FELICI, Costanzo
Nacque a Casteldurante (l'attuale Urbania, prov. di Pesaro e Urbino) attorno al 1525 da Felice e Camilla Bartolini, ma sempre si considerò originario di Piobbico, cittadina alle falde del Monte Nerone, luogo privilegiato per i suoi, studi naturalistici: qui infatti si erano trasferiti i suoi avi dopo aver abbandonato Lucca, qui egli trascorse la giovinezza e qui soggiorno spesso nella casa paterna, quando si ritirava da Rimini, sua residenza abituale dopo il matrimonio con Virginia Brancorsi.
Il F. compì i suoi studi a Perugia e successivamente si trasferì a Padova, ove consegui la laurea dottorale in arte e medicina il 31 ag. 1552. Esercitò la professione medica in varie località, tra cui Casteldurante, Sant'Angelo in Vado e Pesaro. In quest'ultima città il 13 dic. 1583 ottenne l'incarico di tmedico fisico della Comunità" per un triennio. Non riuscì pero a portare a termine il mandato: il 5 febbr. 1585, a Pesaro, morì appena un giorno dopo aver dettato il testamento, in cui chiedeva di essere sepolto nella chiesa di S. Maria dei Servi a Piobbico, sua terra d'origine.
Antiquario, naturalista, storiografo, il F. incarna la tipica figura dello scienziato enciclopedico cinquecentesco, che da un lato rivolge lo sguardo alla tradizione e dall'altro mostra insofferenza per il dato a priori: una aporia solo apparente in un'epoca in cui il vecchio e il nuovo coesistevano e anzi si compenetravano a vicenda. Animato da una viva curiosità e dal desiderio di raccogliere informazioni su tutto lo scibile umano, il F. sente ancora, prepotente, l'influsso della cultura medioevale nella difficile conquista di un metodo idoneo di catalogazione e di classificazione. Anche se in qualche caso l'erudizione sommerge la pura informazione storica e naturalistica, l'acuto spirito di osservazione, unito a una certa indipendenza di giudizio nei riguardi soprattutto dei fenomeni della natura, colloca il F. in una posizione di rilievo nel coro delle voci cosiddette secondarie della cultura scientifica italiana del secondo Cinquecento.
L'ampiezza degli interessi coltivati dal F. è attestata da una ricca produzione storiografica e naturalistica, rimasta in gran parte manoscritta. Il F. consegnò alle stampe soltanto due opere. La prima, quella di maggior mole e di più vasta erudizione, ha per titolo: Calendario overo Ephemeride historico (Urbino 1577). Si tratta di un annuario di avvenimenti sacri e profani accaduti nel corso dei secoli e registrati giorno dopo giorno. Nel 1584, quasi all'estremo della vita, pubblicò a Rimini l'operetta Del lupo e virtù e proprietà sue. Nel trattatello, frutto di una cultura di transizione, viene dato ampio spazio agli auctores e alla credenza di una medicina in gran parte magica.
Tra il 1580 e il 1582 il F. portò a termine una "trilogia" di opuscoli storici sull'origine di tre illustri casati: Compendio dell'origine e genti e successi de' Malatesti di Rimini, iniziato a scrivere il 17 apr. 1580 e conservato manoscritto presso la Biblioteca Gambalunga di Rimini, in appendice all'Istoria di Ugubio et di molti fatti d'Italia di Guerriero Berni, trascritta il 17 ag. 1578 da Girolamo Ardizio; l'Origine de' signori da Montefeltro e duchi d'Urbino per m. Costanzo Felici a m. Francesco Sansovino, composto nel gennaio del 1581 e l'Origine de' signori Brancaleoni scritta per m. Costanzo Felici a m. Francesco Sansovino, terminato il 14 febbr. 1582. Gli ultimi due manoscritti si conservano autografi presso la Biblioteca Oliveriana di Pesaro, cuciti insieme a una copia dell'opera di F. Sansovino (Della origine et de' fatti delle famiglie illustri d'Italia, Vinegia 1582), in cui le notizie del F. sui due casati confluirono quasi alla lettera. Presso l'Archivio comunale di Urbania si conserva copia di una breve informazione sul Convento di S. Giovanni Battista de' frati osservanti della terra di Durante, composta dal F. il 16 apr. 1581.
La vocazione del F. per gli studi naturalistici è documentata da una serie di opere manoscritte che ci vengono restituite in gran parte dal Fondo Aldrovandi della Bibl. universitaria di Bologna. Una sistematica trattazione di botanica generale è costituita dal De differentiis atque partibus plantarum, otto lezioni in lingua latina che furono recitate presso l'Accademia dei medici di Rimini. Una copia dell'opera, pronta per la pubblicazione (corredata di una dedica al cardinal Giulio Feltrio Della Rovere, una avvertenza per il lettore e un index rerum memorabilium), èconservata nel citato fondo. Il trattato rappresenta un tentativo di organizzare una materia così vasta secondo metodi in precedenza sperimentati da Teofrasto e nel '500 da P. A. Mattioli e da L. Fuchs.
