RINAUDO, Costanzo
RINAUDO, Costanzo. – Nacque a Busca, nel Cuneese, l’11 luglio 1847, da Giuseppe, muratore, e da Maria Migliore.
Dal 1858 fu allievo dell’oratorio torinese di San Francesco di Sales diretto da Giovanni Bosco, il quale lo affidò a Francesco Faà di Bruno per la preparazione dell’esame per il diploma superiore, conseguito nel 1862. Nel 1867 si laureò in lettere all’Università di Torino, dove fu allievo dello storico Ercole Ricotti; conseguì poi le lauree in filosofia (1868), teologia (1869) e giurisprudenza (1870). Nel 1872 avviò la propria carriera di insegnante superiore, dapprima come supplente e quindi (1873) come titolare della cattedra di storia nel liceo Gioberti di Torino; detenne l’incarico fino al 1908. Nel frattempo, nel 1880, aveva ottenuto anche l’insegnamento di lettere italiane alla Scuola di guerra di Torino, commutato poi con quelli di scienze sociali e storia generale, che esercitò fino al 1920.
Il periodo a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta fu determinante nella messa a punto dei suoi orientamenti metodologici. Nel 1876 ricevette l’aggregazione come docente nella facoltà di lettere. Tra il 1878 e il 1884 tenne in quella facoltà un insegnamento sulle fonti della storia italiana medievale. Nel frattempo (1882) si candidò senza successo alla cattedra universitaria di storia moderna, lasciata libera da Ricotti; gli fu preferito Carlo Cipolla. Pubblicò vari saggi di argomento medievistico, dedicati in parte all’esegesi delle fonti, in parte al tema delle assemblee rappresentative negli Stati regionali italiani e nelle monarchie europee, centrale nella storiografia piemontese di quegli anni.
La sintonia con gli orientamenti del positivismo (esplicita nella prolusione al corso universitario del 1882, Rapporti del positivismo con la storia in generale e con lo studio delle fonti in particolare) si tradusse, nella pratica, in un allineamento alle posizioni della scuola del «metodo storico». L’approccio scientista alla storia (intesa come studio delle vicende umane «in rapporto al clima, al suolo, all’alimentazione, all’eredità fisica e morale, alle particolari condizioni di tempo e di luogo, che possono avere determinata l’azione dell’uomo») avrebbe dovuto condurre non all’individuazione di leggi generali, ma alla «conoscenza esatta» di «fatti provati ed accertati» (Rapporti del positivismo..., 1882, p. 20). Il suo presupposto era lo studio critico delle fonti: un aspetto centrale già negli anni della sua formazione, come testimonia la partecipazione nel 1868 alla fondazione del Circolo filologico torinese. Sull’esame delle fonti si sarebbe dovuta fondare «una storia critica generale dell’Italia», utile al consolidamento di una coscienza nazionale (Conferenze e prolusioni, 1881, p. 162). In linea con gli indirizzi dei congressi storici nazionali degli anni Settanta e Ottanta, Rinaudo auspicò per l’Italia l’edizione critica, secondo un progetto e un metodo unitari, del maggior numero possibile di fonti storiche (sul modello dei Monumenta Germaniae historica), cui avrebbe fatto seguito la produzione di indici sistematici di nomi e cose notevoli. Quanto alle connessioni interdisciplinari, sostenne che la storia dovesse affermarsi come «perno» di tutte le scienze morali, orientandole verso lo studio di «fatti» piuttosto che di principi astratti (Rapporti del positivismo..., cit., p. 20).
Nel 1884 – in un clima caratterizzato dal fiorire di nuovi periodici scientifici – fondò a Torino la Rivista storica italiana, con la collaborazione di Ariodante Fabretti e Giuseppe De Leva e sotto il patrocinio di Pasquale Villari; sarebbe stato direttore unico e proprietario della rivista dal 1899 al 1922.
Secondo il modello di vari periodici nazionali stranieri (come la francese Revue historique), la Rivista storica si proponeva di mettere a disposizione dei colti una rassegna bibliografica delle ricerche condotte, in Italia e all’estero, sulla storia della penisola, accompagnata da un numero ridotto di ‘memorie’ originali. Fu inizialmente caratterizzata da una forte attenzione per i dibattiti interni alle scuole storiografiche tedesca, inglese, francese. Sullo scorcio del secolo Rinaudo promosse l’eliminazione delle ‘memorie’, ritenute non più in sintonia con la funzione di aggiornamento bibliografico attribuita al periodico; vi fu anche una più marcata apertura a discussioni di tipo metodologico. Grazie anche alla collaborazione di Carlo Cipolla, Rinaudo riuscì a garantire un’elevata qualità dell’informazione bibliografica durante tutto il periodo della sua direzione; egli stesso vi pubblicò in quantità molto elevata note e recensioni.
Risale agli anni Ottanta l’interesse per le questioni della didattica scolastica e dello statuto degli insegnanti. Nel 1883 fu tra gli animatori dell’Associazione nazionale degli insegnanti delle scuole secondarie, di cui diresse anche la rivista. Al primo congresso dell’associazione (1884) richiese per la categoria un più elevato riconoscimento professionale, insistendo peraltro sul carattere apolitico delle rivendicazioni del sodalizio.
