criminalita ed economia
criminalità ed economìa. – Il rapporto fra la criminalità e l’economia può essere considerato sotto diversi aspetti. Sin dalla pubblicazione dell’articolo Crime and punishment: an economic approach, pubblicato nel 1968 da G. Becker sul Journal of political economy, gli economisti hanno analizzato le origini e le conseguenze della criminalità, oggetto di studio anche di altre discipline (sociologia, psicologia, criminologia). Dal punto di vista teorico è stata considerata l’importanza degli incentivi all’attività criminale e le modalità con cui essa interagisce con il mercato. Secondo la teoria economica, gli individui scelgono tra l’attività legale e quella illegale sulla base dell’utilità che da esse traggono, seguono cioè un comportamento di tipo razionale. Il comportamento criminale di tipo economico è orientato al profitto e tiene conto, dunque, dei costi (rischio di sanzione) e dei benefici (guadagni): un individuo decide di violare la legge se l’utilità che ne deriva risulta più elevata di quella che otterrebbe se esercitasse un’attività in modo legale. Ciò condiziona le politiche di lotta alla criminalità che dovrebbero quindi seguire un'impostazione altrettanto razionale (riduzione dei benefici e maggiori costi): aumentare il numero delle condanne riduce l’offerta di beni illegali (riducendo il loro reddito atteso), con significativi effetti sulla quantità di crimini commessi. Infatti incarcerare i colpevoli, avendo essi una propensione alla criminalità superiore a quella della popolazione generale, produce effetti più che proporzionali sulla quantità di crimini. La deterrenza svolge quindi un ruolo importante, ma non per i giovani: la loro scelta tra attività legali e illegali sembra che non sia di natura dicotomica: negli Stati Uniti gli spacciatori di droga hanno spesso un lavoro legale e molti giovani oscillano tra lavoro legale e illegale a seconda degli andamenti del mercato del lavoro. Incarcerare i colpevoli non produrrebbe quindi effetti significativi perché, per alcuni reati e in alcune aree geografiche, l’offerta di criminali giovani è molto elastica. Peraltro, il crimine è concentrato in alcune zone e tra alcune tipologie di persone. Il grado di recidiva è molto elevato e chi ha già commesso attività criminali ha una maggiore probabilità di continuare rispetto a chi opera nella legalità. Modelli economici di interazione sociale suggeriscono che il comportamento di un individuo non dipende soltanto dagli incentivi, ma anche dal comportamento dei suoi compagni o vicini. A parità di reddito atteso da attività illegali è più probabile che commetta un atto illegale colui che già vive in un ambiente criminale. Questi fenomeni di interazione tra individuo e ambiente spiegano anche lo sviluppo e la persistenza della criminalità organizzata in alcune zone del Paese. In generale maggiori sono i rendimenti dell’attività illegale, più elevata è la criminalità. Viceversa, per attività illegali senza vittime (prostituzione, droga, gioco), la domanda di attività illegali aumenta al diminuire del suo prezzo. Esistono però comportamenti illegali propriamente economici che avvengono nell’ambito dell’attività di mercato o di un’impresa (come la criminalità dei colletti bianchi, white collar crime) per accrescere in modo illegale i guadagni, o per riciclare denaro di provenienza illegale che affluisce in modo sommerso nel mercato creando distorsioni. Le modalità criminali sono varie: la falsificazione dei bilanci, la corruzione di un funzionario che si presta al riciclaggio di denaro di provenienza illegale, l’inquinamento ambientale da parte di un’azienda che non vuole affrontare i costi di smaltimento delle emissioni o dei rifiuti, la criminalità informatica a danno di un’impresa. Inoltre, negli ultimi decenni, l’espansione dei mercati finanziari e dell’immaterialità degli stessi ha favorito la frode: la crisi finanziaria esplosa nel corso del 2008, legata anche alla scorretta gestione dei mutui subprime, è un esempio delle conseguenze che ne possono derivare.