COZZO PRESEPE
Sito archeologico nell'entroterra della Basilicata (comune di Montescaglioso), a una quindicina di km da Metaponto. Occupa un brullo altopiano, di forma approssimativamente quadrangolare, che misura c.a 280 (E-O) per 220 m (N-S), sulla riva destra del fiume Bradano, di cui domina la valle con versanti assai scoscesi. Presenta due aree leggermente soprelevate agli angoli NO e SO con un'altitudine massima di 126 m.
Individuato da D. Adamesteanu nel 1964, il sito è stato parzialmente scavato dal 1968 al 1972. Queste ricerche hanno messo in luce un insediamento indigeno dell'Età del Ferro, sostituito a partire dal VI sec. a.C. da un phroùrion greco destinato probabilmente a proteggere le frontiere del territorio di Metaponto: C. P. è situato infatti all'estremità settentrionale delle suddivisioni agrarie greche di questa città che si estendono tra i fiumi Basento e Bradano.
L'abitato indigeno, localizzato nell'angolo NO dell'altopiano, fu occupato dalla metà dell'VIII alla fine del VII sec. a.C. Ha lasciato tracce di capanne e un complesso di materiali che comprende vasi di impasto e una ceramica dipinta di tipo enotrio, con ricca decorazione a motivi geometrici. Quest'ultima trova paralleli in un'area che si estende da Satyrion e Taranto (Borgo Nuovo) a Gravina di Puglia e Sala Consilina, e sembra aver subito, a partire dalla fine dell'VIII sec., alcune influenze greche (ma queste appaiono scarse e tardano ad affermarsi malgrado la fondazione di Metaponto a pochi chilometri di distanza). Una stele e un bacino di pietra recano incisi ornamenti geometrici.
Il primo insediamento greco risale all'incirca al 600 a.C. o agli inizi del VI sec., dopo la distruzione dell'abitato indigeno (senza dubbio in seguito a un'estensione del territorio di Metaponto). Presentava un muro difensivo che chiudeva la sommità di NO. Intorno al 500 a.C. un santuario, in cui si manifesta una fusione di elementi architettonici dorici e ionici, fu costruito sulla sommità dell'angolo SO. Le tracce di, occupazione sono assai scarse per il V e la maggior parte del IV sec., mentre resti più rilevanti corrispondono alla fine del IV e agli inizi del III secolo. È in questo momento che, per contrastare la spinta dei Lucani, fu eretta sui bordi dell'altopiano una cinta in mattoni crudi su uno zoccolo di pietra. Più robusta sui lati O e S, dove il naturale pendio del terreno non assicurava che una precaria protezione, la fortificazione si riduceva sugli altri lati a un semplice muro, spesso c.a m 0,60. Sul lato O, la cinta era munita di casematte e vi si aprivano postierle; sul lato S essa prendeva la forma, molto originale, di un muraglione di pietre, spesso m 2,75, a ridosso del quale era applicato verso l'esterno un paramento di coppi lunghi m 0,92, disposti in senso perpendicolare al muraglione; i coppi presentano verso l'alto, a strati alternati, la faccia concava o quella convessa, in maniera da incastrarsi gli uni con gli altri. Un robusto bastione non tardò a sostituire nell'angolo SO della cinta l'unica porta di accesso al sito che venne pertanto trasferita in un punto meno esposto.
Alla stessa epoca (inizio del periodo ellenistico) si fanno risalire altri resti: tracce di case, quattro tombe a inumazione (due a cassone, fatte | rispettivamente di tegole e di lastre di pietra; due sarcofagi), alcuni depositi votivi (vasi, pìnakes, oscilla) con indizi dei culti di Demetra, di Bendis, di Sileno accompagnato da una Ninfa. Il sito sembrerebbe essere stato definitivamente abbandonato al più tardi verso la metà del III sec. a.C., come molti altri insediamenti della regione.
Bibl.: Scavi: D. Adamesteanu, L'attività archeologica in Basilicata, in Atti dell'VIII convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto 1968, Napoli 1969, p. 167; J.-P. Morel, Fouilles à Cozzo Presepe, près de Métaponte, in MEFRA, LXXXII, 1970, I, pp. 73-116; D. Adamesteanu, L'attività archeologica in Basilicata, in Atti del XII convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto 1972, Napoli 1973, p. 320; E. McNamara, J. Ward-Perkins e altri, The Excavations at Cozzo Presepe (1969-1972), in NSc, 1977, pp. 191-406.
Problemi di carattere generale: D. Adamesteanu, Problèmes de la zone archéologique de Métaponte, in RA, 1967, 1, p. 34; id., La Basilicata antica. Storia e monumenti, Cava dei Tirreni 1974, pp. 77-78, 91; D. Adamesteanu, C. Vatin, L'arrière-pays de Métaponte, in CRAI, 1976, pp. 113-115; J.-P. Morel, in The Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton 1976, p. 247, s.v.; P. G. Guzzo, Le città scomparse della Magna Grecia, Roma 1982, p. 350.
Ceramica: produzioni indigene: J. de La Genière, Aspetti e problemi dell'archeologia del mondo indigeno, in Atti dell'XI convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto 1971, Napoli 1972, pp. 231, 249, 257-258; P. Orlandini, Aspetti dell'arte indigena in Magna Grecia, ibid., pp. 281, 283; id., Figura umana e motivi antropomorfi sulla ceramica enotria, in Studi in onore di F. Rittatore Vonwiller, II, Como 1980, pp. 313-314. - Ceramica a vernice nera: A. J. N. W. Prag, F. Schweizer, J. L. W. Williams, Hellenistic Glazed Wares from Athens and Southern Italy: Analytical Techniques and Implications, in Archaeometry, XVI, 1974, 2, pp. 153-187; J.-P. Morel, Céramique campanienne: les formes, Roma 1981, passim.