ROCCATI, Cristina
– Nacque a Rovigo il 24 ottobre 1732 da Giovan Battista e da Antonia Campo, ambedue appartenenti a famiglie dell’aristocrazia cittadina.
Di ingegno acuto e vivace sin dalla più giovane età, il padre affidò la sua educazione a don Pietro Bertaglia di Arquà, in seguito rettore del seminario di Rovigo, alla cui scuola, frequentata da altri giovani, apprese le lingue classiche, iniziando a comporre versi. Divenne tanto abile in quest’arte che nel 1747, all’età di quindici anni, venne ammessa a una seduta dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, nel corso della quale, per la prima volta, poté recitare pubblicamente dei propri versi e fu onorata come poetessa. All’epoca strinse amicizia con il letterato rodigino Girolamo Silvestri – lettore di logica e metafisica presso i Concordi ed esperto di questioni agrarie legate al Polesine –, il quale conservò gli epistolari di Roccati presso l’Archivio della Biblioteca dei Concordi.
Interessata non solamente agli studi letterari ed eruditi, il 25 settembre dello stesso 1747, dopo aver ottenuto il consenso paterno e accompagnata da una zia, Anna, e dal maestro Bertaglia, si trasferì a Bologna, dove ebbe il privilegio, prima studentessa forestiera, di essere ammessa tra gli scolari artisti dello Studio. In quella città, tra il 1747 e il 1751, va collocata la sua preparazione: lì iniziò a seguire le lezioni di logica del cartesiano Bonifacio Collina, si applicò altresì alla metafisica e alla morale; studiò geometria sotto la guida di Giovanni Angelo Brunelli, assistente della Specola, avvicinandosi alla meteorologia e all’astronomia. Fu però lo studio della fisica che l’assorbì maggiormente, accompagnato da quello delle scienze naturali e della matematica. Studi severissimi, per i quali comunque non trascurava l’apprendimento della lingua francese, sotto la guida di Pietro Vert, oltre che iniziare a imparare quella greca.
Nel periodo bolognese intrattenne rapporti di stima e amicizia con il maestro Collina e contemporaneamente mantenne rapporti con gli amici rodigini, ai quali inviava versi, sia italiani sia latini. In quel periodo tali componimenti comparvero in vari coronali, guadagnandole pure a Bologna la fama di poetessa che aveva in patria. Nell’aprile del 1749 ottenne il grado accademico e titolo onorario di consigliatrice dello Stato veneto, massimo riconoscimento per uno studente dello Studio felsineo. Tanti meriti le procurarono anche l’associazione a numerose accademie: a partire da quella dei Concordi di Rovigo nel 1749; l’anno successivo venne ammessa tra gli Apatisti di Firenze e all’Accademia letteraria di Pistoia; entrò nell’Arcadia con il nome di Aganice Aretusiana; nel 1753 venne ammessa all’Accademia degli Ardenti di Bologna e dei Ricoverati a Padova e, nel 1754, degli Agiati di Rovereto.
A Rovigo, il 4 agosto 1750, nella chiesa della Beata Vergine del Soccorso, sostenne la prima delle quattro tesi preliminari alla laurea, come era consuetudine all’Università di Bologna per gli studenti stranieri. Le tesi, una di logica, una di fisica, due di metafisica, vennero sostenute magistralmente da Roccati di fronte ai quattro ‘argomentanti’: i monaci olivetani Giuseppe Marini di Brescia e Giuseppe Maria Callegari di Venezia, Gasparo Giro di Rovigo e Giovanni Salizzi di Vicenza.
Questi i titoli delle tesi: 1) Cartesii de omnibus dubitantis sententiam improbamus et confutamus. Haec enim de omnibus dubitatio inutilis est, et immo periculosa; 2) Physica quae corporum scientia est nostra quidem et recentiorum sententia ut formam substantialem explicet, in corporibus vitae expertibus non adfert nisi partium harmoniam, ex qua proprietates evidentissime diversae oriantur; 3) Universae Philosophiae praestantior pars, quae Methaphysica dicitur, Ens necessarium existere, quod Deum vocamus, invictis rationibus demonstrat; 4) Non ex sola fide, sed ratione etiam naturali constare animae immortalitatem hanc latere non posse, libentissime definiamus.
Il 15 aprile 1751 sostenne quindi una conclusione semipubblica a Bologna e il 5 maggio successivo, accompagnata dinnanzi al Collegio dei dottori e presentata ai colleghi dalla rinomata fisica Laura Bassi, ottenne la laurea dottorale con pieni voti. In una lettera del 6 maggio 1751 inviata al segretario dei Concordi Ludovico Campo, Silvestri descrisse la cerimonia: «si portò [la Roccato] valorosissimamente e si meritò che né meno uno le negasse l’onore che riceveva. Anzi furono presi dalla meraviglia li più del suo valore e franchezza. [...] Dopo la ballotazione nella sala esterna piena di popolo, il dott. Donelli le pose la laurea in capo ed il Priore del Collegio volle distinguerla recitando egli, in vece del promotor Balbi un’orazione latina in sua lode e in lode di Rovigo» (Cessi, 1901, pp. 60 s.).
