BENEDETTI, Cristoforo
Nacque a Palermo nella prima metà del sec. XV da Mariano e, addottoratosi in diritto, esercitò la professione forense nella sua città natale. Tracce di questa attività restano solo in citazioni di giuristi successivi, che ricordano sue Allegationes in causa fluminis Dionysii e un Consilium in causa Sclafani contra Alexandrum et alios. Intorno alla metà del secolo doveva godere di grande reputazione come giurista e della particolare fiducia del Comune di Palermo, che nel 1459 lo scelse per rappresentare, assieme all'arcivescovo di questa diocesi Simone Beccadelli di Bologna, gli interessi della città in una delicata missione diplomatica a corte.
La missione del B. e del Beccadelli doveva svolgersi parallelamente a quella condotta dai rappresentanti del Regno di Sicilia designati dal Parlamento convocato a Castrogiovanni alla fine del 1458 per chiedere a re Giovanni II d'aragona il rafforzamento delle garanzie autonornistiche siciliane con l'obbligo della residenza nell'isola del suo primogenito Carlos, principe di Viana. A tali direttive decisamente autonomistiche era particolarmente interessato il Comune di Messina che contendeva da secoli a quello di Palermo la supremazia nell'isola. I compiti del B. erano quindi intesi a moderare la spinta autonornistica messinese e magari a bloccare la politica di netto appoggio al principe di Viana sostenuta con particolare calore dai Messinesi e ritenuta quindi pericolosa per le fortune e il prestigio della capitale del Regno.
Allo stato attuale delle ricerche e della documentazione non è possibile ricostruire e valutare l'azione politica svolta dal B. presso re Giovanni in Spagna. Tuttavia è noto che uno dei principali artefici del rovesciamento della politica autonomistica definita dal Parlamento di Castrogiovanni fu l'arcivescovo di Palermo, che nella sua duplice veste di rappresentante del Regno e della capitale patrocinò attivamente una soluzione di compromesso con re Giovanni, intesa a consolidare le fortune della casa d'aragona in Sicilia come contropartita alla concessione di esorbitanti privilegi all'aristocrazia e alle città.
Tale linea politica si confaceva meglio di ogni altra ai Palermitani legati da un'antica tradizione di fedeltà alla casa d'Aragona e fruttò alla città nuovi privilegi e maggiore considerazione a corte.
Che il B. abbia avuto parte importante in queste trattative e nel perseguimento di una politica di particolare salvaguardia degli interessi palermitani si può dedurre dal fatto che nei capitoli approvati dal re a Saragozza il 25 febbr. 1460 c'erano due clausole che lo riguardavano direttamente. Il Parlamento aveva chiesto che i giudici della Magna Regia Curia fossero solo quattro, tre dei quali scelti fra cittadini di Palermo, Messina e Catania: re Giovanni approvò e nominò proprio il B. giudice della Magna Regia Curia come palermitano. Una seconda richiesta concemeva l'ammissione di funzionari siciliani nella revisione dei conti relativi all'esazione delle collette regie: Giovanni II accettò anche questa richiesta, designando a tale incarico fra gli altri anche il Benedetti.
Entrato così nell'amministrazione del Regno di Sicilia, il B. vi percorse una brillante carriera, arrivando assai presto all'alta carica di maestro secreto (fu nominato il 7 marzo 1463) che lo introduceva anche nel Sacro Regio Consiglio. Assai indicativo della persistenza dei suoi legami con gli ambienti palermitani tradizionalmente ostili ai Messinesi è il suo atteggiamento in occasione della rivolta di Messina del 1464, quando il B. appoggiò in seno al Sacro Regio Consiglio l'azione duramente repressiva del viceré Bemardo Requesens. Della sua attività politica e amministrativa non si conoscono altri particolari. Moriva a Palermo nel 1475.
Come tutti i funzionari del tempo anche il B. aveva una solida posizione patrimoniale: nel 1453 aveva ereditato dal padre una rendita di venticinque oncie annue sulle entrate del porto di Palermo, e nel 1454 aveva comprato da Pietro Cardona, conte di Golisano, il feudo di Bilichi.
Fonti e Bibl.: Felicis et fidelissimae urbis Panormitanae selecta aliquot ad civitatis decus et commodum spectantia privilegia..., a cura di M. De Vio, Panormi 1706, pp. 342 ss., 352, 379; Capitula Regni Siciliae..., a cura di F. Testa, I, Panormi 1741, pp. 431, 454 s., 459, 497; I Capibrevi di Giovanni Luca Barberi, a cura di G. Silvestri, I, I feudi del Vai di Noto, Palermo 1879, p. 75; III, I feudi del Val di Mazzara, ibid. 1888, p. 469; A. Mongitore, Bibliotheca Sicula..., II, Panormi 1714, Appendix prima ad tomum primum, p. 12; J. Vicens Vives, Fernando el Católico Principe de Aragón, rey de Sicilia. 1458-1478 (Sicilia en la politica de Juan II de Aragon), Madrid 1952, pp. 88, 93, 120; C. Trasselli, La "questione sociale" in Sicilia e la rivolta di Messina del 1464, Palermo 1955, pp. 61, 107.