COSTE
(XI, p. 646; App. II, I, p. 707)
La trattazione di questa voce nell'Enciclopedia rispecchia con buon grado di fedeltà quali fossero le principali valenze attribuite alla c. dalla cultura ufficiale ai primi decenni del nostro secolo. Il concetto di c. come linea limite − spesso come fascia di transizione − tra terra e mare vi è percepito quasi esclusivamente nella valenza geomorfologica.
Si accenna bensì al fatto che la c. è "uno degli ambienti più singolari per le società umane", ma non se ne esplicitano i termini. Si riconosce che il popolamento costiero varia in densità, ma si fa dipendere questa soprattutto da fattori ambientali. La c. è anche citata come luogo dei porti, quindi luogo cruciale per i traffici, ma lo sviluppo e l'importanza di questi e di quelli è ancora visto solamente in funzione di elementi morfologici, come l'accessibilità della c. stessa e il suo articolarsi.
Nel corso di mezzo secolo, la percezione del concetto di c. è sensibilmente mutata. Non solo per la dilatazione del corpus conoscitivo, ma soprattutto per il differenziarsi e il moltiplicarsi dei filoni d'approccio alla percezione delle c., che sono via via cresciute nella sensibilità sociale come luoghi di confine, e dunque di discontinuità, ma anche come assi coagulanti di sviluppo economico; come linee cruciali nella strategia militare (su questo molto influirono le vicende della seconda guerra mondiale), ma anche come spazi privilegiati per le attività di tempo libero. Infine − ed è la novità più rilevante − come spazi soggetti a un processo di addensamento del popolamento e delle sinergie economiche, nel contempo improntati a molto delicati equilibri ecologici, così da potersi considerare tra quelli in cui la tanto discussa alternativa sviluppo economico/difesa ambientale assume i connotati più complessi e drammatici. È significativo che, mentre nell'edizione originaria di questa Enciclopedia la trattazione sulla "difesa delle c." verteva sulla difesa militare, oggi questi medesimi termini vengono generalmente riferiti alla difesa da processi di degrado ambientale, come l'erosione, l'inquinamento e gli eccessi dell'urbanizzazione.
Anche se non più esclusiva, la valenza geomorfologica dell'elemento c. rimane comunque di basilare importanza. Negli ultimi decenni, è stata soprattutto nutrita dallo sviluppo degli studi sedimentologici, condotti su campioni sia di sedimenti sciolti litoranei che di formazioni geologiche antiche. Questi studi hanno aperto inedite prospettive alle conoscenze dei processi dinamici dei litorali e in particolare degli effetti delle mareggiate, del trasporto sedimentario lungo c., delle interazioni tra i numerosi manufatti artificiali costruiti sulle spiagge sommerse (scogliere difensive, pennelli, aggetti portuali, ecc.) e il movimento dei sedimenti nei fondali. Nel frattempo le serie storiche dei dati forniti da sempre più numerosi e affidabili mareografi sulle variazioni del livello marino si sono allungate. Ne sono conseguite più precise conoscenze sulle oscillazioni di marea − anche in termini predittivi − e sui movimenti di lungo periodo, come quelli di natura eustatica, che sono effetto di cicli climatici. Da questi studi, che sempre hanno come naturale laboratorio le c., risultano anche dati allarmanti circa un'accelerazione in atto nell'aumento eustatico del livello marino, che dagli attuali 1÷2 mm/anno potrebbe portarsi a valori superiori al cm/anno nei prossimi decenni, con conseguenze gravissime per gli insediamenti costieri. Il fenomeno è il presunto effetto di una fase di deglaciazione dovuta a un aumento della temperatura media sul pianeta, dovuta a sua volta a notevoli concentrazioni di anidride carbonica negli alti strati dell'atmosfera. Le concentrazioni del gas, causate dalle attività umane di combustione, raggiungerebbero valori tali da inibire la perdita di calore per irraggiamento (''effetto serra''). Infine, gli studi sulle variazioni di livello marino sono stati determinanti nel progresso delle conoscenze sui moti isostatici e su quelli di abbassamento del suolo, che interessano molte pianure costiere. Per questi si è anzi potuta individuare e misurare una subsidenza accelerata, dovuta a cause antropiche (in genere, estrazioni di acqua o petrolio dal sottosuolo), distinta da quella naturale, legata a processi geotettonici di lungo periodo.
