COXITE (dal lat. coxa "anca"; fr. coxalgie; sp. coxalgia; ted. Coxitis, Hüftgelenkentzündung; ingl. coxitis)
Processo infiammatorio dell'articolazione dell'anca (v.) e più specialmente la flogosi cronica di natura tubercolare. Il processo tubercolare si localizza spesso nell'articolazione dell'anca, e questa, insieme col ginocchio e con la colonna vertebrale, rappresenta una delle più frequenti localizzazioni osteo-articolari. Per quanto esistano forme primitivamente sinoviali è certo che nella grandissima maggioranza dei casi i germi si localizzano prima nelle estremità ossee e particolarmente nella testa femorale. Si ha cioè prima un'epifisite, che più tardi comunica con l'articolazione e la infetta secondariamente. La cartilagine resiste a lungo all'invasione del processo tubercolare, ma la distruzione dell'osso sottocondrale porta presto a una perturbazione di nutrizione della cartilagine e quindi alla necrosi. Anche nella coxite si giunge, nelle forme avanzate, a estese distruzioni della testa femorale, allo svasamento e alla migrazione dell'acetabolo, alla fluidificazione e formazione di ascessi freddi, che si fanno superficiali intorno all'articolazione, nel triangolo di Scarpa, intorno al piccolo trocantere, sulla faccia esterna e posteriore dell'anca, e anche nel bacino, se vi fu perforazione nel fondo dell'acetabolo. Quando l'articolazione è gravemente lesa, la mobilità articolare è molto compromessa, prima per la contrattura dei muscoli periarticolari e specialmente degli adduttori, più tardi per vera fusione delle parti articolari; l'anchilosi, nelle forme gravi, spesso rappresenta l'esito definitivo di guarigione del processo. La posizione viziata dell'arto, in abduzione e rotazione esterna, o, più spesso, in adduzione, flessione e rotazione interna o esterna, viene almeno parzialmente compensata e simulata da tre corrispondenti movimenti di rotazione del bacino secondo i tre assi di questo ed eventualmente anche da corrispondenti spostamenti della colonna vertebrale (lordosi lombare). Solo rimettendo il bacino nella sua vera posizione, si potrà scoprire la posizione reale dell'arto rispetto al bacino.
La diagnosi, che deve venir fatta precocemente, viene sospettata sul facile affaticamento del bambino, sulla scoperta delle lievi, anche minime limitazioni di mobilità, specialmente nell'abduzione e nella rotazione interna, sulla dolorabilità indiretta svelata con l'urto del tallone a ginocchio esteso, in modo da spingere il cotilo contro la testa femorale. Naturalmente l'esame radiografico è veramente prezioso per scoprire lesioni iniziali. La cura segue i criteri generali altrove indicati; cure generali, igieniche, dietetiche, elioterapia scarico della giuntura ed eventualmente immobilizzazione, iniezioni endoarticolari di sospensione iodoformica in glicerina. Se v'è forte contrattura muscolare è utile la trazione a pesi per fare il bendaggio gessato in buona posizione. Tutte queste cure dànno risultati migliori se fatte in ambiente sanatoriale. Nei casi adatti, la cura immobilizzante col bendaggio può essere fatta con speciali accorgimenti anche ambulatoriamente. L'intervento chirurgico non diede buoni risultati, finché ebbe intenti demolitori. oggidì si procede a interventi o seguendo le norme di Sorel, d'aggredire focolai iuxta-epifisarî prima che abbiano comunicato con la congiuntura, o per praticare innesti ossei; questo metodo è ancora allo studio. Tuttavia ha dato qualche buon risultato.
Bibl.: R. Alessadri, O. Uffreduzzi, Atti d. congr. d. Soc. it. di ortopedia, Biella 1928; O. Uffreduzzi, I. Serafini, in R. Acc. di med. di Torino (1929).