coworking
(co-working), s. m. inv. Il lavorare condividendo spazi e servizi con altri.
• Il vantaggio non è solo economico: grazie al coworking, infatti, liberi professionisti impegnati in settori diversi possono lavorare insieme, scambiarsi idee e perché no, trarre reciproca ispirazione. (Stella Vino, Giornale, 3 agosto 2009, p. 21) • [tit.] L’utopia concreta del lavoro indipendente / A Milano si sta affermando un progetto che risponde ai bisogni di milioni di lavoratori autonomi e precari: si chiama «Macao» e sperimenta il nuovo mutualismo e il co-working [testo] [...] Macao è però difficilmente riducibile ad un co-working. Questo termine è stato coniato da un programmista informatico, Bernie DeKoven nel 1999 quando a San Francisco sono nati spazi di coworking, «Hat Factory» e «Work only» dove chiunque poteva crearsi il proprio ufficio, affittare una scrivania, inventare una comunità con persone di diverse professioni e condividere idee e progetti. (Roberto Ciccarelli, Manifesto, 17 maggio 2012, p. 15, Community) • Ma cosa si fa lì? Chi c’è lì? Ci sono persone prima di tutto. Ragazze e ragazzi (sì, perché oggi tra i trenta e i quaranta, diciamo l’età media dei frequentatori di Hub, si è ancora ragazzi) che hanno capacità, competenze, idee. Che parlano usando tanti termini inglesi, da coworking a call (Matteo Lunelli, Adige, 10 gennaio 2016, p. 14, Trento).
- Espressione inglese composta dal prefisso co- ‘con’ e dal s. working ‘lavoro, attività’.
- Già attestato nell’Unità del 30 agosto 2007, Firenze, p. VII (Valeria Giglioli).