoi frequenti viaggi nell'Egeo. Queste peregrinazioni erano già iniziate nel 1415, quando il B. si definiva non senza un certo orgoglio "scolaris in grecis scientiis" e compresero non solo le isole dell'Egeo, ma anche la penisola dell'Athos, l'Ellesponto e Costantinopoli, nonché Creta, che visitò più di una volta. Viaggiava con ogni mezzo che riuscisse a trovare, non disdegnando di imbarcarsi su vascelli di pirati. In un viaggio tra Rodi e Chio naufragò con alcuni compagni sull'isola deserta di Furni. Solo raramente è possibile datare i suoi movimenti. Nel 1415 è a Creta, dove lo troviamo anche l'anno seguente, quando attraversò l'isola a cavallo in ventisei giorni; e a Creta ebbe spesso compagno l'umanista Rinuccio Aretino, di cui ricordò la scoperta di un codice del Plutus di Aristofane. A Creta risulta anche nel 1417 e nel 1418, mentre nel 1419 lo troviamo a Imbros e ad Andros. Nel 1420 è a Rodi: due anni dopo è a Costantinopoli, e nel 1423 è di nuovo a Rodi. Mancano sue notizie per i successivi sette anni, durante i quali continuò a viaggiare tra le isole della Grecia. Dopo il 1430 - in quest'anno è ancora in Grecia - non si sa più nulla su di lui ed i suoi movimenti, e non è improbabile che morisse poco dopo questa data. Sappiamo che fu per qualche tempo al servizio del duca dell'Arcipelago Iacopo I Crispo e poi del suo successore Giovanni II; ma si ignora sia la data sia la natura del suo servizio.
Grazie ai suoi viaggi il B. acquistò una notevolissima conoscenza del mondo egeo. Anche se non visitò tutte le isole di cui ci ha lasciato una descrizione, è tuttavia certo che ne vide una buona parte. Appassionato come era di geografia e di cartografia, egli non mancò di notarne le caratteristiche e di delineare i luoghi che aveva visitato nelle sue carte corografiche. Oltre a delineare le carte che illustrano i suoi due trattatelli topografico-geografici, egli allestì anche una grande carta delle rovine di Costantinopoli per il granduca Vittoldo di Lituania, nonché un rotulo cartografico anch'esso perduto, ma che figura nell'inventario della biblioteca del suo patrono, il cardinale Giordano Orsini.
Durante le sue esplorazioni il B. non scordò i propri interessi archeologici. Oltre a occuparsi di epigrafia, lo troviamo infatti a copiare l'iscrizione dell'obelisco di Teodosio a Costantinopoli, tradurre almeno un'iscrizione greca e comporre iscrizioni latine, e partecipare attivamente a operazioni archeologiche (scoprì un notevole mosaico a Creta e alcune urne cinerarie a Rodi). A Delo organizzò senza successo un tentativo di sollevare il colosso arcaico di Apollo, allora giacente al suolo, a Creta visitò il cosidetto "labirinto" di Gortyna, mentre a Costantinopoli prese tra l'altro le misure di S. Sofia e dell'ippodromo e stabilì che il cavallo della statua equestre di Giustiniano proveniva da un simile monumento di Teodosio.
Durante i suoi viaggi il B. si occupò anche di rinvenire codici greci. Tra i superstiti, ora alla Bibl. Laurenziana di Firenze, oltre ad uno nella Bibl. Apost. Vaticana, vari furono acquistati a Creta nel 1415, 1416 e 1418, mentre due risultano comperati nel 1419, uno a Imbros e un altro a Andros. Eccetto per un volume col commento di Gregorio di Nissa al Cantico dei Cantici, sitratta di copie di classici, tra le quali spicca il trattato sui geroglifici di Orapollo, fino allora sconosciuto. Questi codici furono generalmente acquistati da preti o da monasteri ed è probabile che almeno una parte di questi acquisti venisse fatta per conto del Niccoli.
Il soggiorno del B. in Grecia fu accompagnato dalla produzione di varie e importanti opere, per ognuna delle quali egli stese non meno di tre redazioni. La sua Descriptio Insulae Cretae è una descrizione particolarmente dettagliata di quest'isola, che sappiamo esser stata percorsa in lungo e in largo dall'autore, accompagnata da una carta corografica. Ma oltre a descrivere la topografia di Creta, questo opuscolo non trascura il lato storico e dà inoltre notizie delle antichità più notevoli. La prima redazione della Descriptio era già completata nel 1417, quando fu inviata da Creta a Firenze a Niccolò Niccoli, a cui l'autore l'aveva indirizzata. Più tardi l'autore ne preparava una seconda redazione in forma più breve, ma contenente materiali assenti dal testo primitivo. Questa veniva poi seguita da una terza redazione, consistente in un testo rielaborato della prima versione preparato, o per lo meno completato, a Costantinopoli nel 1422.
