BORRI, Cristoforo
Nacque nel 1583 a Milano. Il 16 sett. 1601 entrò nella Compagnia di Gesù. Dal 1606 al 1609 insegnò matematica nel collegio gesuita di Mondovì, passando quindi al collegio di Brera a Milano. Erano gli anni delle grandi scoperte galileiane, ed il giovane B., trascinato dall'entusiasmo e attratto dalle teorie copernicane, si distinse tra i più ardenti oppositori del sistema tolemaico. Ciò gli attirò da parte del generale Claudio Acquaviva una penitenza pubblica e la destituzione dalla cattedra milanese.
Dopo questo duro colpo di freni egli chiese di partire per le missioni: nell'aprile del 1615 salpava per l'India, donde si recò a Macao. Fu probabilmente in quell'epoca che cominciò a usare, almeno in certe occasioni, il cognome di Bruno, onde evitare l'assonanza col portoghese burro "asino" o borra "feccia". Sembra che a Macao il vicerettore del collegio lo incaricasse di scrivere un opuscolo al fine di persuadere i gesuiti della missione di Cina ad abbandonare la teoria tolemaica degli undici cieli, respinta dai Cinesi, e che si riteneva avesse contribuito alla promulgazione dell'editto anticristiano del 1617. Ma non pare che egli adempisse all'incarico. Poco dopo il B. venne, destinato alla missione della Cocincina (Vietnam centrale), che era stata iniziata nel 1615 ad opera soprattutto del genovese Francesco Buzome.
Sbarcato nel 1617, risiedette dapprima a Tourane (Dalat) e a Fai-fo. Poi, su invito del governatore del Qui-nhon (Pulucambi del B.), protettore dei cristiani, si recò alla capitale provinciale, che egli chiama Nuoecman, ossia Nuoc-man, dal nome della baia vicina. Colà rimase per alcuni anni, ottenendo qualche successo malgrado la morte prematura del protettore e le notevoli difficoltà incontrate. Vi proseguì anche le sue osservazioni astronomiche, specialmente sulla prima cometa del 1618. Del resto, la missione ricavò vantaggio dalle sue conoscenze tecniche, che gli permisero di predire l'eclissi di Luna del 9 dic. 1620 e quella di Sole del 22 maggio 1621 più esattamente degli astronomi annamiti. In base alla profonda conoscenza da lui acquistata del paese, stese più tardi una relazione, che godette subito di grande popolarità e venne tradotta in varie lingue.
Nel 1622 il B. lasciò l'Indocina. Nei due anni seguenti era a Goa, dove lo trovò il viaggiatore Pietro Della Valle, che ne parla in una sua lettera del 27 marzo 1623. Infine, nel febbraio 1624, lasciava definitivamente l'Oriente diretto in Portogallo.
I nove anni trascorsi in Asia non erano in realtà stati che una parentesi nella vita del B., che aveva forse la stoffa del missionario, ma era certamente più portato alle scienze esatte. In Portogallo egli ricevette l'incarico dell'insegnamento di matematica e astronomia all'università di Coimbra, che tenne per tre anni, forse i più fruttuosi della sua vita. Nel suo insegnamento accettò le teorie di Tycho Brahe, che introdusse e diffuse nel paese, rinnovandovi lo studio scientifico; divenne anzi un vero caposcuola della nuova scienza, propugnando il metodo sperimentale e soprattutto l'uso del cannocchiale. Espose una propria teoria riguardo i cieli, che secondo lui erano tre (aereo, sidereo ed empireo), di consistenza "liquida", cioè fluida e trasparente, e lavorò anche nel campo della teoria della navigazione, inventando un nuovo strumento per determinare la longitudine: una clessidra perfezionata accoppiata con un astrolabio. Consulente tecnico di navigazione presso il Consiglio reale di Lisbona, dove si trasferì ai primi del 1629, verso la fine di quell'anno fu chiamato da Filippo IV a Madrid, dove il suo metodo di navigazione venne ampiamente discusso dalle competenti autorità spagnole. Forse perché deluso dell'accoglienza avuta e del fatto che il suo metodo non veniva accettato, il B. non rientrò in Portogallo, ma passò a Barcellona e di là a Roma.
Amareggiato e irritato, nel 1632 uscì dalla Compagnia di Gesù per entrare nei cisterciensi di S. Croce in Gerusalemme, ottenendo dal papa una dispensa per abbreviare il noviziato a tre mesi. Poiché, passato quel termine, l'abate non volle riceverlo, entrò in un altro convento dello stesso ordine (forse S. Bernardo alle Terme), donde fu espulso dopo poche settimane. Intentò allora un processo a quei religiosi, ma, subito dopo averlo vinto, morì improvvisamente in Roma il 24 maggio 1632.
Opere: Relatione della nuova missione delli PP. della Compagnia di Giesù al regno della Cocincina, Roma 1631 (rist. in Parma nel 1691; trad. francese, Lilla 1631; fiamminga, Lovanio 1632; latina, Vienna 1633; tedesca, Vienna 1633, rist. 1768, 1793; inglese, Londra 1633, rist. 1704, 1752, 1855); Collecta astronomica ex doctrina P. Cristophori Borri Mediolanensis ex Societate Iesu; de tribus coelis, aereo, sidereo, empireo..., Lisbona 1629-1631; Tratado da arte de navegar, composto nel 1628, rimasto manoscritto nella biblioteca dell'università di Coimbra, stampato a Lisbona nel 1940.
Bibl.: C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, Bruxelles-Paris, I, 1890, coll. 1821-1830; VIII, 1898, col. 1878; Suppl., 1930, col. 374; A. Bonifacy, Les européens qui ont vu le vieux Hué: C. B., in Bulletin des Amis du Vieux Hué, XI (1931), pp. 308 ss.; A. A. de Andrade, Antes de Vernei nascer... o P. Cristovão Borri lança nas escolas a primeira grande reforma científica, in Brotéria, XL (1945), pp. 369-379; D. Maurício Gomes dos Santos, Vicissitudes da Obra de Cristovão Borri, in Anáis da Academia Portuguesa da História, s. 2, III (1951), pp. 119-150; A. Mercati, Notizie sul gesuita C. B e su due "Inventioni" da carte finora sconosciute di Pietro Della Valle, in Acta Pontificiae Academiae Scientiarum, XV (1951), 3, pp. 25-46; L. Thorndike, A History of magic and experimental Science, VII, New York 1964, pp. 55, 664.