ANTEGNATI, Costanzo
Nato a Brescia e battezzato il 9 dic. 1549, figlio di Graziadio, fu il più autorevole e noto fra i membri della illustre famiglia di organari bresciani. A ventun anno già prestava valido aiuto al padre nell'attività organaria, che giungeva nelle sue opere allo stadio più evoluto e maturo. Dell'A. sono gli organi costruiti per le chiese di S. Giorgio di Bagolino nel Bresciano (1590), della Steccata in Parma (1593), di S. Gaetano in Brgscia (1596), di S. Agostino in Bergamo (1607), di S. Giorgio Maggiore nell'isola omonima presso Venezia (1612), del convento delle monache di S. Grata in Bergamo, e del Carmine in Brescia. Inoltre sono da ritenere opere sue e dei suoi collaboratori i rimodernamenti degli organi di S. Marco in Milano (nei quali introdusse i registri spezzati), di Gardone (1594) e dei carmelitani a Salò (inizio del secolo XVII).
L'attività organaria dell'A. e della sua famiglia è minutamente illustrata in quella preziosa operetta intitolata L'Arte organica... op. XVI (pubblicata a Brescia da Francesco Tebaldino nel 1608, ma quasi sicuramente scritta intorno al 1600 - per le monache di S. Grata a Bergamo che gliel'avevano richiesta - e aggiornata nel 1605), che è la fonte più diretta e importante sia per conoscere l'operato degli organari Antegnati, sia per avvicinare la pratica organistica italiana nel periodo classico. L'Arte organica si svolge in forma di dialogo tra l'A. e il più giovane dei suoi figli, Giovanni Francesco (nato nel 1587), cui egli intende comunicare consigli, avvertimenti della pratica organaria. Dopo aver affermato solennemente che tale attività è "per natura sua veramente liberale e degna di huomo nobile", egli rievoca con orgoglio giustificato i meriti dei suoi antenati, e passa quindi ad elencare i circa 140 strumenti "fabbricati in casa nostra dal tempo ch'io Costanzo Antegnati ne ho hauto maneggio, e cura" (ma il numero totale degli organi costruiti dagli Antegnati viene oggi fatto salire a circa 400). L'A. prosegue poi ad illustrare le norme pratiche per accordare l'organo e tutti gli altri strumenti a tastiera. La parte più importante del trattatello è, però, racchiusa negli ultimi capitoletti relativi al "Modo di registrar li Organi, cioè di componere registri".
A capo di queste norme sulla registrazione l'A. pone il modo di usare il "ripieno", che è formato dalla famiglia dei principali (principali di 16 o 8 piedi, di voce piena e armoniosa, e flauti in ottava duodecima e quintadecima, di timbro assai dolce), con la sola esclusione del secondo principale. Un registro caratteristico era il fiffaro o voce umana, che produceva battimenti. Una particolarità degna di menzione è quella relativa all'uso di alcune combinazioni prive di principali. Nel prospetto degli organi, che non è dato di rilevare nell'opera dell'A., il Lunelli scrive che gli Antegnati avevano uno stile proprio: "Facciata piatta, divisa normalmente in cinque campate. Nelle campate con le canne minori vi è un secondo piano con canne finte, dette "organetti morti". La cassa è sempre a forma di armadio rettangolare, anche negli organi con tre sole campate di canne in prospetto. Queste casse portavano spesso portelle dipinte, che davano al complesso un aspetto esteriore attraente. Al presente le pitture sono state allontanate da quasi tutti gli strumenti". L'importanza delle indicazioni contenute nell'Arte organica, illustranti quelle combinazioni foniche che sono la espressione tipica dell'organo italiano all'epoca dei Gabrieli e di G. Frescobaldi, risiede nel fatto che l'A. univa ad una eccezionale perizia nell'attivítà organaria una bravura altrettanto grande come esecutore e soprattutto come compositore.
Discepolo del bresciano Giovanni Contino e poi di Girolamo Cavazzoni, il 16 luglio 1584 l'A. era stato nominato organista del duomo di Brescia, posto che occupò per vent'anni. Al principio del 1605, concorrenti invidiosi lo accusarono di essere inabile a tale ufficio "pro tremore manuum", ma, dopo varie vicissitudini, il Consiglio cittadino gli confermò la sua stima e il posto, ponendogli, però, accanto un sostituto nella persona di Andrea de Picennis detto il Rossino. E anche quando, per l'accentuarsi dell'infermità (1619), l'A. venne esonerato dal servizio di organista, gli furono pubblicamente riconosciute le sue benemerenze, conservandogli un onorato stipendio.
Fra le benemerenze dell'A. è da ricordare l'introduzione dei tipi musicali a Brescia,che da giovane l'A. aveva curato insieme con il padre Placido Falconi e con Giacomo Pallavicini, come è testimoniato dalla dedicatoria del Falconi nella sua Psalmodia Vespertina, Brescia 1579, Vincenzo Sabbio.
