CRINE (lat. crinis "capello"; fr. crin; sp. crin; ted. Rosshaar; ingl. horse-hair)
Il crine o crine animale è il pelo o filamento lungo che pende dalla criniera e dalla coda del cavallo, nonché da alcune estremità di certi quadrupedi (bue, capra, ecc.). Esso possiede una struttura e una composizione chimica analoghe a quelle della lana; è però assai più rigido e cresce generalmente in senso obliquo sulla pelle. Osservato al microscopio in sezione trasversale o longitudinale, un filamento di crine si presenta formato da tre strati: l'epiteliale, il corticale e il midollare; talvolta si distinguono solo due strati. La sua lunghezza è variabile in media da 10 a 90 cm., ed oltre (100-120 cm.). Il diametro varia da mm. 0,08 a 0,4 a seconda della parte del corpo dell'animale; altrettanto si dica del colore: dal bianco puro al brunastro, dal grigio al nero intenso. Il crine è costituito da una sostanza organica fondamentale dura, elastica e alquanto igroscopica (cheratina), i cui principali componenti sono il carbonio, l'idrogeno, l'ossigeno, l'azoto e lo zolfo. Alla combustione il crine brucia lentamente con aumento di volume, emanando l'odore caratteristico del corno bruciato. Riscaldato alla stufa a 100-105° sino a peso costante esso perde circa il 170% di umidità e diventa plastico, ma oltre i 130° si decompone con sviluppo di gas a reazione alcalina (vapori ammoniacali). L'acqua a temperatura ordinaria non ha alcuna azione sul crine, però, all'ebollizione, in un primo tempo lo increspa, poi lo rigonfia e intorno ai 150-200° (sotto pressione) lo scioglie con formazione di prodotti di decomposizione albuminoidea. Gli acidi diluiti non reagiscono sul crine, quelli concentrati solo parzialmente. Per portare in soluzione con una certa facilità la sostanza fondamentale del crine è pertanto necessario ricorrere agli alcali caustici; e una soluzione di idrato potassico al 20% in acqua discioglie la cheratina già a temperatura ordinaria.
Fra i paesi maggiori produttori di crine animale sono da noverare in prima linea: la Russia e l'America del Sud (Brasile, Argentina, Uruguay); poi: la Cina, la Germania, la Francia e l'Italia. L'Ungheria, la Galizia, l'Inghilterra (Irlanda) e l'Olanda hanno una produzione secondaria. In Italia le cifre d'importazione del materiale greggio superano notevolmente quelle di esportazione. Nel 1929 contro 2905 quintali esportati le statistiche segnano 5745 quintali importati.
Fra i tipi di crine messi in vendita si distinguono: il crine greggio (non assortito) e il preparato, cioè lavato, bollito (arricciato), imbianchito o tinto, come pure filato (pronto per la tessitura). Il tipo più pregiato è quello lungo, dall'aspetto omogeneo, bianco candido o nero pieno. Si aggiunga che un buon crine non deve essere tinto. Il materiale greggio viene per lo più trasportato in balle solidamente pressate, l'arricciato in sacchi e quello preparato per determinati scopi (spazzole, pennelli, ecc.) si trasporta in casse.
Il crine viene adoperato nell'industria tessile, sia da solo sia in miscela con altre fibre quale il cotone, la lana, la seta artificiale, ecc. Così si fabbricano tessuti per tappezzerie, per abbigliamenti o guarnizioni, per passamanerie, per setacci, ecc. Esso è inoltre usato in lavori d'imbottitura (materassi, cuscini, sellerie, parrucche, ecc.), nella produzione di spazzole, pennelli, archetti per strumenti a corda, attrezzi da pesca, ecc.
Per la preparazione del crine, si procede in un primo tempo alla disinfezione, lavatura e bollitura. Il materiale viene ammorbidito dapprima in una soluzione d'acqua e sapone, passato durante almeno mezz'ora in un ambiente saturo di vapore acqueo a una pressione di 0,15 atm., oppure immerso all'ebollizione in una soluzione acquosa di permanganato potassico al 2%, e subito dopo in un bagno all'acido solforoso (3-4% in acqua). Prima di passare alla tintura o al candeggio il crine ben lavato e in parte sgrassato viene immerso in un bagno tiepido d'acqua e sapone con o senza aggiunta di piccole percentuali di alcali (carbonato sodico, o potassico, ecc.) e di solventi ad alto punto di ebollizione (trielina, xilolo, idrocarburi idrogenati, tetracloruro di carbonio, ecc.). Da taluni si consiglia di sgrassare il crine mediante aggiunte al bagno saponoso di solforicinati e piccole porzioni di perossido di sodio. Per determinati usi poi il materiale, previamente sgrassato, viene anche decolorato o candeggiato. L'operazione ha luogo in una soluzione acquosa di perossido di sodio in presenza di acido solforico; un eventuale eccesso di acido viene neutralizzato con silicato sodico. Si riscalda lentamente il bagno a 30° curando che il materiale rimanga totalmeme immerso durante 12 ore, e si ripete l'operazione più volte qualora si voglia ottenere un bel bianco. Anche una soluzione acquosa d'acqua ossigenata commerciale, resa leggermente alcalina con ammoniaca, produce la stessa azione del perossido di sodio. Si procede quindi alla tintura. D0po una conveniente lavatura e sgrassatura si tratta il materiale con coloranti neri che montano in bagno acido, oppure, per conseguire un maggior grado di solidità, si ricorre ai coloranti acidi al cromo, cioè a quelli cromatabili in un sol bagno. I coloranti basici o i sostantivi da soli non vengono quasi mai usati nella tintura del crine. Un procedimento che gode le preferenze di taluni specialisti si basa sul trattamento del crine animale in un bagno solo con una miscela di un nero acido e uno sostantivo scelti fra i più adatti per la tintura in bagno neutro. Di gran lunga meno usata di quella nera è la tintura del crine giallo, aranciato, rosso, bruno, ecc. Il materiale così preparato viene in seguito scelto a seconda della lunghezza, resistenza, colore, in vista del particolare uso cui è destinato.
