CRISTO
Non ci è pervenuta alcuna descrizione diretta dell'aspetto fisico di Gesù. I padri della Chiesa (Iustin., Dial., 14, 8; 49, 2; Clem. Alex., Paed., 3, 3,3; Strom., 2, 22, 8; 3, 103, 3; 6, 151, 3; Tert., Adv. Iud., 14; De carne Chr., 9) interpretarono alla lettera la profezia di Isaia (53, 2): "E noi lo vedemmo ed egli non aveva né faccia né forma né bellezza" e ritennero che il C. fosse stato di brutto aspetto, interpretando questa qualità negativa come un segno della preminenza, nella personalità di Gesù, dell'aspetto interiore sull'esteriore: atteggiamento in netto contrasto con il pensiero classico sul bello (v.). Al contrario la letteratura popolare attribuisce al C. un aspetto giovanile e bello (Acta Andr. et Matth., 33; Mart. Mt., 13; Act. Pt. Verc., 5; Acta Ioh., 87, ecc.). La letteratura patristica più tarda affermerà anche essa la bellezza del C. (Ioh. Chrys., Expos. in Ps., 44, 2; Hieron., Ep., 65, 8; Comm. in Mt., i, 9, 5) desumendola dal Salmo 44, 3: speciosus forma prae filiis hominum. Per influsso gnostico spesso alla bellezza si accompagneranno proporzioni sovrumane (Herm., 9, 6 e 12; Act. Ioh., 89; e Cypr., 12). Infine per altre fonti l'aspetto di Gesù è addirittura indefinibile e varia da quello di un fanciullo a quello di un vecchio. Le descrizioni meno sommarie dell'aspetto del C. sono rare e comunque non anteriori al VI secolo.
Ugualmente tarda è la leggenda raccolta dall'anonimo di Piacenza di una immagine del C. nel pretorio di Pilato quae illo vivente depicta est.
Le più antiche notizie di immagini del C. vengono da ambiente gnostico: tra i Carpocraziani sono ricordati ritratti incoronati di Platone, Aristotele e di Gesù C. e così con Alessandro Severo si hanno raffigurazioni di Abramo, Orfeo e Apollonio di Tiana tra i quali appare il C. (Script. Hist. Aug., Alex. Sev., 29, 2). In ambiente ortodosso (Euseb., Hist. eccl., i, 16, 4 e cfr. 5) abbiamo il ricordo di polemiche contro l'introduzione di immagini del Cristo. La formazione dell'iconografia del C. avvenne quindi relativamente tardi e in due direzioni fondamentalmente diverse: l'una, la più antica, evitando una rappresentazione della figura fisica di Gesù, ne dava un equivalente simbolico, creando allegorie che intendevano esprimere il significato della sua missione e della sua divinità; l'altra, più tarda, adattava varî tipi umani già esistenti, nell'arte ellenistica, alle diverse interpretazioni dell'aspetto esteriore di Gesù.
Questo processo può essere agevolmente suddiviso in quattro fasi fondamentali: 1) il III sec.; 2) l'età tetrarchica e l'inizio del periodo costantiniano; 3) la tarda età costantiniana; 4) l'età teodosiana e post-teodosiana. Il C. è stato effigiato, isolato o nel contesto di scene storiche, secondo tipi classificabili e che caratterizzano, entro certi limiti, la concezione iconografica dei diversi periodi, come è stato schematizzato nella seguente tabella:
Tabella
III secolo. - 1. Pastore. - Durante questo periodo la figura del C. interessa soprattutto per la salvezza (σωτηρία) che da Lui deriva. Le rappresentazioni di Gesù in scene storiche (Resurrezione di Lazzaro, nelle catacombe di S. Callisto; Incontro con la Samaritana, nelle catacombe di Pretestato ecc.) dànno una immagine anonima di un individuo giovane. Il tipo invece chiaramente specificato è quello del pastore e particolarmente del Buon Pastore (v. buon pastore). All'idea del pastore si accompagna quella del Maestro (magistri pastoris sequamur exemplum, Orig., In libro I Iesu Nave, Hom., 7, 6); nell'ipogeo degli Aurelî a Roma (v.) il C. è raffigurato barbato e con il pallio, nell'atto di svolgere il rotulo dinanzi al gregge.
