cristofobia
(Cristofobia), s. f. Avversione nei confronti della figura di Cristo, della religione da lui fondata e di coloro che la praticano.
• I toni della Santa Sede confermano il rischio di una frattura. Parlando al convegno sul crocifisso tenutosi ieri a Roma, il cardinale Julián Herranz Casado accusa la corte di Strasburgo di essere animata da «fondamentalismo laicista» e da «cristofobia». E bolla la «neutralità religiosa» come un concetto irricevibile. Significa fare dell’ateismo «una specie di ideologia di Stato e, nel nostro caso, del Consiglio di Europa e dell’Ue». (Massimo Franco, Corriere della sera, 24 giugno 2010, p. 15) • Il punto centrale del libro [di Sergio Luzzatto] è che togliere il crocefisso dagli spazi pubblici statali (non da quelli pubblico-sociali) non è un atto di anticlericalismo ma di laicità. E questa non è cristofobia, come sostengono le gerarchie, perché la laicità non è una posizione di parte: è anzi l’obbedienza alle logiche della modernità politica, che vedono nello Stato il garante delle libertà di tutti, e quindi gli vietano di favorire l’una o l’altra parte; e l’esporre il crocifisso è certo attribuire il favore di Stato a una specifica religione (come afferma una sentenza del tribunale europeo di Strasburgo). (Carlo Galli, Repubblica, 28 febbraio 2011, p. 62, Cultura) • [tit.] Quest’Europa ipocrita malata di Cristofobia [testo] […] John Weiler, il maggior studioso di costituzioni, americano ebreo praticante, ha definito l’Europa malata di «cristofobia». Non sopporta di ricordare di essere figlia del cristianesimo. Non solo del cristianesimo come civiltà, ma proprio della persona del Nazareno. (Renato Farina, Giornale, 12 aprile 2015, p. 8, Attualità).
- Composto dal nome proprio Cristo con l’aggiunta del confisso -fobia.
- Già attestato nella Stampa del 28 settembre 2003, p. 6, Interno (Joseph Weiler intervistato da Paolo Mastrolilli).