COUPERIN
. Famiglia di musicisti francesi, la cui attività si estende dal principio del sec. XVIII sino al 1826. Il primo della famiglia, Charles, mercante a Chaumes (Brie), non fu che un semplice dilettante, il quale suonava l'organo nella chiesa di Chaume. Egli ebbe tre figli che divennero musicisti di professione: Louis (circa 1630-63); François (c. 1630-98) e Charles (1638-79). In seguito a un concerto che i tre fratelli e qualche altro musicante del villaggio diedero a J. de Chambonnières (v.), proprietario di terre nei pressi di Chaumes e musicista illustre, questi offrì a Luigi Couperin di accompagnarlo a Parigi, dove, dopo poco, lo presentò alla corte. Ben presto C. ottenne il posto di organista di Saint-Gervais, e si classificò tra i primi organisti dell'epoca. Il re gli diede la carica di prima viola. Egli fu anche uno dei primi organisti della cappella reale. Ha lasciato un gran numero di pezzi per clavicembalo, d'una struttura melodica leggiadra e originale.
Charles C. fu celebre quasi quanto il fratello come clavicembalista e organista, e come lui fu organista a Saint-Gervais. Le sue composizioni non ci sono rimaste. Il terzo, Francesco, non sembra aver avuto il merito né la notorietà degli altri. Fu buon insegnante ma mediocre esecutore. Si crede che non abbia composto musica.
François II, soprannominato il Grande C., figlio di Carlo, nacque il 10 novembre 1668. Egli ricevette le prime lezioni di musica da suo padre. Quando questi morì, nel 1679, Francesco, che aveva undici anni, fu a dato a Jacques Thomelin. Diciassettenne ancora, fu nominato organista di Saint-Gervais. Nel 1689 si sposò con Marianne Ansault, dalla quale ebbe due figlie: Marie-Madeleine, che si fece monaca, e Marguerite-Antoinette, che succedette a suo padre come clavicembalista di camera. Nel 1693, in seguito alla morte del Thomelin, il C. gli succedette come organista della cappella reale, dove ebbe per colleghi Le Bègue, Buterne e Nivers. L'anno seguente fu nominato maestro di clavicembalo dei principi reali. Nel 1716 ottenne la cosiddetta survivance d'ordinaire della musica per clavicembalo, tenuta dal d'Anglebert, che il C. aveva già sostituito prima di questa data. La malferma salute lo obbligò nel 1730 a domandare la survivance di questa carica a favore di sua figlia Marguerite Antoinette, dopo aver ceduto, fin dal 1723, il posto di organista di Saint-Gervais a suo cugino Nicolas C. (1680-1748), figlio di Francesco il vecchio e musicista del conte di Tolosa. Nicola C. sarà a sua volta sostituito, più tardi, da suo figlio Armand-Louis, 1725-1789, al quale succederanno i figli Pierre-Louis, morto nel 1789, e Gervais-François, morto nel 1826. Dopo sei anni di sofferenze continue, Francesco C. morì il 12 settembre 1733.
Nell'opera di Francesco C. il Grande si nota in primo luogo la musica per clavicembalo ed organo, alla quale si aggiungono composizioni da camera. Queste distinzioni sono, del resto, più teoriche che pratiche, poiché, secondo l'uso dell'epoca, gli esecutori avevano la libertà di servirsi di altri strumenti da quelli per i quali le musiche erano state create. La prima opera di lui, Pièces pour orgue, consistenti in due messe (1690), ha ancora un carattere tradizionale, quantunque vi si trovino già accenti personali. Va anzitutto rilevata in questi pezzi d'organo l'abbondanza di fioriture o ornamenti, molto caratteristica del gusto di questo compositore. La sua musica per clavicembalo è contenuta nei quattro Livres de clavecin (apparsi nel 1713, 1717, 1722-1730) divisi in 27 Ordres.
Questi ordres (specie di suites) non costituiscono vere unità. Anzitutto alcuni di essi hanno un numero assai grande di pezzi (fino a 23), e ciò non permetteva di farli sentire in una sola audizione. D'altronde il C. dà ai suoi pezzi titoli pittoreschi che accentuano l'individualità propria di ciascuno di essi. Soltanto per alcune serie di pezzi dello stesso carattere e dello stesso soggetto si può considerarne l'insieme come una composizione a più parti, come p. es. nel caso dei Fastes de la Menestrandise. Il C. coltivò con grande predilezione il rondò, ch'egli ha sviluppato e reso vera forma d'arte. I suoi pezzi si distinguono da quelli dei suoi contemporanei e predecessori per ricerche armonistiche e per alcuni elementi di stile italiano. Nelle composizioni per organo si può già osservare l'influenza della musica italiana, e nei pezzi per clavicembalo tale influenza si afferma sempre più. La musica da camera del C. comprende in primo luogo le Sonate. Se ne conoscono 7: quattro sono conservate in un manoscritto di Brossard nella Bibliothèque Nationale a Parigi; due in un manoscritto nella biblioteca di Lione. Esse datano dal 1692 al 1710. Nel 1726 il C. pubblicò una raccolta di quattro sonate intitolata Les nations: tre figurano nel manoscritto di Brossard, la quarta (l'Impériale) non si trova in nessuno dei due manoscritti e data dal 1710 circa. Nello stile di queste sonate si riconosce l'influenza di Corelli. Verso la fine della sua vita il C. si sforzava di raggiungere uno stile più conforme allo spirito francese, e con questo scopo appunto egli aggiunse a ogni sonata, nelle sue edizioni del 1726, un seguito di pezzi, destinati a fondere i due gusti.
Il secondo gruppo delle composizioni da camera, Les concerts (per violino, flauto, oboe, fagotto e cembalo), documenta la trasformazione avvenuta nel gusto del compositore. Il C. ha saputo fondere i caratteri dei due stili: ma lo spirito è puramente francese. La prima serie, di quattro concerti, è apparsa nel 1722, sotto il titolo di Concerts royaux. La seconda serie, del 1724, Les goûts réunis, comprende dieci concerti. A differenza degli ordres per clavicembalo, i concerts costituiscono vere unità.
Del C. bisogna ricordare anche le due Apothéoses; quella di Corelli e quella di Lulli (questa scritta in uno stile essenzialmente francese), e i pezzi per viola (1728) in due suites.
L'opera vocale del C. si compone soprattutto di composizioni religiose, ove se ne eccettui un certo numero di pezzi profani di minore importanza. Nei numerosi mottetti per la cappella reale (pubblicati da Ballard tra il 1703 e il 1705) e nelle Leçons des Ténèbres (1714-1715) gl'italianismi abbondano.
Francesco C., pur subendo l'influenza delle innovazioni tecniche dei maestri italiani, incarna il puro gusto francese dell'epoca della Reggenza. La sensibilità delicata, lo stile elegante, la purezza d'espressione che sono pregi dell'opera sua, perpetuano le tradizioni della scuola parigina di liuto e clavicembalo.
Bibl.: A. Tessier, Couperin, Parigi 1926; H. Quittard, Les C., Parigi 1913; C. Bouvet, Une dynastie de musiciens français: les C., ecc., Parigi 1919. E inoltre articoli di A. Pirro in Revue musicale, novembre 1920 e febbraio 1921.