2. Maestro. - Le fonti letterarie in cui il C. è citato con tale appellativo sono innumerevoli; per contro le raffigurazioni di Gesù come Maestro nel periodo più antico non sono così numerose. Si ricorda nelle catacombe di S. Callisto (A, 2) la figura di uomo seduto con il rotulo e una raffigurazione di Gesù, con pallio e rotulo, e la Samaritana (cfr. altre rappresentazioni nelle catacombe di Pretestato). Invece la figura stante, sempre in S. Callisto (A, 3), rappresenta il C. come "filosofo" (v. filosofo). Il tema del filosofo cristiano è frequente nei sarcofagi: un esempio insigne è il sarcofago di La Gayolle, dove davanti al divino Pedagogo è posto, in proporzioni più piccole, il pensatore cristiano. Gesù come Maestro è anche adombrato nella figura di filosofo nel "Sarcofago dei bambini" a Ravenna; nella lastra di loculo nel Palazzo dei Conservatori, a Roma, il Maestro è seduto e attorniato da figure di donne, che non sono più le Muse dei sarcofagi pagani, ma personificazioni della fede (πίστις: cfr. l'epigrafe di Abercio: οὗτος γὰρ μ᾿ἐδίδαξε (τὰ ζωῆς) γράμματα πιστά: egli mi insegnò le lettere piene di fede della vita). Anche in una caricatura ricordata da Tertuliano (Apol., 16) il C. era raffigurato come Maestro.
3. Orfeo. - Legato al tema del pastore, cioè al motivo della salvezza, è il tipo dell'Orfeo: "C. ha convertito in uomini le pietre e le bestie" (Clem. Alex., Protr., i, 4, 4), ed è caratteristico che nei monumenti più antichi il C. Orfeo sia circondato da pecore (catacombe di S. Callisto, cubicolo di Orfeo). Soltanto in età costantiniana la raffigurazione rientrerà di nuovo nel mito classico e attributi dell'Orfeo divino saranno di nuovo le belve.
4. Corifeo. - Questa concezione è connessa in vario modo a quella del divino Orfeo. Clemente Alessandrino (Protr., 9, 88, 3; 12, 119, 11) e anche Eusebio (Laud. Const., 14, 4) usano questa immagine, di cui peraltro non sono note testimonianze monumentali. Il Kollwitz (v. Bibl.) ritiene che essa possa dare un nuovo significato alle raffigurazioni dei morti con strumenti musicali nelle mani.
5. Pescatore. - Anche questo simbolo è in rapporto con l'idea della salvezza. Esempi numerosi, tra cui: S. Callisto, A, 2; A, 3, un sarcofago di La Gayolle, uno a Roma in S. Maria Antiqua, ecc. Spesso la raffigurazione è unita a quella del battesimo (S. Callisto, A, 1; A, 3; sarcofago della via della Lungara, a Roma; sarcofago citato in S. Maria Antiqua).
6. Nocchiero. - Talvolta si incontra anche questa raffigurazione allegorica del C., cui sottostà il concetto della vita come un viaggio per mare. Le fonti letterarie sono abbastanza indicative (Act. Andr. et Matth., 5 e 17; Clem. Alex., Protr., 17, 118, 4; Paed., i, 54, 21). Esempi monumentali sono, tra gli altri: una celebre lampada di bronzo nel Museo Arch. di Firenze; un affresco in S. Callisto, A, 2 (dove la nave rappresenta la chiesa); un rilievo nel Museo Lateranense a Roma.
7. Basileus. - Al Kollwitz risulta un solo esempio di tale tipo nell'arte del periodo più antico. Nella cosiddetta stanza dell'incoronazione di spine nelle catacombe di Pretestato, nella scena dell'incontro con la Samaritana, il C. indossa un manto di porpora. Un manto di porpora indossa anche l'adlocutor, o, secondo altri, il "salvatore" nell'affresco della tomba X sotto S. Sebastiano, a Roma.
Età tetrarchica e pre-costantiniana. - 1. Taumaturgo. - Le nuove tendenze della società alla fine del III sec. e all'inizio del IV, permeata di elementi "piccolo-borghesi", si fanno sentire anche nella sfera dell'arte cristiana, dove la maggior parte dei simboli elaborati precedentemente cade insieme alle idee che esprimeva. Al loro posto subentra una raffigurazione assai meno impersonale delle azioni terrene di Gesù, sia nei sarcofagi, sia nella pittura. Per Eusebio (Ad S. coet., 15, 18), l'attività del C. come soccorritore dei bisognosi è parte essenziale della missione di Lui sulla terra. La serie delle raffigurazioni dei miracoli del C. si inizia poco prima dell'età della libertà della chiesa: è annunciata dalla tavoletta di loculo del Palazzo dei Conservatori a Roma, già citata, dal sarcofago del Museo del Laterano, n. 119, e dai frammenti policromi del Museo Naz. Romano; ma mentre nei primi due monumenti è raffigurata la Resurrezione di Lazzaro, documentata già prima, i frammenti policromi, tetrarchici, sviluppano un intero grande ciclo cristologico. Il C. di tutte queste scene è giovane e sbarbato, talora in abito di filosofo cinico.