In sostanza, nelle scienze della Terra, la c. è luogo di discrimine per eccellenza. Discrimine tra un ''alto'', la terra, ove il quadro morfodinamico è sostanzialmente improntato all'asporto di materiale, all'erosione; e un ''basso'', il mare (o anche il lago), che è soprattutto luogo di recapito e scarico, cioè di sedimentazione. Questo significato di discrimine può estendersi a tutte le scienze ambientali e a quelle biologiche in particolare. Non solo per il banale - e peraltro fondamentale − fatto che la linea di c. separa i due grandi tipi di habitat, ma anche perché, come si è già accennato, lungo quella linea finisce per concentrarsi buona parte degli inquinanti e dei corpi estranei diluiti nelle acque o da queste trasportati, di origine sia tellurica che marina. È notevole e peculiare il fatto che tali concentrazioni hanno luogo non su una superficie bidimensionale − e tantomeno nelle tre dimensioni dello spazio atmosferico − ma su una ristretta fascia, che può in pratica assimilarsi a uno spazio unidimensionale.
Il concetto di c. come elemento discriminante è acquisito anche dalle scienze umane e dai tempi più antichi. La percezione della c. come finis terrae, fine del mondo abitato e abitabile e anche fine della possibilità di vivere (nel mare prima o poi si muore, se non soccorre l'artifizio tecnologico) è proprio di tutte le società, a livello sia individuale che collettivo. La possibilità di andare per mare − e di farlo in modo sempre più sicuro, rapido, comodo − non ha sensibilmente alterato questa percezione. L'uomo ha solcato e frequentato ogni porzione dei mari del pianeta, incluse le profondità: ma sempre per tornare a terra, riconoscendo sulla terra l'unico suo oikòs. L'uomo non ha mai ''abitato'' il mare, né vi sono segni che intenda farlo e non hanno che carattere sporadico (nello spazio geografico) e labile (nel tempo della storia) certi insediamenti marini ad alta tecnologia (i più noti, legati allo sfruttamento degli idrocarburi), ove gli addetti si alternano in turni di pochi giorni e che raramente superano i 10÷15 anni di durata.
Queste percezioni della c. sono puntualmente codificate nel diritto. Se è vero che numerose unità politiche si sono andate agglomerando attraverso più o meno estesi bracci di mare, è molto più frequente il caso - ed è la regola generale lungo i fronti oceanici − dell'identificazione della c. con un confine di qualche tipo, nazionale o meno. È anche vero che, sul piano giuridico il confine nazionale coincide col limite delle acque territoriali; tuttavia questo limite ha un decorso rigorosamente impostato sulla ''linea di base'', che tiene conto delle frastagliature della c. stessa. In anni recenti, per convenzione internazionale, le sovranità marittime dei vari paesi sono state parzialmente estese oltre il limite delle acque territoriali, individuando una ''zona contigua'', una ''zona economica esclusiva'' e, in alcuni casi, un ''limite di piattaforma''. Tutti questi limiti restano comunque costruiti sulla linea di base costiera e su di essi vengono anche ritagliati i limiti degli spazi aerei nazionali, che sono oggi i più importanti dal punto di vista della difesa militare.
I miti del mare e della c., il particolare fascino che questi elementi esercitano sulla psiche umana, che risultano motivazioni non secondarie dell'''andare al mare'', sono anche il frutto delle inibizioni che il mare suscita e dell'attrazione che esercita, specialmente se percepito da terra. Oltre che di sinergie umane e di rifiuti, la c. è anche luogo di concentrazione di immagini fotografiche e dipinte, di composizioni poetiche, di creatività intellettuale: anche questi sono elementi significativi e degni d'indagine nella sfera della psicologia sociale.
