Crisi del berlusconismo
Il 2011, con le clamorose sconfitte del PDL e della Lega Nord nelle elezioni di Milano, Napoli, Trieste, Cagliari e Novara, ha messo in luce con grande chiarezza non soltanto il declino di Silvio Berlusconi, ma anche la crisi del berlusconismo. Per cogliere l’importanza di questa svolta decisiva occorre stabilire ciò che l’uno e l’altro rappresentano, dopo 17 anni.
Entrato in politica nel 1994, Silvio Berlusconi ossessiona l’Italia e divide gli italiani. Approfittando della profonda crisi politica dei primi anni Novanta, è riuscito nell’impresa di essere percepito come un uomo nuovo e ha costruito una figura di leader politico del tutto inedita. Si forgia un personaggio a due facce, quello dell’antipolitica, che infrange le regole e i tabù, e quello, opposto, del grande capo di Stato responsabile. Rivoluziona la comunicazione politica con le tecniche del marketing e l’utilizzo massiccio dei sondaggi; mobilita le sue televisioni, facendosi così carico del conflitto d’interessi, e, quando è al potere, esercita il controllo anche della RAI; crea Forza Italia, un partito totalmente devoto alla sua persona. In un primo tempo forma una vasta coalizione di centro-destra, più di recente un partito, il PDL, solidalmente alleato alla Lega Nord, per raccogliere gli elettori che vanno dall’area di centro ai confini della destra estrema.
La sua ascesa appare irresistibile, vincendo le elezioni nel 1994 come nel 2001, sebbene non risulti imbattibile, dal momento che il suo governo non dura più di sette mesi nel 1994 e deve scontare due sconfitte elettorali, nel 1996 e nel 2006. L’abilità di Berlusconi risiede nel fatto che ha saputo dare vita al berlusconismo, un’egemonia culturale che cementa il suo blocco sociale. In effetti, approfittando del silenzio assordante della sinistra, Berlusconi propone dei valori contraddittori – liberismo e protezionismo, Europa e sentimento nazionale, modernità e tradizione – al fine di aggregare gruppi sociali differenti, commercianti e artigiani, imprenditori e liberi professionisti, cittadini poco politicizzati, impauriti dall’Europa, dalla globalizzazione, dalla presenza di stranieri, e settori che mantengono un rapporto privilegiato con il mondo ecclesiastico. Oggi questo dispositivo si erode. Silvio Berlusconi aveva già deluso, alla fine della XIV Legislatura, dal 2001 al 2006, ma aveva limitato i danni grazie al suo ascendente personale. Nel 2008, quando ha avuto una maggioranza schiacciante e tutte le leve per governare (un’opposizione al tappeto, una maggioranza parlamentare assoluta, un partito ben inquadrato, un alleato – la Lega Nord – fedele, un’elevata popolarità), qualcosa è saltato. Nonostante tutti i suoi sforzi, il leader non riesce più a nascondere l’usura del tempo. È stato indebolito dalle rivelazioni sulla sua vita privata, dai molti processi in corso e dal conflitto con uno dei suoi primi alleati: Gianfranco Fini. Nella sua azione ha molto pesato l’attenzione alle leggi ad personam, che la Consulta ha censurato a più riprese. Gli incessanti attacchi nei confronti dei suoi nemici (la magistratura, l’opposizione, la stampa), infastidiscono tanto più in quanto esaspera, nonostante l’attuazione di alcune riforme, la mancanza di realizzazioni concrete da parte del governo. La gestione della crisi libica e quella degli immigrati sono apparse caotiche. Gli elettori di centro-destra esprimono la loro disillusione nei sondaggi e, al primo turno delle elezioni amministrative, si rifugiano nell’astensione o votano per le opposizioni. Ma, soprattutto, è cambiato il vento. In questo anno, in cui ricorre il 150° anniversario dell’Unità, mentre si accentua il degrado della situazione economica e sociale, sembra emergere la consapevolezza del fatto che l’Italia di oggi non è all’altezza delle sfide colossali che deve affrontare.
Si afferma un’aspirazione a rinnovare la democrazia e a restaurare l’immagine dell’Italia, che spiega senza dubbio l’immensa popolarità del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Il fascino del leader si dissolve, l’edificio del berlusconismo si incrina. Resta da capire quanto tempo richiederà questo doppio cedimento e cosa si potrà riedificare in questo cantiere di rovine.
L’imprenditore
La carriera imprenditoriale di Silvio Berlusconi (n. 1936) resta un aspetto forse insufficientemente esplorato della sua biografia, nonostante la notevole importanza che essa ha avuto nel renderlo un politico ‘diverso’ dalla maggior parte dei suoi concorrenti e nella stessa immagine di ‘uomo del fare’ che egli ha accuratamente coltivato. Per esempio, il ruolo svolto nel settore immobiliare prima e in quello dei media (televisione ed editoria) poi è stato di cruciale importanza nel fare di Berlusconi l’araldo dei cosiddetti ‘ceti produttivi’, e in particolare dei piccoli e medi imprenditori (spesso gli stessi che tramite le sue televisioni hanno per la prima volta potuto accedere al mercato della pubblicità). Non meno importante è stata la conquista della Mondadori, con cui ha acquisito un peso rilevante nel campo dell’editoria e dell’industria culturale. Inoltre, la presidenza del Milan e i successi riportati dalla sua squadra di calcio – divenuta una delle più importanti in Europa, protagonista e ripetutamente vincitrice del campionato italiano e della Champions League – hanno contribuito a rendere il suo nome ben noto al vasto pubblico degli appassionati, un fattore la cui importanza politico-elettorale è indirettamente confermata dal nome stesso dato al partito (Forza Italia) fondato nel 1994.
I governi Berlusconi
XII Legislatura: 10 maggio 1994-17 gennaio 1995. Coalizione politica: Forza Italia (FI), Lega Nord (LN), Alleanza nazionale (AN), Centro cristiano-democratico (CCD), Unione di centro (UDC).
XIV Legislatura: 11 giugno 2001-23 aprile 2005. Coalizione politica: FI, LN, AN, Biancofiore (CCD e Cristiani democratici unitI, CDU), Indipendenti.
XIV Legislatura: 23 aprile 2005-17 maggio 2006. Coalizione politica: FI, LN, AN, UDC.
XVI Legislatura: 8 maggio 2008. Coalizione politica: Popolo della libertà (PDL), LN.