credenza
Atteggiamento del soggetto che riconosce per vera una proposizione: si distingue sia dal dubbio, che sospende il giudizio, sia dalla certezza, che fa riferimento alla validità oggettiva di una nozione. Nella filosofia antica la nozione di c. è legata alla conoscenza sensibile e rientra pertanto nell’ambito dell’opinione, cui si contrappone la scienza, che è conoscenza delle verità eterne. La c. come stato mentale è stata ampiamente tematizzata dalla filosofia moderna. Nella distinzione posta da Locke tra conoscenza certa e conoscenza probabile, la c. è il grado più alto dell’assenso che si può ottenere nell’ambito della probabilità sulla base delle prove disponibili. L’analisi della c. assume un ruolo centrale nella filosofia di Hume, per il quale credere equivale a un modo di sentire della mente con una particolare forza e vivacità che non possiedono invece le finzioni dell’immaginazione, ed è proprio questa vivacità che fa sì che ogni ragionamento di probabilità si riduca in ultima istanza a una specie di sensazione. La linea analitica inaugurata da Locke fu poi ripresa nel System of logic di J.S. Mill, dove sono discussi i metodi e la natura delle prove che permettono di giungere a proposizioni tali «da poter essere credute»: sono gli stessi metodi che guidano anche la ricerca delle ragioni della «non credenza», con cui Mill intende lo stato della mente in cui siamo fermamente persuasi che una certa opinione non è vera. Il tema della c. razionale sarà ripreso dalla filosofia analitica, che ne individuerà i requisiti essenziali nella coerenza logica e nella sua fondatezza empirica o teorica. Accanto alle interpretazioni gnoseologiche della c., un’altra linea di ricerca ha teso a evidenziarne piuttosto il carattere pratico. Presente già nelle opere di A. Bain, l’analisi della c. in termini di comportamento è stato ampiamente e variamente sviluppata nell’ambito del pragmatismo, a opera soprattutto di Ch.S. Peirce, per cui la c. è impegnativa per le abitudini di azione che produce, e di W. James, che ha parlato di una «volontà di credere».