Sostituti del crine. - Sono di origine vegetale, animale, oppure fabbricati artificialmente. Fra quelli di origine animale è molto usato il pelo di maiale (non la setola) che si distingue dal crine in modo particolare per la punta biforcata; il pelo di capra trova pure determinate applicazioni ma è di minor resistenza; altrettanto si dica di quello di bue. I barbigli di balena o i peli ottenuti per sfilacciamento del corno non convengono oggi economicamente e non corrispondono bene allo scopo. A rigore di termini si devono considerare sostituti del crine di cavallo anche i peli lunghi che crescono su talune estremità del corpo di altri animali e che sono venduti come crine. Pertanto in commercio, a maggior tutela degl'interessi del compratore, si è stabilito di chiamare in termine generico crine animale quello in cui si ammette una data percentuale di sostituto, particolarmente di natura animale; nel crine misto invece si ammette qualsiasi miscela (sostituti di origine animale, vegetale o artificiale), mentre chi compera "crine puro di coda o di criniera" deve pretendere puro crine di cavallo.
Il crine vegetale è costituito da fibre ottenute dalle foglie o da parti diverse (radici, filamenti del tronco, ecc.) di alcune palme o altre piante (Chamaerops humilis L., Tillandsia usneoides Linn., Agave Piassava, Zostere marine disseccate, ecc.). L'estrazione avviene mediante un processo meccanico (scarnatura, battitura, essiccamento, ecc.), per via chimica o fermentativa a seconda del genere di materiale. Il crine vegetale viene presentato in commercio allo stato greggio o tinto; spesso anche arricciato e intrecciato. Per renderlo atto alle applicazioni, una macchina speciale a cestino (cardatrice; fig. 2) annulla la torsione, se il crine è attorcigliato, e carda pneumaticamente le fibre, così da renderle parallele ed elastiche. Il crine vegetale serve principalmente per imbottiture, spazzolame, imballaggi, ecc. I ttpi più noti sono di provenienza africana (Algeria, Marocco), americana (Florida, Nuova Orleans, Carolina, Messico, Brasile, Giamaica, ecc.), o indiana (Indie Occidentali).
Si tinge la fibra vegetale di preferenza in nero, raramente in bruno; e a ciò servono molto bene i coloranti diretti per cotone. La tintura ha luogo in un bagno bollente piuttosto concentrato da 2 a 4 ore con aggiunta di carbonato sodico e lasciando raffreddare il materiale nello stesso bagno durante un'intera notte. Per raggiungere una maggiore pienezza di tono il crine così trattato viene talvolta sopratinto (per le tonalità nere) con estratto di candeggio, fissato di poi in un bagno all'acetato ferroso (pirolignito di ferro). Il crine vegetale può essere tinto anche con coloranti basici che montano direttamente per il forte contenuto in tannino di molte fibre vegetali; ma le tinte che si ottengono, sebbene assai brillanti, non soddisfanno sempre per deficienza di solidità all'acqua bollente e alla luce. Per produrre tinte più pure o per distruggere il colore naturale della fibra si usa candeggiare il materiale con mezzi riducenti o meglio con ossidanti.
Il crine artificiale già da anni fu studiato e fabbricato dai maggiori stabilimenti di seta artificiale che lo presentarono alla clientela coi nomi più fantastici. In generale si denomina Monofil il crine ottenuto col processo della seta artificiale; fatta qualche rara eccezione questa fibra è costituita da un filamento unico. Per contro la fibra Pan è formata da varî filamenti ricoperti da un involucro della stessa sostanza; la Viscellin da un filo sottile di cotone o di ferro ricoperto da viscosa, ecc. I metodi di fabbricazione del Monofil sono, salvo opportune modificazioni, in complesso analoghi a quelli delle sete artificiali corrispondenti (nitrocellulosa, seta cuproammoniacale, viscosa, acetato di cellulosa). Così pure è del processo di tintura e del comportamento chimico-fisico. Quantunque il crine artificiale al confronto di quello animale possegga delle caratteristiche meno pregiate, quali un minore coefficiente di elasticità e di allungamento, minore resistenza in ambiente umido, ecc., è pur tuttavia dotato di tali vantaggi (lunghezza illimitata, maggiore lucentezza, potere tintoriale più spiccato, costo minore) che lo fanno apprezzare per svariati usi nell'industria (tessuti, trecce per cappelli da signora, cordoncini, nastri, passamanerie, ecc.) e in sostituzione del crine animale per determinati scopi.
Per distinguere il crine animale dai varî sostituti la prova della combustione dà già un indizio sicuro e sollecito, ma solo con la ricerca microscopica coadiuvata da reazioni chimiche è possibile individuare nettamente le singole fibre. Pure con reattivi chimici è facile distinguere un crine naturale da uno colorato artificialmente.
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