CRÉPY-en-Laonnois
Localita della Francia nel dipartimento dell'Aisne, 10 km. a NO. di Laon. Distrutta in parte durante la guerra mondiale contava, nel 1926,1410 abitanti.
La pace di Crépy. - Nel 1536, per la questione del Milanese, Francesco I, violando la pace di Cambrai, irruppe nella Savoia e nel Piemonte. La tregua di Nizza (1538), il convegno dei due sovrani a Aigues-Mortes, la visita di Carlo V al re di Francia, non poterono evitare una nuova guerra, perché Francesco I non voleva rinunziare al Milanese e ritirarsi dal Piemonte e dalla Savoia. Il 12 luglio 1542, il re lanciò il suo grido di guerra. Ma era isolato. I suoi legami coi Turchi gli avevano alienato anche i protestanti di Germania; il papa e Venezia intendevano osservare la neutralità, ed Enrico VIII propendeva più verso l'imperatore che verso la Francia. L'attacco, che sferrò contro i Pirenei orientali, fallì, mentre in Italia i Francesi venivano logorati dagli Spagnoli. Un successo riportarono i Francesi a Ceresole (14 aprile 1544), ma dovettero lasciare in fretta il Piemonte per arginare il duplice assalto di Enrico VIII e di Carlo V contro la Champagne e la Piccardia. L'imperatore pareva fosse alle porte di Parigi. Il governo francese inviò, allora, a Carlo V l'ammiraglio Claudio d'Annebaut, latore di proposte di pace. Al passo umiliante Francesco I era indotto dalla caduta di Boulogne nelle mani degl'Inglesi, dall'invasione del suolo francese da parte di Carlo V e di Enrico VIII, infine dalla stanchezza della Francia e dagl'intrighi della corte contro di lui. L'imperatore era proclive alla pace per le enormi spese, il malcontento dei soldati che si rifiutavano di marciare su Parigi, la minaccia dei Turchi e dei protestanti, la vacillante condotta dei principi dell'impero. Il 18 settembre 1544, a Crépy si stipulò il trattato di pace, su queste basi. Il duca d'Orléans avrebbe sposato l'infante Maria, figlia di Carlo V, che avrebbe portato in dote la Franca Contea e i Paesi Bassi, o una figlia di Ferdinando, portante in dote il Milanese. Francesco I avrebbe rinunziato alla sua sovranità sulla Fiandra e sull'Artois e sgombrato il Piemonte e la Savoia. Sennonché, né Carlo V né Francesco I erano in buona fede; il primo non era disposto a sgombrare Milano e l'altro il Piemonte e la Savoia. Mentre le nozze venivano a bella posta dilazionate, la morte del duca d'Orléans (9 settembre 1545) rese nullo il trattato. Tuttavia Carlo V insisté per la restituzione del Piemonte e della Savoia, rassicurando Emanuele Filiberto, che "o esso era per haver tutto il suo stato senza perdere un palmo di terra, o esso imperatore era per perdere la corona et tutti li suoi stati". Ma le trattative con Francesco I non approdarono a nulla e il 3 settembre 1550, Enrico II, succeduto a Francesco I, violò il trattato di Crépy intervenendo di nuovo nelle cose di Italia per aiutare Ottavio Farnese.
Bibl.: J. Du Mont, Corps universel diplomatique, Amsterdam 1726, IV; G. De Leva, Storia documentata di Carlo V in correlazione all'Italia, Venezia-Padova-Bologna 1863-94; C. Capasso, Paolo III, II, Messina-Roma 1923, p. 347 segg.; A. Segre, Emanuele Filiberto, I, Torino 1928.