CRIPTIA (gr. κρυπτεία)
Secondo Plutarco, che sembra attingere ad Aristotele, i magistrati spartani di tempo in tempo mandavano i giovani più pronti d'intelligenza nel territorio degli iloti, armati di pugnali e forniti di viveri. Di giorno, spargendosi per luoghi occulti, si nascondevano e si riposavano: di notte, scendendo nei sentieri frequentati dagl'iloti, uccidevano quelli che loro capitavano davanti. Questa specie di servizio militare, e le squadre di giovani a ciò addette, si chiamavano criptie. Si è discusso sul significato originario di questa istituzione spartana. È stata emessa l'ipotesi di una cerimonia in ricordo dell'assoggettamento delle popolazioni indigene da parte degl'invasori Achei (Dori). Secondo un'altra spiegazione, fondata sull'analogia dei popoli sudafricani, il versamento del sangue sarebbe la consacrazione del giovane spartano come uomo. Ma più naturale è vedere in questa istituzione un esercizio della gioventù (cfr. Plat., Leg., 633 b-c) nel quale, siccome la vita degl'iloti non aveva valore, era ammessa la caccia agl'iloti. Le criptie combatterono a Sellȧsia (222 a. C.).
Bibl.: O. Müller, Die Dorier, 2ª ed., II, Breslavia 1841, p. 37 segg.; Öhler, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, col. 2031 seg.; P. Girard, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des ant. gr. et rom., III, pp. 871-73; L. Pareti, Storia di Sparta arcaica, Firenze 1920, p. 196; Jenmaire, in Revue d. études grecques, XXVI, p. 121 seg.; U. Kahrstedt, Griech. Staatsrecht, I, Gottinga 1922, p. 64; G. Busolt, Griech. Staatskunde, II, Monaco 1926, p. 670, n. 1.