Scrittore (Parigi 1772 - Véretz, Indre-et-Loire, 1825). Ufficiale napoleonico, partecipò alle campagne del Reno e d'Italia, studiando, nelle pause, la letteratura greca e il mondo classico (inizio della traduzione di Dafni e Cloe di Longo Sofista, versione di due trattati di Senofonte). Scoprì in un codice della Laurenziana di Firenze un passo inedito di Longo Sofista. Sotto la Restaurazione, ritiratosi in campagna, diede sfogo all'asprezza del temperamento in una serie di libelli contro il governo e il clero. Finì ucciso dal suo guardaboschi. Fu prosatore di classica purezza e limpidezza. Tra le sue opere originali si citano: Lettres de France et d'Italie (1797-1812); La conversation chez la comtesse d'Albany à Naples le 2 mars 1812; Lettre à messieurs de l'Académie des Inscriptions et Belles Lettres (1817); gli opuscoli politici: Pétition aux deux Chambres (1816); Pétition pour des villageois que l'on empêche de danser (1822) e i libelli, di cui fece l'apologia nel Pamphlet des pamphlets (1824). Tradusse anche la Vita di Pericle di Plutarco e passi di Erodoto.