Alla composizione musicale, che l'A. aveva conosciuto "essere necessaria molto alla professione sua di fabricare e suonare l'organo, volendo ciò fare come si deve" (cfr. la prefazione ai Salmi del 1592), egli contribuì con raccolte di musiche vocali e strumentali destinate al culto. La più nota fra esse è L'Antegnata Intavolatura de Ricercari d'organo, op. XVI, in Venetia, Appresso Angelo Gardano et Fratelli, 1608, che precedeva l'Arte organica, e doveva con questa formare un'unica opera, come è chiaramente espresso nella dedica di quest'ultima ai "Benigni Lettori et Honorati organisti", nella quale l'A. nomina i suoi ricercari fuggevolmente e con modestia. Le composizioni contenute in questa raccolta (dodici ricercari, per ognuno dei toni ecclesiastici) appartengono a quella fase di transizione che attraversava la musica d'organo: in esse vengono riassunte le conquiste cromatiche e del contrappunto arioso fatte dal madrigale, mentre si rivela una attenzione crescente a quelle aspirazioni individualistiche espresse sempre più autorevolmente dalla melodia recitante. Secondo il Torchi, l'A. avrebbe influito non poco sui contemporanei nello stile del ricercare,ma soprattutto anche nello stile del suonare l'organo.
Il. tramonto dell'A. fu angustiato dalla paralisi progressiva che lo aveva colpito a poco più di cinquant'anni di età. Morì a Brescia il 14 nov. 1624 e fu sepolto nella chiesa di S. Giuseppe con la semplice iscrizione "Tumulum Constantii Antegnati" e lo stemma dell'Organo, che venne distrutto dalla Repubblica Cisalpina.
Delle sue opere si ricordano: Il primo libro de Madrigali a quatro voci con un Dialogo a otto, Venezia 1571, figli di Antonio Gardano; Sacrarum cantionum liber primus quinque vocum, Venezia 1575, idem; Liber primus Missarum, sex et octo vocum, Venezia 1578, A. Gardano (ristampato dallo stesso nel 1587); Sacrae Cantiones, vulgo Motecta paribus vocibus cantandae... Quatuor vocum..., Brescia 1581, Vincenzo Sabbio; Liber secundus Missarum, sex et octo vocum, Venetia 1589, A. Gardano; Salmi a otto voci..., Venezia 1592, A. Gardano; Liber XIV in quo habentur Missa Borromea, Mottecta, Cantionesque Gallicae tribus choris concinendae, Venezia 1603, A. Gardano; un madrigale in Madrigali spirituali a tre voci di Lelio Bertani, Brescia 1585, V. Sabbio, e due in Liber secundus Gemmae musicalis: Selectissimas varii stili Cantiones, quae madrigali et Napolitanae Italis dicuntur, Quatuor, Quinque, Sex et plurium vocum continens..., Noribergae 1589, ex Typographia musica Catherina Gerlachiae, edito a cura di F. Lindner; due canzoni francesi in Canzoni per sonare con ogni sorte dt stromenti a Quattro, Cinque et Otto, con il suo Basso generale per l'organo... Libro Primo, Venezia 1608, raccolte e edite da Alessandro Raverii; quindici danze in Nova musices organicae Tabulatura di Johann Woltz, Basel 1617, e due in Amoenitatum musicalium Hortulus Plautulis, edito a cura di Caspar Klosmann nel 1622 s.l. di stampa [ma Leipzig]. Il 26 luglio 1600 Antonio Mortaro da Brescia dedicava all'A. il suo Primo Libro de Canzoni da sonare a quattro voci, Venezia 1600, R. Amadino. In edizione modema, oltre L'Arte organica, a cura di R. Lunelli ed edita in italiano e tedesco a Mainz nel 1938 (1 ediz.) e 1958 (2 ediz.), sono stati stampati tre Ricercari per organo nel terzo volume de L'arte Musicale in Italia - Composizioni per Organo o Cembalo Secoli XVI, XVII e XVIII, Milano s.d., pp. 153-160, di Luigi Torchi.
Bibl.: O. Rossi, Elogi historici di bresciani illustri, Brescia 1620, p 500 s.; L. Cozzando, Libraria bresciana. Prima e seconda Parte Nuovamente aperta, Brescia 1694, parte prima, p. 69; D. Muoni, Gli A. organari insigni, in Arch. stor. lombardo, X (1883), pp. 206-208; W. Ambros, Geschichte der Musik, III, Leipzig 1891, p. 571; L. Torchi, La musica istrumentale in Italia nei secoli XVI, XVII e XVIII, Torino 1901, pp. 31, 126; A. Valentini, I musicisti bresciani e il Teatro Grande, Brescia 1894, pp. 12 s. ; P. Guerrini, Di alcuni organisti della cattedrale di Brescia nel Cinquecento, in Note d'Arch. per la Storia musicale, III(1926), n. 4, pp. 246, 256; Id., Gli organi e gli organisti delle cattedrali di Brescia in alcuni documenti del Comune, della Fabbrica e del Capitolo. La fine di C. A., in Note d'arch. per la storia musicale, XVI(1939), n. s, pp. 219-222; C. Antegnati, L'Arte organica... op. XVI, (Brescia 1608), a cura di R. Lunelli, Mainz 1958, pp. 44, 46 e passim (ediz. critica in italiano e tedesco, con ricca bibl. ital. e tedesca); Die Musik in Geschichte und Gegenwart, I, coll. 509-512; Diz. Ricordi della Musica e dei Musicisti, Milano 1959, p. 42 s.