Questione fondamentale è se la c. costituisca o meno elemento correlabile con la densità del popolamento. In altre parole, se essa sia, in ragione dei suoi caratteri specifici, luogo di attrazione o di repulsione del popolamento umano; oppure se non vi sia correlazione alcuna. Al riguardo occorrerà considerare non già le assai diverse situazioni di densità costiere, ma i rapporti spaziali − e anche gli andamenti nel tempo − tra queste densità e quelle delle contigue aree interne. Per le società pre-industriali − sia quelle del passato che quelle ancora presenti − il rapporto è mutevole: esso varia cioè da gruppo a gruppo e, nell'ambito dello stesso gruppo, può variare nel tempo. L'infittirsi o il rarefarsi dell'insediamento costiero rispetto a quello delle zone interne può certo essere conseguente a condizioni ambientali più o meno favorevoli: più specificatamente al clima, alla morfologia, alla presenza dell'acqua in termini di quantità, regime annuo, natura (acqua salata, salmastra, dolce), alle condizioni di drenaggio (l'acqua stagnante è in genere fattore repulsivo, perché inibisce l'agricoltura e può costituire fattore favorevole all'instaurarsi di morbilità in forma endemica). Il complesso di questi fattori, o anche solo di alcuni, può costituire quadri ambientali più favorevoli alla presenza umana lungo la fascia costiera o, viceversa, nelle zone più interne. Non c'è dubbio comunque che il processo insediativo sia sensibilmente influenzato da questi quadri.
Con tutto ciò, fattore ancora più importante è il tipo di rapporto che via via si stabilisce tra una società umana e il mare. Una fascia costiera può essere più fittamente insediata rispetto a una zona interna a causa di circostanze ambientali più favorevoli, e questa situazione può essere di stimolo allo sviluppo di una cultura e di un'economia marinare. Devono però verificarsi tre condizioni: a) che sussista o sopravvenga una necessità d'ordine economico, che cioè condizioni di sovrappopolamento rendano insufficiente un'economia su base agricola e stimolino alla ricerca di nuove risorse e opportunità nella pesca, nei commerci o nell'acquisizione di nuovi territori raggiungibili attraverso il mare; b) che la società in questione sia dotata o possa dotarsi della tecnologia necessaria per l'uso del mare, in particolare della tecnologia necessaria alla navigazione; c) che il mare non sia già controllato da altre società, ostili e dotate di tecnologie molto più progredite. Quale che sia il grado di addensamento di una popolazione lungo c., in assenza di una sola di queste condizioni un'espansione sul mare non si verifica. Non solo, ma la presenza di una forza ostile a controllo del mare (sia essa una flotta organizzata, o anche dei navigli che esercitino la pirateria) può alla lunga esercitare una pressione sulla c. ed eventualmente determinare evacuazioni verso l'interno e rarefazione del popolamento costiero. È quanto accadde per es. lungo la maggior parte delle c. italiane sia al tempo dell'espansione araba, che nei secoli 15°-17°.
Al contrario, può accadere che una c. caratterizzata da avverse condizioni ambientali registri immigrazioni da parte di popolazioni provenienti dall'interno, alla ricerca di nuovi spazi vitali o perché in condizioni di sovrappopolamento o per sfuggire a pericoli di popoli più forti, che tendono a invaderne i territori. In questi casi, ci si adatta all'ambiente avverso e/o lo si modifica, per es. con opere di bonifica. È poi possibile che il nuovo popolo rivierasco vada orientandosi anche verso il mare, a misura che si verifichino le condizioni sopra ricordate.
In sostanza, l'addensamento costiero può essere favorito da condizioni ambientali positive per l'esercizio dell'agricoltura o di altre forme di economia, ed essere indipendente dalla vicinanza del mare. Più spesso, però, è legato al mare, cioè alla possibilità di usarlo come luogo di risorse biologiche (e da qualche decennio anche minerarie) e soprattutto come tramite e spazio di relazioni per gli scambi, le migrazioni, le conquiste.