2. Pastore. - Anche in questa epoca si trovano numerose raffigurazioni del Buon Pastore (v. buon pastore).
3. Orfeo. - Continua la presentazione di Orfeo tra le pècore, ma incominciano ad apparire anche raffigurazioni di Orfeo circondato dalle belve. Nell'interpretazione letteraria le belve sono gli uomini cattivi che il divino Orfeo ammansisce (Clem. Alex., Protr., i, 4, 1) oppure personificazioni delle passioni (Clem. Alex., Paed., 3, 35, 1).
Il trionfo sulle belve, in questo nuovo senso cristiano, è espresso in un sarcofago di Gerona con il C. tra i leoni.
4. Maestro degli Apostoli. - Questa nuova creazione è veramente rappresentativa dell'epoca. Le prime raffigurazioni sono già anteriori alla pace della chiesa (soffitto in SS. Marcellino e Pietro, stanza 5 a). Il tema sembra estraneo al repertorio catacombale, in quanto non ha significato sepolcrale: lo si trova di solito in absidi come rispondenza, forse, agli edifici di culto sopra terra. Si ritiene che il tipo derivi principalmente da qualche autorevole composizione dei primi tempi costantiniani, forse dall'abside della basilica costantiniana al Laterano, dedicata al Salvatore, di cui si avrebbe un'eco nell'abside di S. Aquilino a Milano. La composizione del Laterano è però discussa: v. avanti, Basileus celeste.
5. Adorato. - Alcuni sarcofagi occidentali a più zone recano talora al centro la figura di un orante tra due apostoli, oppure tra le scene bibliche della moltiplicazione del pane e del vino. Altre volte il personaggio posto tra i due apostoli è seduto in cattedra e ai due lati sono posti due personaggi in proskynesis. Lo stesso tema in un affresco nelle catacombe di Domitilla.
Tarda età costantiniana. - 1. Basileus. - La raffigurazione è tipica di quell'epoca, di cui il grande fatto storico è appunto l'avvento di un imperatore cristiano. Il C. ha le insegne dell'imperatore terreno: il nimbo, la mano alzata, il globo, il trono, la porpora.
2. Datore della Legge. - La grande creazione di questo periodo è la rappresentazione del C. che consegna la legge a Pietro. Sembra che fosse concepita per l'abside dell'antica S. Pietro e se ne conserva un esempio in un'abside della chiesa di S. Costanza (v. roma, S. Costanza). Il C. è barbato, e tale tipo diventerà definitivo; inoltre ha, come l'imperatore, il nimbo e la mano alzata. Egli consegna la legge a Pietro, che la riceve, secondo il cerimoniale imperiale, con le mani velate, mentre Paolo applaude. La scena ha infatti il suo parallelo in monumenti imperiali (si confronti il missorium di Teodosio nella Biblioteca Nazionale di Madrid). È documentata anche la raffigurazione della consegna della legge a Paolo. Ce ne rimane un esempio in una lastra a Costantinopoli (Mendel 1328) e torna nella composizione esterna di alcuni sarcofagi di Ravenna. Il C. è sbarbato e assimilato al tipo del ritratto imperiale contemporaneo.
3. Kosmokrator. - C. siede sul trono, collocato sul velo di nubi che stende su di sé Coelus; ha nella sinistra il rotulo e alza la destra nel gesto dell'oratore. Il tipo del C. è giovanile. Si ha un esempio famoso di questa rappresentazione nel sarcofago di Giunio Basso nelle Grotte Vaticane. Lo schema è di origine antica (Arco di Galerio a Salonicco).
4. Vincitore. - In questo periodo fa la sua comparsa il tema della, Passione, in cui il C. si rivela trionfatore. L'esempio più antico è il sarcofago Laterano 171, con al centro la crux invicta. Il tema, frequentissimo nella letteratura, è ignoto alla pittura.
