CRESPI CASTOLDI
Famiglia di pittori, operosi nel sec. XVII.
Anton Maria, detto il Bustino dal luogo di nascita Busto Arsizio, nacque secondo il Bondioli (1940) nel 1598, ma la data non è verificabile alla luce di documenti è certo invece che il pittore morì il 2 sett. 1630 di peste, nello stesso giorno della figlia, pochi giorni prima di un figlio e della moglie (Busto Arsizio, Arch. di S. Giovanni Battista, Registro morti, 1599-1636). In uno scritto di F. Bertolli (1971, cit. in Pacciarotti, 1979, p. 288) sul curato Pietro Agostino Crespi Castoldi è riportato un documento dal quale si trae che Anton Maria abitava a Como nella parrocchia di S. Fedele fra gli anni 1620 e 1628. Il Bondioli (1940) avverte che Anton Maria non era figlio di Benedetto e che ebbe cinque figli, uno dei quali il pittore Antonio (Pacciarotti, 1979). L'Orlandi (1704) e successivamente il Giovio (1784) sostengono che ebbe per discepolo il figlio adottivo Pietro Bianchi "al quale lasciò lo studio de' disegni" (Orlandi). Del Bianchi esistono alcune opere sparse nelle chiese del Comasco e della Valtellina e in un manoscritto inedito, conservato presso la Biblioteca civica di Como (Nota delle pitture ...) gli vengono riferiti i dipinti della cappella Olgiati nel duomo di Como.
Nello stesso sintetico elenco sono nominate varie opere di Anton Maria: un Salvatore che compare in veste di ortolano, già nella chiesa di S. Giovanni Pedemonte a Como, demolita agli inizi dell'Ottocento, e una Maddalena penitente, quasi certamente identificabile con la tela oggi nel Museo civico, che è stata attribuita dal Giovio (1784) al Panfilo, ma che di C. F. Nuvolone non è, pur riprendendone certi elementi stilistici. Perduti sono gli affreschi nella cappella Della Porta, sempre in S. Giovanni, mentre l'ancona di soggetto non specificato, già nella chiesa, potrebbe essere il Cristo trionfante e quattro santi (oggi sulla controfacciata del duomo firmato e datato 16.., data che il Mascherpa, 1972, completa in 1636, e invece non può che essere anteriore al 1630), oppure l'Adorazione de' Magi, pure sulla controfacciata. Perduta è la Trinità già in S. Chiara a Como. Nel Cristo trionfante è evidente l'ascendente ceranesco della Resurrezione di S. Antonio Abate. Insieme con Benedetto (v.) avrebbe dipinto in S. Lorenzo a Laino un ciclo di affreschi: l'opera non è documentata ma viene citata in fonti precedenti il Monti (1895-1898).
Prima opera pervenutaci di Anton Maria è la Consacrazione episcopale di s. Benedetto Crespi in S. Giovanni a Busto Arsizio, firmata e datata 1611 (Bondioli, 1940, p. 38 Pacciarotti, 1979, p. 292) che rivela contatti con il Morazzone e con i Fiammenghini ed è ispirata, nell'impaginazione tumultuosa, ai Miracoli di s. Carlo del duomo di Milano. Citata dalle fonti locali (Patriofilo, 1826) è la decorazione della settima cappella del Sacro Monte d'Orta con Storie di s. Francesco e Storie del Vecchio Testamento, sulla volta. Gli affreschi della cappella, dedicata alla conferma della regola francescana, vennero affidati ad Anton Maria il 16 sett. 1628 e il 24 nov. 1629 erano già compiuti (Melzi d'Eril, 1977). La decorazione riprende in modo pedante l'impostazione dei quadroni del duomo, in specie quelli del Cerano e dei Fiammenghini. Il Giovio (1784) afferma che Anton Maria fu eccellente nell'eseguire ritratti se ne trova conferma in una lettera di Girolamo Borsieri a Gerolamo Macchi di Milano, nella quale si dice che il pittore "ha dimorato presso i Giovio per coppiar i quadri che si veggono al vescovo Archinti", e in una lettera del 1621 al card. Federigo Borromeo in cui il Borsieri lo incita a fargli sapere se fra i ritratti dell'Ambrosiana ne manchi qualcuno di quelli di casa Giovio, in modo da poterne commissionare ad Anton Maria una copia (Pacciarotti, 1979, pp. 296 s.).
Il Caramel (1966, p. 180) riconosce nei ritratti del Gaurico, del Ficino, del Platina, di Pietro Leonio, del Pontano e del Vida, alcune delle copie del Bustino, mentre non sono oggi identificabili quelli del Barbarossa e del Barbaro. Non sono state neppure rintracciate le copie compiute per il vescovo Archinto. Fra le altre opere perdute, o fino a oggi non identificate, si ricordano un quadro raffigurante il Cardinale Tiberio Crespi, lasciato in eredità alla fabbriceria di S. Giovanni di Busto dal sacerdote Carlo Crespi e citato nel suo testamento (Bondioli, 1940, p. 50 Pacciarotti, 1979, p. 310), una Madonna col Bambino e i ss. Giuseppe, Giovanni Battista e Caterina, elencata nel testamento, una "Pittura della porta trionfale", fatta in onore della venuta del vescovo Archinto nel duomo di Como nel 1622 (Ciceri, 1811). Dal ritratto perduto dell'ecclesiastico Pio Rossi di Piacenza, G. B. Coriolano trasse un'incisione (P.-J. Mariette, Abecedario, in Archives de l'art français, II (1851-53), 4, p. 41).
