COSTANZO da Fabriano, beato
Secondo la tradizione nacque a Fabriano intorno al 1410; nei documenti viene costantemente indicato come C. figlio di Meo (Bartolomeo) di Servolo.
Esponente della riforma osservante dello Ordine dei frati predicatori, la storiografia domenicana tra la fine dell'800 e gli inizi del '900 ha cercato di colmare le lacune della sua biografia ipotizzando sia contatti con i maggiori esponenti di quel movimento sia la sua presenza in varie località per propagare nei diversi conventi tale riforma: peraltro senza supporto di base documentaria.
Entrato con ogni probabilità nell'Ordine domenicano nel convento osservante di S. Lucia di Fabriano, è indicato come "Costantinus de Fabriano" in un atto rogato il 9 sett. 1427 presso il convento di S. Domenico in Bologna, il cui priore era in quel momento Corradino Bornati da Brescia, uno dei maggiori esponenti della riforma osservante: di lui C., a cinquant'anni di distanza, traccerà un ampio profilo in un'Epistola. A partire dal quarto decennio del sec. XV si infittiscono le notizie relative all'attività e agli spostamenti di C., che appare una figura di primo piano nell'assicurare l'affermazione nelle Marche del movimento di riforma che faceva capo alla congregazione lombarda dell'Ordine dei frati predicatori.
Il 29 dic. 1440 C. compare come testimone in un testamento rogato a Fabriano e del locale convento domenicano risulta priore in carica in una transazione del 26 apr. 1442. Eletto priore del convento di S. Domenico in Perugia nell'agosto del 1446, sotto il suo priorato venne redatto il secondo inventario della biblioteca conventuale, nel corso della visita canonica eseguita dal vicario provinciale Giacomo Lanfranchi. Ricompare nel convento di S. Lucia di Fabriano, il 21 marzo 1449, quando viene designato come fidecommissario in un testamento e l'anno successivo, in qualità di priore conventuale, partecipa presso il convento fiorentino di S. Marco ad una decisione arbitrale, alla presenza del vicario generale dell'Ordine, Guy Flamochet.
Il periodo più fattivo e più documentato dell'attività religiosa e sociale di C. coincide con il suo soggiorno ad Ascoli Piceno, dove C. promosse il restauro e l'ingrandimento del locale convento di S. Domenico. Il 21 sett. 1449 - probabilmente in qualità di priore - si rivolse per una prima volta al Comune per ottenere un contributo finanziario e, dopo aver iniziato i lavori nel 1465, l'8 genn. 1471 in qualità di priore inoltrò una seconda supplica chiedendo ed ottenendo un rilevante sussidio per far fronte alle spese; il successivo 10 aprile il Comune deliberò poi l'esproprio a sue spese del terreno necessario per costruire una nuova strada di accesso al convento. Particolarmente documentata è la sua azione politico-sociale, che lo inserisce in un filone caratteristico dei religiosi osservanti della seconda metà del '400. Quando, in seguito alla predicazione del francescano osservante Domenico da Leonessa, venne istituito un Monte di pietà a carattere elemosiniero, il 15 genn. 1458 il Consiglio generale del Comune ascolano deliberò che a formularne il regolamento provvedessero gli Anziani della città, insieme con frate Domenico, col guardiano del convento dei minori osservanti e con il C.: essi a loro volta, avrebbero designato i dodici ufficiali deputati a dispensare le elemosine ai poveri. Nel 1470 i reggitori ascolani si rivolsero a C. per ottenere un parere teologico su una materia assai scottante, e in quel periodo molto discussa, vale a dire la liceità dei capitoli relativi ai banchi feneratizi giudaici: C. sentenziò che tali capitoli non costituivano peccato mortale e che pertanto il Comune li poteva prorogare. Ed a C. si ricorse di nuovo quando, prorogati questi capitoli, venne minacciata la sanzione canonica della scomunica. Sempre nel 1470, in seguito alle prediche del francescano osservante Giacomo della Marca a favore della pacificazione delle fazioni cittadine, il 14 ottobre lo stesso Giacomo, il priore di S. Angelo e C. vennero incaricati di intervenire direttamente per sanare le discordie cittadine.