5. Datore di corone. - Il trionfo del C. è anche trionfo dei Suoi seguaci. Perciò il C. appare nell'atto di distribuire le corone, simbolo di vittoria. Il motivo ha numerosi riscontri nella letteratura e presenta qualche affinità nell'arte pagana (cfr. Hestia Polyolbos nel tessuto di Dumbarton Oaks). La maggior parte delle raffigurazioni appartengono all'età successiva; di questa epoca si ricorda un affresco nelle catacombe di Domitilla.
6. Acclamato. - Le immagini di devozione, che ebbero tanto valore nell'arte medievale, appaiono per la prima volta in questo periodo. Già si è vista la figura di Paolo acclamante nella Consegna della Legge a Pietro e apostoli acclamanti son anche nella scena della Consegna della Legge a Paolo. Uno degli esempi più antichi di questo tipo è il sarcofago di S. Maria in Porto fuori, a Ravenna, dove sono quattro apostoli acclamanti.
7. Taumaturgo. - Anche in questo periodo si mantiene il tipo giovanile e sbarbato, (v. Tavola a colori).
Età teodosiana e post-teodosiana. - 1. Adorato. - Tra i temi posti dall'età precedente e potenziati e sviluppati da questa, occupa in primo posto. Il carattere aulico ne fu accentuato soprattutto con il ricorso all'Apocalisse giovannea.
2. Datore della Legge. - La consegna della Legge raccoglie gli Apostoli acclamanti intorno al gruppo centrale di Paolo, C. e Pietro, particolarmente nei sarcofagi detti "a porte di città" (v. sarcofagi) e anche qui l'influenza delle cerimonie e dell'arte di corte è trasparente.
3. Maestro degli Apostoli. - Le nuove tendenze si manifestano in vario modo in questo tipo di rappresentazione. Nel monumento più antico, il mosaico in S. Aquilino a Milano, le innovazioni (il C. ha il nimbo monogrammato) non sono tanto sensibili dal punto di vista strettamente iconografico, ma nel rilievo da Yedikule, nei Musei di Berlino, è notevole l'immobilità della figura del C. che non compie alcun gesto per parlare, restando così impassibile e assoluta manifestazione della potenza divina. Mentre nei primi due esempi il C. è sbarbato e giovane, in sarcofagi della Gallia con la stessa scena Egli è raffigurato con la barba, per influsso dell'iconografia contemporanea della Consegna della Legge. Negli esempî occidentali, il C. è nell'atteggiamento di chi insegna, mentre gli Apostoli sono in conversazione tra di loro. Il monumento più insigne è il mosaico absidale di Santa Pudenziana a Roma. Qui il rapporto con le composizioni più antiche è chiaro soltanto nella rappresentazione dei due gruppi di Apostoli che discutono. Il C., nimbato, siede sul trono al centro della Gerusalemme celeste, con le sue dodici porte e con il trofeo della croce, in cui anche recentemente si è voluto individuare una riproduzione dell'edificio costantiniano. A destra e a sinistra due figure femminili Lo incoronano. In alto sono gli animali apocalittici.
4. Basileus celeste. - La visione apocalittica cui si ispira il mosaico di S. Pudenziana è particolarmente sviluppata negli archi trionfali delle basiliche. Al centro sta il trono dell'Agnello, circondato dai sette candelabri, simboli delle sette chiese dell'Apocalisse, e sui lati sono i ventiquattro seniores, anch'essi parte della apparizione apocalittica, che offrono corone (S. Paolo fuori le mura, mosaici carolingi derivati da prototipi paleocristiani). Gradualmente le raffigurazioni si distaccano sempre più dall'aderenza al testo apocalittico. Il tema frequente nelle absidi più recenti è quello dell'accoglienza del santo o dei santi titolari nel palazzo sacro, con Pietro e Paolo (Roma, SS. Cosma e Damiano) o Angeli (S. Vitale, a Ravenna) come admissionales. Secondo G. J. Hoogewerff una raffigurazione più o meno simile sarebbe stata nell'abside della basilica del Laterano e ne sussisterebbe il ricordo in una lastra marmorea di Anagni in cui è rappresentato l'Adventus (400 d. C.). In tali raffigurazioni è palese l'influsso del cerimoniale di corte. Il C. di tali scene è barbato, salvo che a Ravenna e nei monumenti affini (Parenzo); Egli si leva sulle nubi (SS. Cosma e Damiano) o è semplicemente stante (Napoli, Battistero) o siede sul globo (S. Vitale a Ravenna e, a Roma, S. Lorenzo fuori le mura). Nella cappella arcivescovile di Ravenna si ha la rappresentazione eccezionale del C. loricato. Egli è in piedi su un serpente e su un leone (analoga raffigurazione nella catacomba di Karmuz, dove però il C. ha il pallio e il libro). Agli stessi principî di esaltazione del Basileus celeste si ispira la rappresentazione del trono vuoto (Roma, S. Maria Maggiore; Ravenna, Battistero degli Ortodossi ecc.).