Nello stesso 1751 rientrò trionfalmente a Rovigo, quindi si spostò a Padova per proseguire i propri studi scientifici, in particolare per approfondire le dottrine newtoniane sotto la guida di Gian Alberto Colombo, docente di astronomia e matematica. Con il maestro instaurò presto un rapporto di profonda stima, tanto che egli era solito paragonarla ad altre studiose illustri, da Vittoria Colonna a Laura Bassi a Maria Gaetana Agnesi, lodandone i progressi negli studi e ammirandone i versi. A Padova studiò il greco e l’ebraico, continuando a coltivare i propri interessi letterari e a comporre versi.
Nel medesimo anno, all’interno dell’Accademia dei Concordi era stato inserito il locale Istituto delle scienze, istituzione che affiancò alla tradizionale cultura erudita e letteraria dell’Accademia anche quella scientifica, allo scopo di divulgare le discipline più utili al progresso, con una particolare attenzione per il pubblico giovanile. Nella seduta accademica del 27 luglio venne affidato a Roccati un pubblico corso di lezioni di fisica da tenersi due giorni alla settimana, da novembre a luglio: «Ella accettò ben volentieri l’incarico e subito si dedicò all’ufficio assegnatole inviando da Padova le prime due lezioni che il Presidente (allora Ludovico Campo) fece conoscere ai concittadini» (p. 63).
Dell’attività scientifica di Roccati di quel periodo rimane poco: solo i suoi versi poetici vennero pubblicati mentre l’epistolario, iniziato nel 1747, si arresta al 1754. Nel 1753 compilò una dissertazione meteorologica sulla natura dei fulmini, apprezzata da Colombo, di cui però si sono perse le tracce. Le 51 lezioni di fisica tenute all’Accademia dei Concordi dal 1751 al 1777, tuttora inedite, non sono presentate in ordine cronologico, e solo in parte sono datate e titolate: è tuttavia possibile ricostruire la struttura interna dei corsi; i tre saggi del 10 gennaio, 17 marzo e 10 maggio 1774 rappresentano l’ultima testimonianza documentata della sua attività di insegnante.
«Divulgatrice appassionata, anche se non originale ricercatrice» (Soppelsa - Viani, 1999, p. 212), nella Prolusione del 15 novembre 1751 Roccati esordiva: «Tratterò io dunque la Fisica; [...] e quanto potrò al più m’ingegnerò ’sta sera di brevemente mostrarvi, quanto sempre sia stata in pregio questa scienza, e ’l piacere, e ’l diletto che in istudiandola ne apporta, e l’utilitade finalmente ch’essa ne reca a quelli che si applicano da dovere a considerare le tante cose, ond’ella è ripiena» (Rovigo, Archivio dell’Accademia dei Concordi, Mss. Conc., 312/2: Prolusione, c. 4).
La lettura di queste lezioni, rivolte a un pubblico eterogeneo, dimostra una profonda assimilazione dell’opera newtoniana e della letteratura scientifica del tempo. Netto, da un lato, il suo rifiuto dell’aristotelismo; dall’altro, esplicita la sua scelta per il copernicanesimo e per la scienza galileiana.
Il corso di fisica, tenuto per oltre un ventennio, non tratta in modo omogeneo tutte le parti della disciplina: manca totalmente la fisica dei fluidi e non affronta il calcolo infinitesimale e probabilistico. Meglio rappresentate sono le competenze naturalistiche, chimiche e geodetiche. Sue letture furono i corsi di lezioni di Willelm Jacob’s Gravesande e Pieter van Musschenbroek, così come le riviste pubblicate dalle più prestigiose accademie del tempo, da Parigi a Londra a Pietroburgo. Assente qualsiasi esempio pratico; qualsiasi riferimento alla comune esperienza quotidiana; mai un accenno a qualsivoglia dibattito o questione sollevata all’interno del corso. Come hanno sottolineato Maria Laura Soppelsa ed Eva Viani (1999), «L’immagine complessiva è quella di un monologo durato vent’anni, di un discorso unitario – quasi progettato a priori» (p. 220).
Nel maggio del 1752 Roccati rientrò definitivamente a Rovigo, forse a causa delle vicende familiari che videro il padre implicato in uno scandalo finanziario a causa del quale, il 15 agosto, dovette fuggire dalla città, lasciando la famiglia, il cui onore e prestigio erano stati ormai infangati, a dover fronteggiare una difficile situazione economica. Il padre tornò a Rovigo nell’aprile del 1754, per morirvi il 4 ottobre dello stesso anno.
Roccati, rimasta sola con la madre e i fratelli Alessandro e Marianna, dovette occuparsi delle questioni familiari; iniziò a evitare le pubbliche occasioni, ma non smise di studiare e scrivere e continuò a dare le proprie lezioni di fisica ai Concordi che, nel 1754, l’avevano eletta Principe.