Le piante sono suddivise nelle quattro grandi categorie (alberi, frutici, suffrutici, erbe) e sono studiate anche per le loro qualità terapeutiche (nell'ordine: "de utilitate cognoscendorum simplicium; de divisione plantarum; de radicibus; de partibus plantarum; de foliis et floribus; de seminibus; de fructibus; de fructibus et seminibus apparentibus et pseudofructibus"). Il F. concepì il disegno di aggiungere una nona lezione sui funghi, ma l'opuscolo latino fu poi associato ad altri trattatelli in lingua italiana: Lectio nona in qua de fungis, in genere atque in speciebus, pertractatur. Dell'opera esistono, allo stato attuale della tradizione, un esemplare autografo mutilo e una copia (fatta trarre dall'Aldrovandi) di una redazione provvisoria: la composizione è da riferirsi agli anni 1567-71, come risulta da numerosi accenni contenuti in lettere inviate dal F. al naturalista bolognese. Dopo una parte generale in cui l'autore espone alcune personali intuizioni sulla generazione dei miceti, vengono passate minuziosamente in rassegna le specie più comuni e quelle più caratteristiche di funghi che nascono nell'Appennino marchigiano. Risale agli anni 1565-72 la composizione di una lunga lettera sulle insalate, un'articolata e completa rassegna, tra botanica e gastronomia, dei vegetali commestibili: Del'insalata e piante che in qualunque modo vengono per cibo del'homo. Di questo trattato epistolare sono tramandate due redazioni: un primo abbozzo, che risale presumibilmente alla primavera del '69, e un esemplare autografo che presenta una stesura pressoché definitiva, da riferirsi ai primi mesi del '72. Un'interessante acquisizione di quest'ultima redazione è rappresentata dall'ampia rassegna di vivande ottenute dal grano e dalle fitte inserzioni di consuetudini alimentari caratteristiche dell'Appennino marchigiano, accanto agli usi gastronomici delle Indie e del Nuovo Mondo. Associato ai trattati naturalistici sui funghi, sull'insalata e sul lupo, è il "longo discorso" in forma epistolare Del'olive condite, indirizzato al "doctor di legge" riminese Alessandro Ortigio: conservato in due esemplari manoscritti (una copia fatta trarre dall'Aldrovandi, datata 10 ott. 1566, e un autografo che attesta una redazione accresciuta, composta attorno al '69), l'opuscolo contiene una classificazione delle specie più comuni di olive e suggerisce modi di conservazione e preparazione per uso gastronomico. Una lunga e minuziosa descrizione dell'avifauna dell'Appennino marchigiano è contenuta nel trattato epistolare Uccelli et animali pertinente al'aere, composto nel 1563, ma ampliato nel '71 con una gionta di insecti como sonno ape, vespe, mosche, scarabei e molti altri con molte lor differentie. Il catalogo, che si conserva autografo, assume notevole valore documentario in quanto molte specie di volatili descritte sono oggi estinte.
Le Lettere a Ulisse Aldrovandi, indirizzate dal F. allo scienziato bolognese tra il 1555 e il 1573, si inquadrano in quella ripresa degli studi naturalistici allora in atto in Italia, e più in generale in Europa, che ebbe tra le connotazioni più peculiari lo scambio di esperienze tra i vari studiosi. La raccolta, che si compone di sessantuno scritti, costituisce un corpus compatto, ricco di informazioni per lo storico della scienza e per quello della cultura in genere.
Opere: Bologna, Bibl. univers., ms.688, autografo: Del'insalata e piante che in qualunque modo vengono per cibo del'homo (cc. 42 n.n.); Del'olive condite (cc. 6 n.n.); Uccelli et animali pertinente al'aere (cc. 24 n.n.). Lectio nona in qua de fungis et in genere et in speciebus tractatur ac insimul de tuberibus (testo mutilo, cc. 7 n.n.). Ibid., Fondo Aldrovandì, ms. 382 , II, cc. 180r-253r: sessantuno lettere autografe a Ulisse Aldrovandi (Rimini, 2 luglio 1553-Rimini, 24 ag. 1573). Ibid., ms. 782 , II, cc. 1r-24v: Lettera sulle insalate;cc. 28v-30v: Lettera sulle medicine del lupo;cc. 31r-42v: Lectio nona in qua de fungis, in genere atque in speciebus, pertractatur;cc. 49r- 149v: De differentiis atque partibus plantarum. Pesaro, Bibl. Oliveriana, ms. 940, cc. 1r-20v: Origine de' signori da Montefeltro;cc. 21r-32v: Origine de' signori Brancaleoni. Ibid., ms. 447, cc. 101r-140v: origine de' signori da Montefeltro. Rimini, Bibl. Gambalunga, ms. 391, op. 2, cc. 94v-109r: Compendio dell'origine e genti e successi de' Malatesti di Rimini. Urbania, Arch. segreto comunale, cass. I, n. 1 (Adnotationes Urbaniae), cc. 128r-136v: Convento di S. Giovanni Battista de' frati osservanti della Terra di Durante.
