ANGELINI, Costanzo
Nacque a Santa Giusta (Amatrice), il 22 ott. 1760. Trasferitosi a Roma con il fratello Lorenzo per studiare lettere presso uno zio sacerdote, si dedicò invece alla pittura sotto la guida di Marco Caprinozzi, scolaro di Pietro Bianchi. Si accostò ben presto ai modi neoclassici, facendosi apprezzare per i disegni a contorni netti e incisivi: gli fu affidato così l'incarico di disegnare le tavole che poi L. Volpato e R. Morghen avrebbero inciso per il volume Principi del disegno tratti dalle più eccellenti statue antiche, Roma 1786. Nel 1790 si stabilì a Napoli, dove sposò una Rega; ebbe allora l'incarico da G. Hamilton di disegnare i vasi greci formanti la, collezione del ministro inglese (sir William Hamilton) presso Ferdinando IV di Borbone (Collection of engravings from ancient vases, now in the possession of Sir W. Hamilton, Naples 1791-95); successivamente, su commissione del marchese di Vivenzio, si accinse a disegnare la sua ricca collezione di vasi, ma non poté assolvere tale impegno per gli avvenimenti del 1799. Quest'ultima collezione fu disegnata e incisa dopo un secolo da un nipote dell'A., Gerardo Rega, assieme all'archeologo G. Patroni (Vasi dipinti del museo Vivenzio, disegnati da C. A. nel 1798, con testo illustrativo di G. Patroni e prefaz. di S. Di Giacomo, Roma-Napoli 1900. Si avvicinò poi al mondo accademico napoletano: aggregato nel 1808 all'Accademia di disegno, il 25 sett. 1809 gli fu affidato l'insegnamento del disegno nell'Istituto di belle arti, ove ebbe frequenti contrasti con Giuseppe Cammarano. Svolse una notevole opera per la valorizzazione dell'Istituto, fornendolo anche di una ricca collezione di calchi di antiche sculture. Nel 1812 ebbe l'incarico di dirigere l'officina di incisione della Stamperia reale; nel 1813 successe al Denis nel curare i restauri degli antichi dipinti del R. Museo borbonico. Ebbe sei figli: Orazio, architetto; Luigi, pittore; Tito, scultore; Livia, Teresa e Costanza. Morì a Napoli il 22 giugno 1853 e fu sepolto nella Chiesa dell'Arco del sedile di Porto.
Delle sue opere si ricordano l'Autoritratto (Napoli, Accademia di Belle Arti); il Ritratto della moglie del glittico F. Rega (Napoli, Coll. Rega); i ritratti dell'Ammiraglio Nelson, dell'astronomo Piazza, di Re Giuseppe Buonaparte, ecc. Si citano anche dipinti di diverso soggetto: la Battaglia di Aboukir nel Museo di Capodimonte a Napoli, alcuni quadretti nell'Oratorio del Caravita a Roma, una Assunta inviata in Ungheria ed altri.
L'aspetto più apprezzato dell'attività pittorica dell'A. è legato ai ritratti, tanto che è stato considerato uno dei migliori ritrattisti italiani del primo Ottocento. In alcuni di essi si è voluto vedere "il legame più vivo che unisca alcuni aspetti della pittura settecentesca di un Traversi ad altri dei 'realisti' dominanti il campo dell'arte meridionale intorno alla metà dell'800" (Lavagnino).
Si conoscono alcuni suoi scritti: il poemetto La Pittura, Napoli 1819; Alcune idee per promuovere le arti liberali, ibid. 1820; le Osservazioni sulle Accademie pittoriche, ibid. 1821; Relaz. storica, ove dimostra il vantaggio che reca lo studiar la pittura in Roma, ibid. 1821; la Epistola parenetica sulla Poetica d'Orazio, ibid. 1829. Il Croce cita un volume manoscritto, La pittura tra l'armi. Memorie di C. A. dal 1790 al 1849, di cui pubblica un sonetto.
Bibl.: V. Bindi, Artisti abruzzesi, Napoli 1883, pp. 27-31; A. Borzelli, L'Accademia del disegno dal 1815 al 1860, in Napoli Nobilissima, X (1901), pp. 24, 25, 54, 105; Id., C. A., Napoli 1902; U. Ojetti, La pittura ital. dell'Ottocento, Milano-Roma 1929, pp. 15, 53, 70, 72; A. M. Comanducci, I pittori ital. dell'Ottocento, Milano 1934, p. 16; B. Croce, Aneddoti di varia letter., III, Bari 1954, pp. 327 S-; E. Lavagnino, L'arte moderna,Torino 1956, pp. 224 s., 448; J. Meyer, Allgem. Künstler Lexikon, II, Leipzig 1878, pp. 46 s.; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, pp. 503 s.; Encicl. Ital., III,pp. 296 s.