CREMA (A. T., 24-25-26)
Città della provincia di Cremona, a 79 m. s. m., sulla sponda sinistra del Serio, affluente dell'Adda, con 11.325 ab. (1921). Le sue industrie, i suoi prodotti e il suo attivo commercio la collocano oggi fra le più importanti città della Lombardia. La città presenta aspetto decoroso e moderno; molti edifici, chiese e monumenti la rendono interessante anche all'artista e allo storico che rivive, in quell'aspetto di bellezza, il glorioso passato di questa città. In Crema prosperano numerose industrie, fra cui prime quelle del ferro, degli spilli, dei bottoni, del lino e della canapa; inoltre quelle dei legnami e latticinî che trovano le materie prime nei prodotti agricoli del fertile territorio cremasco. Assai sviluppata l'agricoltura, condotta razionalmente; largo e specializzato l'allevamento dei bovini; vasta la coltura del filugello.
Già in tempo lontano paludose e malsane, le campagne circostanti furono a poco a poco trasformate, e le acque delle numerose risorgive regolate e saggiamente distribuite. Fra le opere idrauliche più notevoli è il Canale Marzano, che passa a nord, poco fuori della città. Degna di nota è pure la Stazione di batteriologia agraria, che, istituita da diversi anni, ha già dato risultati utilissimi, sia nel campo della conservazione dei foraggi e dell'erba da fieno, sia in quello della fermentazione dei formaggi, ecc.
Il comune di Crema nel 1921 contava 11.874 ab., quasi tutti riuniti nel centro capoluogo (11.325). Di recente gli sono stati aggregati i comuni di S. Bernardino (3248 ab., di cui 1968 nel centro), Ombriano (4244 ab., di cui 2415 nel centro), S. Maria della Croce (2046 ab.) e le frazioni S. Bartolomeo dei Morti e S. Michele del comune di Ripalta Nuova: così costituito il comune di Crema ha una superficie di 34 kmq., con circa 22.000 ab.
Crema è unita con ferrovia a Treviglio e a Cremona (43,5 kn .), oltre che a Lodi, a Bergamo, a Piacenza, a Milano, a Soncino con linee automobilistiche.
Monumenti. - Crema ebbe nel Rinascimento e nell'epoca barocca una notevole attività artistica. I suoi maggiori monumenti non sono però tutti di quei tempi. Il Duomo, compiuto tra il 1284 e il 1341, è di stile gotico-lombardo, a pianta basilicale, con un'originale facciata: nell'interno, mal rimaneggiato, ha tra l'altro una buona tavola di Vincenzo Civerchio. Il campanile sembra sia stato soprelevato nel 1604. Al sec. XIV appartiene pure l'ex-chiesa di S. Domenico, che conserva ancora l'adorna facciata primitiva. Fuori della città fu iniziata nel 1493 da Giovanni Battacchio e finita nel 1500 da Antonio Montanari la mirabile chiesa di S. Maria della Croce, così vicina alle forme dell'arte bramantesca: vasta e alta rotonda a interno ottagonale, erompente da una base a croce greca. In città il sec. XVI vide sorgere l'elegante e purtroppo ora profanata chiesa di S. Spirito, di Agostino Fondolo, il palazzo municipale, altre chiese e altri palazzi, tra i quali vanno ricordati quel degli Zurla per le interessanti decorazioni pittoriche del '500 e quel dei Sanseverino per la nobile architettura. Al Seicento appartengono tra l'altro l'ampia chiesa di S. Benedetto e quelle di S. Giovanni e di S. Maria delle Grazie spigliatamente affrescate da Giangiacomo Barbelli, nonché il grandioso palazzo Portapuglia; al Settecento la graziosa chiesa di S. Trinità.
Storia. - Nel sec. XI Crema era posseduta dai conti di Camisano; passò poi in potere di Bonifacio, marchese di Toscana, la cui figlia, contessa Matilde, tenne il possesso di Crema fino al 1098, anno in cui ne fece dono al vescovo di Cremona. Nel 1129 si staccò dal dominio di Cremona e da allora fu costante alleata di Milano, che prendeva le parti di Crema per impedire ai Cremonesi di ampliare il loro territorio. Nel 1159 Crema fu distrutta dal Barbarossa dopo un memorabile assedio. Riedificata nel 1185, venne governata da proprî consoli, finché l'imperatore Enrico IV la vendette ai Cremonesi; ma Enrico VII revocò questa concessione. Nell'ultimo trentennio del sec. XIII Crema fu lacerata dalle lotte fra guelfi e ghibellini, e fece parte del dominio visconteo. Nello sfacelo di questo, verificatosi alla morte di Gian Galeazzo, Crema, dichiaratasi libera, cadde nelle mani dei fratelli Paolo e Bartolomeo Benzoni (1403), indi del cugino Giorgio (1405), eletto nel 1413 vicario imperiale in Crema, da Sigismondo, re dei Romani. Il Benzoni tenne la signoria di Crema per nove anni come padrone assoluto e per oltre un decennio come vassallo del duca di Milano Filippo Maria Visconti, che nel 1414 lo creò conte di Crema e di Pandino. Presto però si ruppero e il Benzoni dovette fuggire a Venezia. Morto Filippo Maria, Crema si diede ai Veneziani, ai quali fu formalmente ceduta da Francesco Sforza nel 1454. Fu occupata dai Frances; dal 1509 al 1512. Nel 1514 ritornò in dominio di Venezia e vi rimase fino al 1797. Durante il regno d'Italia Crema fece parte del dipartimento del Po, e, restaurato in Lombardia il governo austriaco, formò con Lodi una provincia del Regno lombardo-veneto e nel 1816 dall'imperatore Francesco I ebbe il titolo di città regia. Al Risorgimento Crema contribuì con molti suoi cittadini; ricordiamo tra essi il conte Ottaviano Vimercati, da Cavour incaricato di delicate ambascerie presso Napoleone III. Nella guerra mondiale la sola città ebbe 120 morti e due medaglie d'oro. il gen. Umberto Fadini ed il serg. Angelo Marsenti. Dal 1859 Crema è unita alla provincia di Cremona.
Bibl.: A. Fino, Historia di Crema, 1ª ed., Venezia 1566; F. Sforza Benvenuti, Crema nel secolo della Lega Lombarda, Crema 1876; G. Racchetti, Crema sotto il governo della Repubblica di Venezia, Milano 1883; A. Cambiè, Il duomo di Crema, Crema 1914; id., Il Cinquecento nell'arte a Crema, Crema 1915; G. Verga, Studio sul Duomo di Crema, Crema 1931.