Edizioni: Calendario overo Ephemeride historico, Urbino, B. de' Bartoli, 1577; Trattato del grand'animale o gran bestia d'Apollonio Menabeni, dalla latina tradotto nell'italiana lingua da m. Costanzo Felici et da lui aggiunto in molti luochi et del medemo m. Costanzo Delle virtù et proprietà del Lupo, Rimini, G. Simbeni, 1584; E. Rossi, Memorie ecclesiastiche di Urbania, Urbania 1936, pp. 241-43: Convento di S. Giovanni Battista...; C. F. da Piobbico, Urbino 1977, pp. 61-125: Lettera sulle insalate, ediz. critica a cura di G. Arbizzoni; pp. 127-200: Lectio nona de fungis, ediz. critica a cura di G. Nonni; C. Leonardi, Il convento di S. Giovanni Battista 'Ioci Bichignani' di Urbania, in Picenum seraphicum, XIV (1977-78), pp. 413-15; D. Bischi, I Brancaleoni di Piobbico, Rimini 1982, pp. 57-75: Origine de' signori Brancaleoni; Lettere a Ulisse Aldrovandi, a cura di G. Nonni, Urbino 1982; Del lupo e virtù e proprietà sue, così del tutto come d'ogni sua parte, ediz. anastatica a cura di G. Arbizzoni, Fano 1985; Scritti naturalistici, I, Del'insalata e piante che in qualunque modo vengono per cibo al'homo, a cura di G. Arbizzoni, Urbino 1986 (un'antologia di passi è pubblicata in L'arte della cucina in Italia, a cura di E. Faccioli, Torino 1987, pp. 469-88).
Bibl.: A. Degli Abati Olivieri, Notizie di Battista di Montefeltro..., Pesaro 1782, pp. VIII, X, XIII; G. Colucci, Delle antichità picene, XIII, Fermo 1791, pp. 157 s.; F. Vecchietti, Biblioteca picena, IV, Osimo 1795, pp. 104 s.; C. Tonini, La coltura letter. e scientifica in Rimini dal sec. XIV ai primordi del sec. XIX, Rimini 1884, pp. 515 ss.; A. Tarducci, Piobbico e i Brancaleoni, Cagli 1897, pp. 254-59; G. B. De Toni, Spigolature aldrovandiane XV. Il carteggio del medico C. F. con Ulisse Aldrovandi, in Atti della Soc. per il progresso delle scienze, Roma 1916, pp. 624-37; L. Moranti, L'arte tipografica in Urbino (1493-1800), Firenze 1967, pp. 15-18; M. Maragi, Corrispondenti riminesi di U. Aldrovandi, in Studi romagnolì, XVIII (1967), pp. 408-16; P. Scaramella Petri, L'Orto botanico di Urbino, in Natura e montagna, I (1973), pp. 56-59; C. F. da Piobbico cit., contributi di G. Arbizzoni, D. Bischi, G. Nonni, P. Scaramella Petri, presentazione di E. Cecchini; P. Scaramella Petri, Un giudizio su C. F. da Piobbico, medico-botanico marchigiano del 1500, in Studi urbinati (serie facoltà di farmacia), LI (1977), 19, pp. 157-80; C. Leonardi, Sul medico durantino C. F., in Atti e memorie della Deput. di storia patria per le Marche, LXXXIII (1978), pp. 237-67; D. Bischi, C. F. primo storico dei Brancaleoni, ibid., LXXXV (1980), pp. 263-75; Il testamento di C. F., a cura di G. Nonni, in D. Bischi, I Brancaleoni di Piobbico, Cit., pp. 119-26; P. Scaramella Petri, I grandi micologi marchigiani, in Esercitazioni dell'Accademia agraria di Pesaro, s. 3, XV (1985), pp. 99-112; P. Palazzini, Religiosità dei Brancaleoni e loro particolari devozioni, in I Brancaleoni e Piobbico, Urbania 1985, pp. 158 s.; Catalogue général des livres imprimés de la Bibliothèque nationale, L, sub voce; Nouvelle Biographie generale, XVII, pp. 275 s. (al F. sono erroneamente attribuite anche le opere dell'omonimo zio paterno).