criminalita
criminalità Complesso di manifestazioni criminali, soprattutto in rapporto alla natura e ai caratteri dei delitti, oppure alla loro quantità assoluta o relativa riguardo a determinati luoghi, tempi, ambienti. Il numero dei reati denunciati dalla polizia all’autorità giudiziaria costituisce una misura della c. di un Paese. Emerge dai dati disponibili che i livelli di delittuosità in Italia, in ascesa fino al 1991, hanno avuto negli anni successivi un andamento oscillante, ma con livelli sostanzialmente stabili. Mentre il numero di omicidi per abitante è relativamente basso (1,1 omicidi per 100.000 abitanti nel 2008, contro 1,3 nella media europea), il numero di rapine (108,2 rapine per 100.000 abitanti) è leggermente superiore alla media europea. Il furto è la tipologia di delitto più comune (2327,4 furti per 100.000 abitanti) e anche in questo ambito l’Italia è in linea con la media europea.
La maggior parte dei criminali ha un’istruzione limitata, scarse abilità lavorative, un numero ridotto di anni di lavoro legale e bassi guadagni legittimi. Analoghe caratteristiche presentano le vittime dei criminali. Individui provenienti dalle classi di reddito più basse sono sopra rappresentati come vittime della criminalità. Per es. negli Stati Uniti i neri hanno una maggior probabilità dei bianchi di essere vittime di crimini violenti e anche di delitti contro la proprietà, nonostante il fatto che i neri abbiano raggiunto un livello di ricchezza sostanzialmente inferiore a quello dei bianchi.
A cominciare dall’articolo del Nobel per l’Economia G. Becker (Crime and punishment: an economic approach, «Journal of Political Economy», 1968, 76), gli economisti hanno studiato le origini e le conseguenze della c., ma la materia è oggetto di studio di numerose altre discipline come la sociologia, la psicologia e la criminologia. L’analisi economica contribuisce alla comprensione del fenomeno con lo studio degli incentivi all’attività criminale e delle modalità attraverso le quali le decisioni criminali interagiscono con il mercato. Numerosi studi hanno mostrato che, nell’attività criminale, il grado di recidiva è molto elevato. Ciò implica che chi ha già commesso attività criminali ha una maggiore probabilità di continuare rispetto a chi opera nella legalità. Questa semplice osservazione influenza le politiche di lotta alla criminalità. Infatti, secondo la teoria economica, gli individui scelgono tra l’attività legale e quella illegale sulla base dell’utilità che da esse traggono. Maggiori sono i rendimenti dell’attività illegale, più elevata è la criminalità. Viceversa, per lo meno per attività illegali senza vittime (come la prostituzione, la droga o il gioco), la domanda di attività illegali aumenta al diminuire del suo prezzo.
Dal punto di vista dell’intervento pubblico, quindi, aumentare la deterrenza (➔) e soprattutto il numero delle condanne riduce l’offerta di beni illegali (diminuendo il loro reddito atteso), con significativi effetti sulla quantità di crimini commessi. Infatti incarcerare i colpevoli, avendo essi una propensione alla c. superiore a quella della popolazione generale, produce effetti più che proporzionali sulla quantità di crimini. Diversa è la posizione dei giovani. Per molti di loro la scelta tra impegnarsi in attività legali e illegali non è di natura dicotomica. In altre parole, la suddivisione tra le due tipologie di attività non è netta. Per es., alcuni studi hanno mostrato che negli Stati Uniti gli spacciatori di droga hanno spesso un lavoro legale e che molti giovani oscillano tra lavoro legale e illegale a seconda degli andamenti del mercato del lavoro, con la deterrenza che non sembra avere un ruolo di grande rilievo (incarcerare i colpevoli non produce effetti significativi sulla quantità di crimini commessi da giovani perché, per lo meno per alcuni reati e in alcune aree geografiche, l’offerta di criminali giovani è molto elastica).
Peraltro, il crimine è fortemente concentrato in alcune zone e tra alcune tipologie di persone. Modelli economici di interazione sociale sviluppati in numerosi studi suggeriscono che il comportamento di un individuo non dipende soltanto dagli incentivi che egli fronteggia, ma anche dal comportamento dei suoi compagni o vicini. A parità di reddito atteso da attività illegali è più probabile che commetta un atto illegale colui che già vive in un ambiente criminale. Questi fenomeni di interazione tra individuo e ambiente spiegano anche lo sviluppo e la persistenza della c. organizzata in alcune zone del Paese.