A questo proposito si è supposto che una particolare sensibilità alla tematica della pacificazione cittadina derivasse a C. dall'essere fratello di quel Gaspare di Meo di Servolo coinvolto nell'eccidio di Chiavelli del 1435 (cfr. R. Sassi, Un'antica narrazione inedita dell'eccidio di Chiavelli, in Studia Picena, VIII[1932], p. 233).
Numerose ma frammentarie sono altre notizie relative al soggiorno ascolano del C.: il 14 ag. 1462 è testimone al testamento del domenicano Paolo Silvestri, il 16nov. 1467 ed il24 ag. 1471 è indicato a ricoprire la carica di vicario conventuale, ancora nel 1478 agisce per conto dei convento di S. Domenico, forse in qualità di priore.
Nel decennio 1465-1475 C. appare una figura di particolare rilievo all'interno dell'Ordine domenicano. Il 20 maggio 1465 partecipò al consiglio conventuale di S. Domenico in Bologna che designò il candidato al ruolo di inquisitore nella città. Nel 1468 il capitolo generale dello Ordine, celebrato a Roma, incaricò Dionigi da Cingoli e C., allora priore di S. Domenico in Ascoli, di riformare in senso osservante il convento domenicano di Camerino. C. non partecipò direttamente al capitolo generale della congregazione domenicana di Lombardia, tenuto il 16maggio 1470 a Vicenza, ma il "socius" che lo sostituiva, Ambrogio da Milano, si schierò decisamente per la conferma del vicario Tommaso da Lecco, a difesa della riforma osservante. Nel 1474 partecipò al Capitolo della congregazione lombarda riunito a Mantova, dove venne fatto oggetto di particolare venerazione. Nel 1745 il maestro generale Leonardo Mansueti gli affidò a più riprese (25 febbraio, 27 maggio e 29 maggio) incarichi di fiducia relativi al convento di S. Pietro Martire in Ascoli. Ormai vecchio, dietro istanza dei signori di Fabriano il 20 marzo 1476 fu assegnato dal maestro generale al locale convento.
C. morì ad Ascoli il 24 febbr. 1481, nel convento di S. Domenico, nella cui chiesa venne sepolto.
Dopo varie vicissitudini, le sue reliquie sono ora conservate nella chiesa ascolana di S. Pietro Martire (cfr. Della traslazione del corpo del b. C. da F., in Il Rosario - Memorie domenicane, XXV[1908], pp. 408-13).
Già nel 1482 una cronaca ascolana inedita segnala numerosi miracoli di C., e la sua fama di taumaturgo è diffusa da cronisti e storiografi domenicani che tra '400e '500 ne tracciano uno stereotipo profilo di riformatore religioso macerato dall'ascesi (cfr. Bologna, Bibl. univ., cod. 1999: Gerolamo Albertucci de' Borselli, Chronica magistrorum generalium O. P., f. 242v, da cui dipendono L. Alberti,, De viris illustribus O. P., Bononiae 1517, p. 254rv, e G. M. Piò, Delle vite degli huomini illustri di S. Domenico, I, Bologna 1607, coll. 156-59). Per questa sua fama di taumaturgo il 12 febbr. 1520 il Consiglio dei duecento del Comune di Fabriano decise di far dipingere tra altre immagini di un gonfalone anche la sua, in adempimento di un voto formulato per ottenere la liberazione dalla peste.
L'iconografia di C. rimane fondamentalmente incerta (cfr. in particolare R. Elia, S. Domenico nel Piceno [appunti storico-iconografici], in Studia Picena, X[1934], pp. 148 s., 157).
Il culto venne confermato da Pio VII nel 1821 (per la Bibl. sanct. il 22 sett. 1811).
