MESA, Cristóbal de
Poeta e traduttore spagnolo, nato a Zafra (Badajoz) intorno al 1561, morto a Madrid verso il 1633. Visse di protezioni e di prebende; e spesso si rivolse, non invano, al conte del Castellar, di cui fu cappellano, al conte di Lemos, che sperava di seguire a Napoli, e perfino allo stesso re.
Più che la familiarità con scrittori spagnoli - come F. de Herrera, I.. Pacheco, Cervantes, Quevedo, ecc. - fu l'amicizia col Tasso, incontrato e ammirato durante la sua dimora in Italia, a costituire per il M. la migliore esperienza letteraria. Infatti, tornato in patria, svolse un'attività poetica tutta dominata da ideali eroico-religiosi: dal Tasso derivò soltanto gli schemi e i preconcetti retorici. Las navas de Tolosa (Madrid 1594-1598; in 30 canti, con un sonetto italiano in elogio del Tasso) sulla vittoria di Raimondo VIII, è un poema pesante e astratto; il Valle de lágrimas (1607; in sei canti) tenta l'ispirazione religiosa; La Restauración de España (1607; in 10 canti e in ottave) è uno sforzo per adeguarsi allo stile della Gerusalemme liberata e alla teorica dei Discorsi sul poema epico dello stesso Tasso. Però nel celebrare le libertà nazionali durante la dominazione saracena, gli manca l'ala del poeta rievocatore e gli fanno difetto le qualità rappresentative. El patrón de España (1611; con rimas satiriche) è dedicato all'apostolo San Giacomo; migliori le sue traduzioni dell'Eneide (1615) e delle : Églogas y Geórgicas di Virgilio (ediz. parziale in Bibl. de aut. esp., XXV e XLII).
Bibl.: A. Farinelli, Italia e Spagna, II, Torino 1929, pp. 239-241.