Antonio fu figlio di Anton Maria non si conoscono le date di nascita e di morte neppure le ricerche del Bondioli (1940) hanno aggiunto notizie alla biografia di questo pittore, nato probabilmente a Busto Arsizio. È certo tuttavia che nel 1683 era già morto: nel testamento del fratello Carlo, infatti, sono citati alcuni dipinti del "quondam fratello Antonio" (Pacciarotti, 1979, p. 289). Nel già ricordato scritto del Bertolli (1971, citato in Pacciarotti, p. 288) si fa riferimento ai documenti di una causa fra i suoi discendenti Carlo e Benedetto, dai quali si rileva che Antonio abitava a Como, nella parrocchia di S. Fedele, fra il 1665 e il 1673.
Nelle Nuove ricerche intorno la patria della beata Giuliana (1779) è citata una Fuga in Egitto della beata Giuliana nella chiesa di S. Giovanni Battista di Busto, "opera di un Antonio Crespi" alla quale "debba assegnarsi un'età alquanto anteriore alla metà del passato secolo" (cfr. Pacciarotti, 1979, p. 284) è questa l'unica menzione antica di un quadro di Antonio, Il dipinto, a fresco, tuttora sopra la porta della sacrestia, è databile, secondo il Bondioli (1940, p. 39), verso il 1664, ma il forte accento ceranesco induce ad anticiparlo di alcuni anni.
Anche Antonio, come Benedetto, è legato ad alcuni protagonisti della scena pittorica milanese dei primi decenni del Seicento, in specie al Cerano e al Morazzone. Incapace di sciogliere il suo linguaggio dai legami della tradizione, si rivela eccessivamente ossequioso dei canoni controriformistici. Il recente studio monografico del Pacciarotti (1979) ha permesso di raccogliere un certo numero di opere sparse per lo più nelle chiese di Busto: in S. Giovanni Battista gli è attribuita dal Bondioli (1940, p. 39) una Natività a fresco, pendant del Riposo, e nei depositi della chiesa un S. Carlo Borromeo, riferitogli dal Pacciarotti (1979, p. 305), come il Ritratto del Prevosto Antonio Ammiraglio, oggi nella sacrestia di S. Giovanni. Identificabile forse con il Ritratto di papa, citato nel testamento di Carlo Crespi Castoldi, è il Ritratto di Innocenzo XI, pure in S. Giovanni. Nella chiesa di S. Antonio Abate sono conservate due grandi tele di Antonio raffiguranti rispettivamente L'incoronazione del beato Bernardino da Busto con la beata Giuliana e s. Benedetto e la Visione di s. Bernardino da Siena la prima è citata nelle Nuove ricerche... (1779) come "dipintura assai antica" e riferita ad Antonio dal Bondioli (19273 p. 91) la seconda, inedita, è stata attribuita al pittore per la prima volta dal Pacciarotti (1979, p. 302) che la pone in relazione, forse un po' superficialmente, con il celebre Quadro delle tre mani di Brera. Citata nelle Nuove ricerche... (1779) senza tuttavia venir attribuita ad Antonio, cui invece la restituisce il Bondioli (1940, pp. 39 s.), è la Madonna col Bambino e i beati Giuliana e Bernardino da Busto (rubata nel 1971), già nella chiesa della Cascina dei Poveri consacrata nel 1668, data di probabile esecuzione del quadro, ispirato a un affresco un tempo in chiesa e oggi perduto. Il Pacciarotti (1979, p. 307) inserisce nel catalogo di Antonio il frontespizio dell'Insubria di Pietro Antonio Crespi Castoldi (penna su pergamena, Busto Arsizio, Biblioteca di S. Giovanni), disegno decorativo già dato dal Bondioli (1933, p. 51) a Biagio Bellotti. Di Antonio dovevano anche essere i ritratti di Pietro Antonio Crespi e di Paolo Giovanni Crespi (Bondioli, 1940, pp. 38-50), finora non identificati, un Crocefisso citato nel testamento di Carlo e un S. Benedetto Crespi. Non sono state finora reperite la "fruttera dipinta sopra un asse" né "un quadro con sopra due cani e un gatto" (Bondioli, 1940, pp. 39, 51) che testimoniano di un'attività di Antonio come pittore di genere.
Di Benedetto sono ignote le date di nascita e di morte anche lo studio del Bondioli (1940) non aggiunge notizie di rilievo all'individuazione della misteriosa figura di questo pittore che doveva essere all'incirca coetaneo di Anton Maria e che non può essere identificato con il Benedetto presente a Como nel 1683 (Pacciarotti, 1979, p. 288) questi infatti non è qualificato come pittore e risulta del tutto analfabeta.