5. Vincitore. - In alcune delle rappresentazioni citate, una mano sporge dalle nubi per incoronare il C. (SS. Cosma e Damiano, catacomba ad Decimum), allo stesso modo in cui nell'arte profana la mano divina scendeva a incoronare l'imperatore. Ma in questa epoca il monumento caratteristico della vittoria del C. è dato dalla raffigurazione di lui sul monte del Paradiso con la croce gemmata. In connessione con le raffigurazioni della maestà, il C. è qui di nuovo sbarbato. Il prototipo può essere ricercato nel monumento di Costantino con in mano la croce eretto a Roma dopo la vittoria su Massenzio (Eus., Vita Const., i, 40). In questo processo, un punto di arrivo è segnato dalla raffigurazione del C. con la crux triumphalis (frammento di un sarcofago con scene della passione nel Laterano) e dal C. il tipo passerà anche ad alcuni dei suoi martiri (S. Lorenzo). In alcuni sarcofagi il C. così raffigurato è in mezzo agli Apostoli acclamanti. Nel mosaico di S. Michele in Affricisco (Berlino, Musei) esso è tra gli Angeli.
6. Patiens. - Oltre che nelle raffigurazioni su indicate, il tema del sacrificio di Gesù è trattato nella prima età teodosiana (lipsanoteca di Brescia) anche in scene derivate da cicli di contenuto storico. Alla adesione a un tipo di rappresentazione narrativo si unisce l'intento di una raffigurazione realistica. Così troviamo la crocefissione in un avorio del British Museum (accanto al suicidio di Giuda, che prova il carattere ciclico della raffigurazione) e, nella porta intagliata di S. Sabina a Roma, accanto ad altre scene del Vecchio e del Nuovo Testamento. A S. Sabina, per la prima volta in simili raffigurazioni, il C. è barbato, così come sarà in seguito (VI sec.) nella serie di mosaici relativi alle storie evangeliche di S. Apollinare Nuovo a Ravenna (un monumento dove altri mosaici hanno la figura del C. sbarbato) e nelle miniature del Codice Purpureo di Rossano Calabro, tra i primi cicli cristologici di carattere narrativo che ci siano pervenuti.
7. Infans. - Un poco meno recente è il ciclo dell'infanzia di Gesù. Il periodo più antico conobbe soltanto alcune rappresentazioni, come la visita dei Magi, il presepe, l'adorazione dei pastori. Ora si sviluppano interi gruppi di scene relative all'infanzia che seguono due schemi fondamentali che si possono definire rispettivamente idilliaco e aulico. Della prima tendenza sono monumenti celebri il dittico delle cinque parti del Duomo di Milano, gli intagli della cattedra di Massimiano a Ravenna (dove la serie narrativa dell'infanzia di Gesù è accompagnata da quella, ugualmente narrativa, della vita di Giuseppe Ebreo, derivata da cicli più antichi; cfr. bibbia). La seconda è soprattutto rappresentata dai mosaici dell'arco trionfale di Santa Maria Maggiore a Roma, dove la nascita di Gesù è simile a quella di un principe reale, la visita dei re Magi è simile alla presentazione dell'Aurum coronarium, l'arrivo in Egitto ha il tono di una festosa apantesis.
9. Taumaturgo. - Il ciclo dei miracoli si inserisce ovviamente tra i due sopra menzionati. Naturalmente si tratta del gruppo di raffigurazioni più variabile nei varî cicli; tuttavia è elemento costante, in questa età, la raffigurazione del C. giovane e sbarbato che si ritrova anche in quelle serie (per esempio, come si è visto, S. Apollinare Nuovo) dove il ciclo della passione presenta la figura di Gesù barbato.
10. Pastore. - Una breve riviviscenza di questo tema si ha ancora in età teodosiana. Si ricordano due sarcofagi a porte di città; quello da Tolentino e quello di Parigi. A Ravenna, nel mausoleo di Galla Placidia, il C., col vestito di porpora e con la croce gemmata, pascola le pecore simile a un pastore regale.
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