Crisippo Filosofo (n. Soli o Tarso, in Cilicia, verso il 280 a.C
m. Atene intorno al 205 a.C.). Successore di Cleante nello scolarcato della Stoa, fu scrittore assai prolifico. Ammirato per la vivace dialettica, ampliò le teorie della sillogistica aristotelica, ma soprattutto conferì allo stoicismo antico quella grandiosa sistemazione che rimarrà fondamentale per tutto il pensiero posteriore. In C. il problema eleatico di un’intuizione certa e sicura del mondo viene riformulato sulla base del netto rifiuto del mondo platonico delle idee: la scienza può aversi unicamente con la conoscenza certa e sicura del singolo corpo, con la rappresentazione che riproduce e intende l’oggetto (φαντασία καταληπτική), e in cui risiede quindi il «criterio della verità». Fra i singoli corpi individuali emerge naturalmente il corpo umano e soprattutto il «sapiente», ossia colui che è capace di condurre una vita schiettamente razionale. In tal modo l’etica viene a costituire la parte centrale della dottrina stoica, collocandosi fra la logica e la fisica. Ma alla ragione si oppone il corpo, coi suoi appetiti e affetti; e, a differenza dei peripatetici, che li volevano temperati, C. pensa che vadano radicalmente estirpati (Sugli affetti). Così, all’azione retta (κατόρϑωμα) in cui si esprime la vita morale, si oppone il peccato; al sapiente, che segue le disposizioni virtuose dell’anima (come la temperanza, la giustizia, il valore), si oppone l’insipiente, che tutto ignora e che vive, come in uno stato perpetuo di errore, attratto dai mali (smodatezza, ingiustizia, viltà). Posto il fine ultimo nella «vita secondo natura», il problema della fisica sorge, quindi, in funzione dell’etica. E poiché non esistono che corpi, e, d’altro lato, nella vita ha parte preponderante l’elemento razionale, ossia il λόγος, C. ritorna alla dottrina eraclitea, nella quale la «ragione» è, nell’aspetto del fuoco, il principio del mondo, che penetra tutte le cose (compresa l’anima, che per C. è corporea e immortale, come uno «spirito caldo e infuocato»), e le ordina in cosmo. Un cosmo che muore e rinasce, periodicamente e sempre identico a sé stesso, attraverso la conflagrazione universale (ἐκπύρωσις), come dopo il «grande anno» eracliteo. Su tutto domina il fato (僵αρµένη); un fato che è però provvidenza (πρόνοια), giacché il fuoco eterno è al contempo la divinità, e tutto ciò che accade, accade, quindi, nel migliore dei modi.