L'unico scritto pervenuto di C. è una Epistola de virtutibus Conradini Bornati Brixiani O. P. (in Acta sanctorum Novembris, I, Parisiis 1887, pp. 409 s.), scritta nel 1478 al domenicani Onorio da Brescia, vicepriore del convento bresciano, e Cristoforo da Alzano, e fondata su ricordi personali. Manifestamente infondata è l'indicazione secondo cui avrebbe scritto una vita del Bornati (Roma, Arch. gen. dell'Ordine dei predicatori, cod. XIV, 52, A. Taegio, Chronica maior, II, f. 90v). Quanto ad altre opere che sono state attribuite a C. sulla scorta degli antichi repertori eruditi domenicani, Vitae aliorum ordinis beatorum e Sermones de tempore et de sanctis (J.Quétif-J. Echard, Scriptores Ordinis praedicatorum, I, Lutetiae Parisiorum 1719, pp. 858 s.), la loro ricerca è stata sino ad ora senza esito.
Fonti e Bibl.: In occasione del quarto centenario della morte di C. un profilo biografico venne tracciato da un erudito e poligrafo del tempo, con errori e contraddizioni che si ripercossero sulle successive voci di repertori: T. Granello, Alcune memorie del b. C. da F., Ferrara 1881; cfr. I. Taurisano, Catalogus hagiogr. Ordinis praedicatorum, Romae 1919, p. 44; Dict. d'Hist. et de Geog. Eccl., XIII, col. 856; Lex. theol. d. Kirche, III, col. 48; Bibl. sanct., IV, coll. 266 ss.; New Cath. Enc., IV, p. 245. Si vedano inoltre: Roma, Archivio generale dell'Ordine dei predicatori, cod. IV, 3: Reg. Mag. gen. Leonardi de Mansuetis, ff. 47v, 49rv, 163r; Ibid.: Liber CC, ff. 567v-68v; Acta Capitulorum gener. Ordinis praedicatorum, III, a cura di B. M. Reichert, Romae 1900, p. 312, e IX, ibid. 1904, p. 385; P. T. Masetti, Monumenta et antiquitates veteris disciplinae O. P. ab anno 1216 ad 1348 praesertim in Romana Provincia, II, Romae 1864, p. 179; D. A. Mortier, Histoire des Maitres généraux de l'Ordre des frères prêcheurs, IV, 1400-1486, Paris 1909, p. 160; V. Paoletti, Mem. domenicane in Ascoli Piceno, in Il Rosario - Memorie domenicane, XXVI (1909), pp. 328 s., 443-51; R. Sassi, Un particolare ignorato nella vita del b. C. da F., in Studia Picena, VI (1930), pp. 166 ss.; Id., Le pergamene dello arch. domenicano di S. Lucia in Fabriano, Ancona 1939, pp. 47 n. 179, 49 n. 187, 54 n. 204, 82 n. 14a; G. Fabiani, Gli ebrei e il Monte di Pietà in Ascoli, Ascoli Piceno 1942, pp. 30, 47, 49 (ma cfr. G. Pagnani, Una questione di priorità: Ascoli o Perugia?, in Picenum seraphicum, IX [1972], pp. 268 s.); A. M. D'Amato, Vicende dell'Osservanza regolare nella congreg. domenicana di Lombardia negli anni 1469-1472, in Arch. fratr. praed., XV (1945), pp. 60, 95; G. Fabiani, Azione politico-sociale dei religiosi in Ascoli nel sec. XV, in Studi franc., XLIV(1947), pp. 169-71; S. Orlandi, Il b. Lorenzo da Ripafratta, Firenze 1956, p. 28 n. 11; R. Creytens, Sante Schiattesi O. P., disciple de S. Antonin de Fiorence, in Arch. fratr. praed., XXVII (1957), p. 283; Id., Les cas de conscience soumis d S. Antonin de Florence par Dominique de Catalogne O. P., ibid., XXVIII(1958), p. 157; T. Kaeppeli, Inventari di libri di San Domenico di Perugia (1430-1480), Roma 1962, pp. 16, 52, 91; Id., Antiche biblioteche domenicane in Italia, in Arch. fratr. praed., XXXVI(1966), p. 13; C. Piana, Nuove ricerche su le Università di Bologna e di Parma, Quaracchi 1966, p. 316 n. 4; V. J. Koudelka, Il fondo "Libri" dell'Archivio generale dell'Ordine domenicano, in Arch. fratr. praed., XXXIX(1969), pp. 175, 186, 212; T. Kaeppeli, Scriptores Ordinis Praedicatorum Medii Aevi, I, Romae 1970, p. 294.