Poco è noto delle sue attività e delle vicende private di quegli anni rodigini: dalla datazione delle 51 lezioni superstiti della Concordiana, risulta che ci fu un’interruzione di cinque anni, dal 15 giugno 1769 al 1774.
Fu proprio nel 1769 che morì il fratello Alessandro, lasciando sola la moglie, Angela Tonietti, con quattro figlie ancora bambine: fu allora che, dopo un contenzioso con la cognata, le nipoti furono affidate alla famiglia paterna. Solo dopo dieci anni avvenne una riconciliazione e a quel punto le sorelle Cristina e Marianna Roccati rinunciarono ai propri beni a favore delle nipoti.
Nel 1777 Roccati lasciò l’«onus academicum» (Cessi, 1901, p. 65), ma non per ritirarsi del tutto dal pubblico insegnamento: sino alla morte, che la colse il 16 marzo 1797, continuò a partecipare alle sedute straordinarie dell’Accademia.
Venne sepolta nella tomba di famiglia, presso la chiesa di San Francesco a Rovigo.
Opere. Componimenti poetici per l’ingresso di S. E. Almorò Barbaro Procuratore di S. Marco a S.E. Cecilia Emo Barbaro Procuratessa, Venezia 1750; Componimenti poetici per le nozze di S.E. Maria Foscarini con S.E. Andrea Cornaro, Rovigo 1751; Componimenti in lode di S.E. Gaetano Dolfin, Rovigo 1752; Rime e versi per l’ingresso solenne alla dignità di procuratore di San Marco, per merito, di S.E. il Signor Cav. Luigi Pisani, Venezia 1753, p. 49; Poesie italiane e latine per la promozione dell’Eminentissimo Principe Cardinale Arrigo Enriquez, Camerino 1754; Componimenti poetici in occasione che l’illustrissima Maria Elisabetta Lazari si professa religiosa di San Francesco nel Venerando Monastero di S. Sepolcro a Venezia, Venezia 1755, p. 16; Orazione e poetici componimenti umiliati dalla città di Rovigo a S. L. Girolamo Lion, Podestà e Capitano di Rovigo, nel termine della Sua reggenza, Rovigo 1757; Per le felicissime nozze di Sua Eccellenza il Signor Pietro Contarini e la Signora Maria Venier. Poetici componimenti, Padova 1758, p. 108; Poetici componimenti degli Accademici Concordi di Rovigo per le faustissime nozze di Sua Eccellenza Chiara Zeno con Sua Eccellenza Sebastiano Mocenigo, s.l., 1759, p. 49; Poesie per l’esaltazione al Ducal Soglio di Venezia del Serenissimo Principe Marco Foscarini, Padova 1762, p. 49; Componimenti poetici per l’ingresso solenne alla dignità di proccuratore di S. Marco, per merito, di sua Eccellenza il Signor Lodovico Manin, Venezia, 1764, p. 49 e pp. 50 s.; Rime di donne illustri a S. E. Caterina Dolfina Cavaliera e Procuratessa Tron nel gloriosissimo ingresso alla dignità di procuratore, per merito, di S. Marco, di S. E. Cav. Andrea Tron, Venezia 1773; Componimenti per la partenza del glorioso reggimento di Rovigo di S. E. Andrea IV da Lezze, Venezia 1782.
Fonti e Bibl.: Rovigo, Archivio dell’Accademia dei Concordi, Mss. Conc., 312/2: Prolusione e 50 lezioni di fisica; Mss. Conc., 381/109; Mss. Conc., 352-43; Mss. Silv. 192-197; Mss. Silv. 195; Mss. Silv. 203; Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Mss., A2410: Poesie di Cristina Roccati; Mss. A2421, Christinae Roccatae Rodiginae variorum carminum liber.
G. Grotto, Lodi della dottoressa C. R. Orazione recitata per ordine della letteraria Accademia dei Concordi di Rovigo nell’esequie a lei celebrate, Venezia 1815; U. Cessi, Una dottoressa rodigina del secolo XVIII. Nuove notizie e documenti, in Ateneo veneto, XXIV (1901), 1, pp. 43-76; A. Rossaro, C. R. socia dell’Accademia degli Agiati e il suo tempo, Rovereto 1913; P. Findlen, A forgotten Newtonian. Women and science in the Italian provinces, in The sciences in enlightened Europe, a cura di W. Clark - J. Golinski - S. Schaffer, Chicago 1999, pp. 313-349; M.L. Soppelsa - E. Viani, Dal newtonianesimo per le dame al newtonianesimo delle dame, in Donne, filosofia e cultura nel Seicento, a cura di P. Totaro, Roma 1999, pp. 211-240; M. Focaccia, C. R. (1732-1797), in Dizionario biografico delle scienziate italiane (secoli XVIII-XX), I, Architette, fisiche, chimiche, dottoresse, a cura di M. Focaccia, Bologna 2012, pp. 113-117.