L'Orlandi (1704) afferma che "lavorò con forte ed elegante maniera" Giovio (1784, p. 72) ne riprende il giudizio alla lettera il Lanzi (1809) lo dice seguace del Morazzone. Secondo il Ticozzi (1818) Benedetto era comasco e per lo Zani (1821) fiorì verso il 1620.
A Benedetto vengono tradizionalmente attribuiti gli affreschi di S. Lorenzo a Laino che avrebbe dipinto in collaborazione con Anton Maria (Monti, 189598). La presenza di quest'ultimo è difficile da provare, né vi sono documenti che accertino il riferimento tradizionale a Benedetto. Sulla volta della navata centrale sono raffigurati la Nascita, il martirio e la gloria di s. Lorenzo, entro ovali con Putti. C'è in questa decorazione un forte accento morazzoniano che dimostra quanto il pittore sia legato ancora a schemi stilistici propri della grande stagione del manierismo milanese anche il carattere cromatico non è sufficiente a ritardarli, e non è necessariamente accettabile la datazione compresa fra il 1664 e il 1667, anni d'esecuzione della decorazione a stucco, eseguita dal lainese G. B. Barberini (Pacciarotti, 1979, p. 309).
Alcune opere attribuite in passato a Benedetto gli vengono oggi opportunamente negate (cfr. R. Longhi [1926-27], in L'opera completa..., Firenze 1967, p. 36 ivi 1972, p. 74). Da G. Nicodemi (P. F. Mazzucchelli..., Varese 1927, p. 48) gli è attribuita un'Assunzione conservata nella Pinacoteca civica di Milano e proveniente dal cimitero della Moiazza, riportata nell'ambito generico della scuola lombarda del Seicento da C. Vicenzi (Museo del Castello Sforzesco..., Milano 1929, p. 48).
Nella Civica Raccolta di stampe Bertarelli di Milano è presente una Resurrezione di Cristo, incisa nell'Ottocento da L. Prados, su disegno di V. Raggio, tratta da un dipinto perduto di Benedetto.
Fonti e Bibl.: Busto Arsizio, Bibl. di S. Giovanni Battista, P. A. Crespi Castoldi, Note [mss., 1644-62] Como, Biblioteca civica, ms. 4.4.4 [secolo XVII]: Nota delle pitture più belle che sono nella chiesa cattedrale di Como [descrive anche altre chiese] P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, pp. 83 (Anton Maria), 97 (Benedetto) Nuove ricerche intorno la patria della beata Giuliana, Milano 1779, pp. 59, 61 G. B. Giovio, Gli uomini ill. della comasca diocesi, Modena 1784, pp. 72 s. Id., Como e il Lario, Como 1795, p. 34 L. Lanzi, Storia pittorica della Italia [1809], a cura di M. Capucci, II, Firenze 1970, p. 341 C. F. Ciceri, Selva di notizie autentiche riguardanti la fabbrica della cattedrale..., Como 1811, p. 154 S. Ticozzi, Diz. d. architetti, scultori e pittori, I, Milano 1818, pp. 146 s. P. Zani, Encicl. metodica... delle belle arti, I, 8, Parma 1821, p. 117 D. Patriofilo, Il Sacro Monte d'Orta, Varallo 1826, p. 56 S. Monti, Atti della visita pastorale diocesana di F. Feliciano Ninguarda, Como 1895-99, II, p. 279 n. 1 Id., Storia ed arte, Como 1902, pp. 356-58 Id., Storia di Como, II, Como 1931, pp. 395, 439 s. P. Bondioli, Studi e ricerche intorno alla b. Giuliana, Busto Arsizio 1927, p. 91 Id., Busto Arsizio benefica attraverso i tempi, ibid. 1933, p. 81 Id., Il cronista bustese Pietro Antonio C. C. e i pittori della sua famiglia, in Rass. stor. del Seprio, II (1940), pp. 19-56 passim Id., Storia di Busto Arsizio, Varese 1954, pp. 226 s. L. Mallé, Le arti figurative in Piemonte dalle origini al periodo romantico, Torino 1961, p. 262 L. Caramel, Arte e artisti nell'epistolario di G. Borsieri [sec. XVII], in Contributi dell'Ist. di storia dell'arte... dell'Università cattolica del S. Cuore, Milano 1966, pp. 111, 141, 177, 180 s. F. Cavadini, Valle Intelvi, Como 1968, pp. 133 s. (erroneam. attribuisce gli affreschi di Laino a Giuseppe e Giuseppe Maria Crespi) G. Mascherpa, in Il duomo di Como, Milano 1972, pp. 222 s. G. Melzi D'Eril, Sacro Monte d'Orta, Torino 1977, p. 174 G. Pacciarotti, I pittori C. C., in Riv. archeol. d. antica prov. e diocesi di Como, CLXI (1979), pp. 283-317 U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 89 (s. v. Crespi, Benedetto) Encicl. Ital., XI, p. 842 (s. v. Crespi, Benedetto) Diz. Encicl. Bolaffi, IV, p. 39 (s. v. Crespi, Benedetto).