Più o meno contemporanea al testo primitivo della Descriptio è la prima redazione dell'opera più nota del B., cioè il Liber Insularum Archipelagi. La struttura del Liber è quella di un itinerario diviso in capitoli, ciascuno dei quali è dedicato a un'isola, oltre a capitoli dedicati a Costantinopoli, alla penisola dell'Athos ecc., e accompagnati da carte dei luoghi descritti. Lo scopo dell'opera è naturalmente geografico ed è evidente che l'autore intendeva fornire con essa un'utile guida per i viaggiatori e, grazie alle carte, anche per i piloti che navigassero in quelle parti. Tuttavia il B. vi aggiunse tutte le notizie storiche e mitologiche che aveva potuto raccogliere su ciascuna isola dalle sue letture e dai contatti avuti con gli abitanti, nonché vari altri dettagli che lo avevano colpito, e l'indicazione delle antichità più notevoli.
Il Liber fu dedicato a un patrono influente, il cardinale Giordano Orsini. La redazione primitiva, inviata dall'autore, all'Orsini prima del 1420, non ci è pervenuta. Abbiamo invece un testo più ampio, completato a Rodi nel 1420, donde venne inviato dal B. al cardinale. A questo seguì una terza redazione, in forma più breve, contenente tuttavia vari brani non privi di interesse, assenti dalla redazione precedente. Anche questa redazione, completata dal B. a Costantinopoli nel 1422, fu dedicata all'Orsini. Ad essa seguiva infine nel 1430 una redazione definitiva e differente dalle precedenti. Questo quarto testo non solo contiene notevoli aggiunte geografiche nei due primi capitoli e due nuove carte, ma è anche arricchito da una serie di digressioni antiquarie, mitologiche e filosofiche e da una lunga prefazione, elementi che mancano nelle redazioni anteriori.
Il Liber ebbe un immenso successo durante il Rinascimento; la redazione abbreviata del 1422 fu diffusa non solo in Italia e nell'Egeo, ma anche negli altri paesi dell'Europa occidentale. Ciriaco d'Ancona se ne esemplò una copia, di cui si servì durante i suoi viaggi in Grecia e non meno di tre traduzioni in volgare del Liber furono eseguite in Italia durante il Quattrocento. A questo secolo appartiene anche una traduzione del testo abbreviato in greco moderno, mentre durante il Cinquecento questo stesso fu tradotto in inglese.
Il B. è anche l'autore di un Nomina virorum illustrium composto a richiesta del re Giano di Cipro e completato a Rodi nel 1423. Sitratta di un elenco di personaggi famosi di tutte le epoche, dalla creazione del mondo fino al tardo Trecento, in cui ciascun nome è seguito da un brevissimo cenno biografico, che non occupa mai più di una riga. Questo trattatello non è in verità che poco più di uno scarno elenco, che testimonia tuttavia l'ampiezza delle letture dell'autore.
Una nota del primo Ottocento nel cod. C. 164 inf. della Bibl. Ambrosiana attribuisce al B. una vasta compilazione cosmografica contenuta nello stesso codice ai ff. 1r-88v. Mancano però elementi positivi per confermare questa attribuzione, quantunque non si possa escludere con certezza la sua paternità.
Opere: Le prime due redazioni della Descriptio Insulae Cretae furono pubblicate in F. Corner, Creta Sacra, I, Venetiis 1755, pp. 1-18, 77-109, e ristampate in E. Legrand, Description des îles de l'Archipel par Christophe Buondelmonti. Version grecque par un anonyme..., Paris 1897, pp. 101-56. La redazione primitiva del Liber Insularum Archipelagi non ci è pervenuta. La redazione più ampia del 1420 ci è stata trasmessa dai codd. A 219 inf. dell'Ambrosiana e Lat. 308 della Classense di Ravenna. Il testo abbreviato del 1422 fu pubblicato in Chr.Bondelmontii Florentini Librum Insularum Archipelagi e codicibus Parisinis regiis nunc primum totum edidit... G.R.L. De Sinner, Lipsiae et Berolini 1824. La redazione del 1430 ci è stata trasmessa da una traduzione in volgare (di traduttore marchigiano) del Liber nel cod. Ross. 704 della Vaticana. Due altre traduzioni volgari si trovano nei codd. Ital. VI, 19 della Marciana e Y 72 sup. dell'Ambrosiana (in dialetto veneto). La versione in greco fu pubblicata in Legrand, cit. La parte che ci è pervenuta della traduzione in inglese è nel cod. Titus B VIII del British Museum, ff. 245r-48v. Il Nomina virorum illustrium è nel cod. 124 (C 531) della Biblioteca Gambalunghiana di Rimini, ff. 188r-204v.