Questi fattori costituiscono la premessa per capire uno dei grandi processi del mondo contemporaneo, cioè la correlazione spazio-temporale tra l'addensarsi del popolamento costiero e il progredire e diffondersi delle società industriali e post-industriali. Il processo di addensamento è in atto e interessa tutte le c. del globo, in ragione diretta del livello di industrializzazione delle società che le abitano. Le principali spinte tecnologiche di questo processo sono state, tra le altre: l'avvento della propulsione meccanica nella navigazione; l'organizzazione di una rete di trasporti terrestri veloci e a lungo raggio − prima ferroviari poi stradali − che fa capo ai porti e che completa così il sistema planetario delle relazioni; la disponibilità dell'energia necessaria alla bonifica meccanica e al conseguente prosciugamento di fasce costiere già improduttive e malsane. La tecnologia del petrolio e dei gas naturali ha favorito l'addensamento costiero in due modi tra loro indipendenti: a) con l'estendersi delle grandi strutture di ricerca e sfruttamento degli idrocarburi sulle piattaforme marine, che naturalmente presuppone un'adeguata organizzazione logistica lungo la c. più vicina; b) con la localizzazione privilegiata di impianti lungo c. (raffinazione, pompaggio, deposito, produzioni sussidiarie, indotto), così da ridurre i costi di trasporto, che sono naturalmente più bassi se effettuati via mare.
Appare chiaro come tutte queste spinte tecnologiche siano prodotte dalla rivoluzione industriale, ma a questa si collegano anche gli altri principali fattori dell'addensamento costiero di età contemporanea. L'esito delle due guerre mondiali di questo secolo è stato deciso infatti a favore di chi, pur sconfitto su terra, seppe mantenere la supremazia sui mari (e nella seconda guerra, anche sullo spazio aereo) e con essa il controllo dei rifornimenti. La conseguenza è stata un'accresciuta importanza strategica, e dunque anche economica, dei porti e delle c. e una più nitida percezione che ancora oggi il mare è spazio di relazione per eccellenza, nonostante il formidabile sviluppo della navigazione aerea, causa tra le altre della crisi e della riconversione di alcuni porti e dei traffici marittimi.
Un ultimo fattore − certo tra i più importanti e diffusi − del processo di addensamento costiero da un secolo in qua, è stato l'individuazione della c. come luogo privilegiato − in certi casi esclusivo − di una vasta gamma di attività di tempo libero, di cui la più evidente manifestazione è costituita dalla villeggiatura costiera di massa. Pur limitato in genere a durate stagionali, il fenomeno è divenuto di entità tale da mutare in misura permanente e radicale i quadri paesistici, oltre a quelli socio-economici, delle fasce costiere che investe. I motivi di questa scelta privilegiata della c. rispetto ad altri ambiti (per es. le zone montane o collinari o la campagna in genere) non sono del tutto chiari e comunque sembrano sempre meno correlabili alla qualità dell'ambiente costiero: infatti, a misura che una c. è oggetto di frequentazione, la sua qualità ambientale si deteriora e può scadere al di sotto dei livelli urbano-industriali. Giocano piuttosto fattori psicologici: se ne è già fatto cenno a proposito dei miti della c. e del mare e si possono qui aggiungere le pulsioni imitative. Infine è determinante il fatto che l'offerta di una regione costiera, che è in genere regione economicamente più forte di altre, è più robusta e pressante avvalendosi di maggiori investimenti: ed è noto che un'offerta decisa e qualificante orienta facilmente una domanda spesso incerta. In ogni caso, tutto questo è possibile perché è stata compiuta nel corso delle ultime generazioni, la discriminazione di massa tra tempo libero e tempo di lavoro e, nel contempo, quasi ogni persona nei paesi sviluppati è stata dotata di mobilità autonoma. Anche questi, è chiaro, sono aspetti ed effetti della rivoluzione industriale.
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