CRISTIANO di Magonza
Succedette nel 1165 al ribelle Corrado di Wittelsbach nell'arcivescovado di Magonza, in compenso della fedeltà con cui aveva servito l'imperatore Barbarossa. Nel 1164 fu ambasciatore a Genova; poi, nel 1167, col cancelliere Rinaldo di Colonia, all'assedio di Roma e all'incoronazione imperiale. Morto Rinaldo, C. divenne cancelliere, e, come tale, riportò notevoli successi, tra gli altri l'elezione di Enrico figlio di Federico a re dei Romani (1169). Legato in Italia durante l'assenza dell'imperatore, tentò nel 1171 d'accordare Genova con Pisa e di attirare nell'orbita imperiale le città toscane. Ma il suo contegno partigiano verso Genova fece fallire l'impresa. Venuto a Roma, tentò, invano, di impadronirsi di Tivoli e del papa Alessandro III; e si rivolse allora con numerose forze contro Ancona, ma, sebbene aiutato dai Veneziani, non poté aver ragione dell'eroica resistenza anconitana; e fu costretto a levare l'assedio (1173). Frattanto il Barbarossa ridiscendeva in Italia e assediava Alessandria. C., impegnato a combattere nel bolognese, non poté recargli aiuto. Ma sconfitto un esercito normanno in Puglia e impadronitosi di alcune città dell'Italia centrale, mosse per ricongiungersi a Federico: appunto per impedire questa unione ebbe luogo la battaglia di Legnano. Nelle trattative posteriori, egli fu tra gli ambasciatori a papa Alessandro III che, ad Anagni (1176), posero le basi dell'accordo stipulato l'anno successivo a Venezia. In questa occasione C. capitanò il partito dei vescovi germanici che, stanchi della lotta, volevano la pace col papa. A lui, anzi, rientrato nel grembo della chiesa cattolica, spettò, come legato imperiale, di ricondurre a Roma Alessandro, allontanandone l'antipapa. Tornato da questa missione, il cancelliere, per il malcontento suscitato dal suo governo nell'Italia centrale, per le mene dell'imperatore greco, per l'odio personale dei marchesi di Monferrato, fu fatto prigioniero dal marchese Corrado e liberato sulla fine del 1179, dopo avere versato cospicuo riscatto, con l'espressa condizione di non scendere più come legato imperiale in Italia. Ma dall'Italia non si mosse e, chiamato ancora in aiuto da papa Lucio III costretto ad uscire da Roma, C. morì di febbre violenta, nella campagna romana, il 28 agosto 1183. Scompariva così il collaboratore e principale strumento di Federico nella lotta contro i Comuni, due mesi dopo la conclusione della pace di Costanza.
Bibl.: C. Verrentrapp, Erzbischof Christian I von Mainz, Berlino 1867; P. Torelli, I patti della liberazione dell'arcivescovo Cristiano di Magonza, ecc., in Miscellanea di Storia italiana, s. 3ª, XIII (1909).