Fonti e Bibl.: Venezia, Biblioteca Marciana, cod. Ital. IV, 333 (5339): R. Stratico, Notizie sull'isolario di C. B., ff.199r-214v; Ioannis Cinnami Imperatorii Grammatici Historiarum Libri Sex, a cura di C. du Fresne e D. Du Cange, Parisiis 1670, pp. 178-87; Iacobi Palmerii a Grentemenil Graeciae Antiquae Descriptio, Lugduni Batavorum 1678, pp. 363 s.; F. G. Cancellieri, De secretariis veteris Basilicae Vaticanae, I, Romae 1786, pp. 908, 910; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VI, 1, Milano 1824, pp. 198 s.; Chr. Bondelmontii Florentini Librum Insularum Archipelagi e codicibus Parisinis regiis nunc primum totum edidit… G. R. L. De Sinner, Lipsiae et Berolini 1824; E.Legrand, Description des îles de l'Architel par C. B., Version grecque par un anonyme..., Paris 1897; F. Hiller von Gaertringen, Die Insel Thera im Altertum und Gegenwart, I, Berlin 1899, pp. 5 ss., 380-84; E.Jacobs, C. B.: ein Beitrag zur Kenntnis seines Lebens und seiner Schriften, in Beiträge zur Bücherkunde und Philologie August Wilmanns..., Leipzig 1903, pp. 313-40; R. Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci ne' secoli XIV e XV, I, Firenze 1905, pp. 49, ss; E. Jacobs, Neues von C. B., in Jahrbuch des Kaiserlich deutschen archäologischen Instituts, XX (1905), pp. 39-45; E. König, Kardinal Giordano Orsini († 1438), Freiburg im B. 1906, p. 85; F. W. Hasluck, Notes on Mss. in the British Museum relating to Levant Geography and Travel, in The Annual of the Brit. School at Athens, XII (1905-1906), pp. 198 s.; P. Revelli, L'Egeo, Bergamo 1912, pp. 72-75; D. P. Lodkwood, De Rinucio Aretino Graecarum litterarum interprete, in Harvard Studies in Classical Philology, XXIV(1913), pp. 51 s.; G. Gerola, Le Tredici Sporadi nel codice Classense di C. B., in Atti e mem. della R. Deput. di storia patria per le Romagne, s. 4, IV (1914), pp. 458-84; P. Revelli, L'Italia e il Mar di Levante, Milano 1917, pp. 125-28; E. Jacobs, Zu Buondelmontis Kretischen Reisen, in Stephaniskos. Ernst Fakricius zum 6-IX. 1927, Freiburg im Breisgau 1927, pp. 56-61; G. Iacopi, Italiani insigni nella Rodi del passato. Il ritrovamento d'una epigrafe di C. B., in L'Universo, XI (1930), pp. 17-21; G. Gerola, Le vedute di Costantinopoli di C. B., in Studi bizantini e neoellenici, III (1931), pp. 249-79; B. Gerola, Le etimologie dei nomi di luogo di C. B., in Atti del R. Ist. veneto di scienze,lettore ed arti, XCII(1932-33), 2, pp. 1129-74; M. Roche Belsani, Un codice del B. nella Biblioteca Nazionale di Napoli, in Samnium, VI (1933), pp. 170-84; R. Almagià, Planisferi e carte nautiche e affini dal secolo XIV al XVII esistenti nella Biblioteca Vaticana, in Monumenta Cartographica Vaticana, I, Città del Vaticano 1944, pp. 105-17; A. Campana, Da codici del B., in Silloge bizantina in onore di Silvio Giuseppe Mercati, Roma 1957, pp. 35-52; P. W.Lehmann, Theodosius or Justinian? A Renaissance Drawing of a Byzantium Rider, in Art Bulletin, XLI (1959), pp. 53-56; C.Mitchell, Archaeology and Romance, in Italian Renaissance Studies. A Tribute to the late Cecilia M. Ady, London 1960, pp. 472 s., 482; Id., Ex Libris Kiriaci Anconitani, in Italia medioevale e umanistica, V (1962), pp. 283-99; A. Pertusi, Monasteri e monaci italiani all'Athos nell'alto Medioevo, in Le Millénaire du Mont Athos,963-1963. Etudes et mélanges, I, Chevetogne 1963, pp. 243-50; R. Weiss, Un umanista antiquario,C. B., in Lettere italiano, XVI (1964), pp. 105 s.; Id., The Renaissance Discovery of Classical Antiquity, Oxford 1969, pp. 135-38; Encicl. Ital., VIII, p. 117.