In quello stesso periodo, in concomitanza con la fine della sua esperienza universitaria, abbandonò progressivamente gli studi medievistici per occuparsi di storia del Risorgimento. Fondamentale fu in tal senso il legame con Tommaso Villa, che lo inserì nella commissione per l’allestimento del padiglione risorgimentale all’Esposizione generale italiana tenutasi a Torino nel 1884. Nel 1890 fu incaricato dal ministero della Pubblica Istruzione di tenere un ciclo di conferenze sul Risorgimento ai maestri della provincia di Torino. Fra il 1906 e il 1909, su incarico del ministero della Guerra, svolse presso la Scuola di guerra un secondo ciclo di lezioni, pubblicate successivamente con il titolo Risorgimento italiano. Sempre nel 1906 fu tra i fondatori della Società nazionale per la storia del Risorgimento italiano; partecipò alla redazione del suo statuto e fu vicepresidente del suo comitato torinese. Fece parte della commissione per la pubblicazione degli atti delle assemblee costituzionali italiane dal Medioevo al 1831 (pubblicati a partire dal 1917) e della commissione editrice dei carteggi cavouriani (pubblicati a partire dal 1926).
Fu tra i principali esponenti di una generazione tardo-ottocentesca di storici contemporaneisti di orientamento liberale e affascinati dal positivismo, impegnati per lo più come docenti secondari e come divulgatori storici. La periodizzazione da lui proposta per il Risorgimento comprende il periodo 1815-70 ed è ripartita in una fase contraddistinta dalla fioritura scoordinata di società segrete (1815-31), una caratterizzata dalla tensione fra istanze repubblicane e monarchiche (fino al 1849) e una terza segnata dall’egemonia di casa Savoia sul processo di unificazione.
Fu prolifico autore di manuali scolastici, in un periodo caratterizzato dalla produzione dei primi veri libri di testo per l’insegnamento scolastico della storia e durante il quale si precisò lo statuto di quella disciplina come materia autonoma nei gradi inferiori dell’istruzione.
A partire dal 1890 pubblicò a Milano un Corso di storia nazionale per il ginnasio inferiore, a cui sarebbero seguiti molti altri manuali, destinati a vari gradi scolastici e tipi di istituto, fino agli anni iniziali del Novecento. Ebbe particolare fortuna la sua Storia del Medio evo e dei tempi moderni per i licei (Firenze 1892-1894). La struttura di quei testi rifletteva un’impostazione positivista: l’esposizione di fatti storici puntuali prevaleva nettamente sulle parti di sintesi problematica; ampi spazi erano dedicati alla descrizione dei contesti geografici (Rinaudo stesso curò un atlante storico nel 1902); si evitavano digressioni aneddotiche e bibliografiche. Mancavano riflessioni su temi di storia sociale, considerati troppo complessi per un pubblico di scolari. Rinaudo fu autore anche di due cronologie storiche, edite nel 1890 e nel 1897.
L’affermazione come manualista e storico del Risorgimento si intrecciò con la sua carriera politica nelle istituzioni municipali torinesi, appoggiata da Villa. Fu consigliere comunale della città tra il 1889 e il 1920 (era divenuto consigliere comunale di Busca e provinciale di Cuneo nel 1878). Associò a tale carica, in tempi diversi, gli assessorati comunali alle Finanze e all’Istruzione pubblica. Ebbe un deciso oppositore in Antonio Gramsci, che formulò nei suoi confronti giudizi assai sprezzanti e lo accusò tra l’altro di sfruttare quest’ultima funzione per promuovere l’adozione dei suoi manuali nelle scuole. Personaggio di spicco dell’amministrazione comunale durante la Grande Guerra, diresse le commissioni municipali per la raccolta di fondi per le famiglie dei soldati e per i terremotati della Marsica; fu tra i promotori del giuramento di massa ‘per la vittoria’ prestato dai torinesi nel 1918. Durante gli anni Venti, in età ormai avanzata, interruppe la maggior parte delle attività istituzionali. Fu commendatore della Corona d’Italia e dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Umberto Levra (1992, p. 145) ha supposto una sua appartenenza alla massoneria.
Morì a Torino l’8 maggio 1937. Nel 1887 aveva sposato Emina Coletti, da cui ebbe due figli, Ina e Marco.
Opere. Conferenze e prolusioni, Torino 1881; Rapporti del positivismo con la storia in generale e con lo studio delle fonti in particolare, Torino 1882; Il Risorgimento italiano. Conferenze, I-II, Torino 1910, Città di Castello 19112.
Fonti e Bibl.: L’opera cinquantenaria della R. Deputazione di storia patria di Torino, a cura di E. Dervieux, II, Torino 1935, pp. 458-464; In memoria del Prof. C. R. nel primo doloroso anniversario della Sua morte. Commemorazioni varie, Torino 1938; A. Gramsci, Sotto la Mole. 1916-1920, Torino 1960, pp. 276-288; A. Baldan, Dalla storiografia di tendenza all’erudizione «etica»: la “Rivista storica italiana” di C. R., in Annali dell’Istituto storico italo-germanico di Trento, II (1976), pp. 337-399; G. Busino, All’epoca di C. R., in Rivista storica italiana, XC (1978), 4, pp. 855-858; G. Ricuperati, L’insegnamento della storia dall’età della Sinistra a oggi, in Id., Clio e il centauro Chirone. Interventi sull’insegnamento della storia, Milano 1989, pp. 11-34; U. Levra, Fare gli Italiani. Memoria e celebrazione del Risorgimento, Torino 1992, pp. 145-147; F. Chiocchetti, «Una splendida fotografia del passato». La scuola classica e l’insegnamento della storia nell’Italia liberale, Trieste 2013, pp. 109-132.