BUONFIGLIO, Costanzo Giuseppe
Nacque a Messina, presumibilmente nel 1547, da Giovanni Artale, barone di Casale e di Trisino. Lo troviamo ancor giovane alle dipendenze del duca d'Alba nelle campagne di Fiandra. Non conosciamo la data del ritorno in patria dove, come confessa egli stesso, impressionato dalle maniere forti e sbrigative dell'esercito spagnolo di fronte alle sommosse popolari dei Paesi Bassi, "arma cum libris commutavit". Comunque è certo che nel 1595, quando Sinān pascià minacciava le riviere dello Stretto, era a Messina, poiché il Gallo, nei suoi Annali, scrive che 600 archibugieri e una compagnia di cavalieri erano stati affidati al suo comando.
Non abbiamo altre notizie sul Buonfiglio. Le sue opere però testimoniano ampiamente la modesta cultura di questo "cavalliere" messinese, la sua angustia spirituale e il suo gretto provincialismo, comuni del resto a gran parte della erudizione isolana del tempo. Alla base della sua Historia siciliana, pubblicata a Venezia nel 1604, sta infatti un orgoglio municipalistico che gli impedisce quasi sempre una visione serena del passato, e lo spinge spesso a inventare situazioni politiche e benemerenze militari, a manipolare leggende e a falsificare documenti.
Divisa in tre parti, questa Historia, "nella quale si contiene la descrittione antica et moderna di Sicilia, le guerre et altri fatti notabili dalla sua origine per sino alla morte del Cattolico re D. Filippo II", è un monotono racconto annalistico delle vicende dell'isola cui solo la insistente polemica, col Collenuccio e col Fazello riesce a dare un valore documentario. Sebbene nell'introduzione l'autore precisi di aver tralasciato "la descrittione della città di Messina per non essere notato di passione dagli uomini di sana mente e di non pervertuto giudicio", quest'opera deve essere apprezzata appunto nel suo significato polemico che si ricollega al tono di una cultura minore e allo squallido municipalismo vivo, in quel tempo, specie a Messina e Palermo.
A intenti sostanzialmente simili, ma naturalmente più polemici, risponde l'altra opera che il B. dedicava a don Andrea Arduino marchese di Sorito: Messina città nobilissima. Pubblicata a Venezia nel 1606, è divisa in 8 libri in cui "si contengono i primi fondatori [della città], sito, edificj sacri et pubblichi, porto, fortezze, strade, piazze, fonti, venute di principi, funerali, feste sacre, secolari, usi, armamento, et della dignità sacra et secolare, con altre cose notabili et degne di memoria".
L'impegno polemico, adattato anche alle esigenze del dissidio con Palermo, esclude naturalmente ogni obiettività storica, ma appare qui in parte giustificato dal tentativo, talvolta riuscito, di cogliere, nel quadro dello sviluppo economico delle città siciliane, il progressivo incremento di ricchezza legato ai commerci e alle industrie messinesi della seconda metà del sec. XVI. Ciò non deve tuttavia impedirci di riconoscere esatte le obiezioni degli Acta Eruditorum Lipsiae di Otto Mencke e del Giornale dei letterati d'Italia di Apostolo Zeno, che pur permisero alla grande erudizione europea del sec. XVIII di interessarsi alla storia siciliana. Nel 1721 comunque L. Mosheim traduceva in latino e includeva nel Thesaurus antiquitatum et historiarum nobilissimarum insularum Siciliae (IX, coll.1-120) di Johann Georg Graeve e Pieter Burman l'opera del B., col titolo Messanae urbis nobilissimae descriptio,octo libris comprehensa.
Con lo stesso sentimento, e sempre in difesa della sua città "che sola meritava il titolo di essere superiore a Palermo", sono compilati altri scritti d'occasione, fra i quali ricordiamo una Descrittione degli avvenimenti miracolosi di Messina (ora nelle pp. 343-45 del volume II della Historia siciliana nella edizione messinese del 1738-39) e una serie di Apologie e Antiapologie in polemica con Simone Parisi, che dalla capitale dell'isola rispondeva con altra Apologia contro l'Apologia di G. B.
Il B. - come risulta dall'atto di morte del registro Nomina de sposatorum et defunctorum 1569-1637, c. 47v, dell'Archivio capitolare del duomo di Messina, morì il 21 dic. 1622.
Fonti e Bibl.: M. Inchofer, De epistola B. Virginis Mariae ad Messanenses coniectatio plurimis rationibus et verisimilitudinibus locuples, Viterbo1630, pp. 429 s.; P. Reina, Delle notizie istor. della città di Messina, Viterbo 1658, II, p. 490; A. Mongitore, Bibliotheca sicula, Palermo 1707, I, pp. 375; P. Samperi, Iconologia della gloriosa vergine Madre di Dio Maria,protettrice di Messina,divisa in cinque libri, Messina 1739, p. 37; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 4, Brescia 1763, p. 2383; C. D. Gallo, Ann. della città di Messina, Brescia 1804, III, p. 235; P. Napoli Signorelli, Vicende della coltura nelle Due Sicilie, Napoli 1811, V, p. 406; La morte dello storico B., in Arch. stor. mess., II (1901), p. 125; J. Ch. Brunet, Manuel du libraire et de l'amateur de libres, Berlin 1922, I, p. 1395; F. Natale, Avviamento allo studio del Medio Evo siciliano, Firenze 1959, pp. 67-70; Diz. dei Siciliani illustri, Palermo 1939, p. 84, 156.