Costanza d'Aragona
Figlia di Manfredi, re di Sicilia, e della sua prima moglie Beatrice di Savoia (figlia del conte Amedeo IV), nata dopo l'inizio del 1249, si trovò, appena poco più che bambina, al centro di complicati maneggi politici e negoziazioni matrimoniali tra il regno di Sicilia e quello d'Aragona.
Da una parte Manfredi, infatti, cercava nel grande regno del Mediterraneo occidentale un appoggio alla sua politica italiana e bizantina, mentre Giacomo I d'Aragona, a sua volta, sperava sviluppi per la sua espansione marinara.
Le trattative si conclusero a Barcellona, il 28 luglio 1260, con la stipulazione di un contratto matrimoniale tra la principessa C. e l'infante Pietro d'Aragona; l'anno successivo, il 1 maggio, superate ulteriori difficoltà - il papa Urbano IV era dichiaratamente ostile alle nozze - erano stati celebrati gli sponsali. Nell'aprile del 1262 una solenne ambasceria venne a prendere la principessa, conducendola, per mare, a Montpellier, ove furono solennemente festeggiate le nozze il 13 giugno 1262: in quella circostanza C. ebbe assegnato come dovario la città di Gerona e altre località minori.
A Pietro d'Aragona, dal 1276 succeduto al padre, C. diede quattro figli, Alfonso, Giacomo, Federico e Pietro: di questi Alfonso fu re d'Aragona, Giacomo prima re di Sicilia e poi re d'Aragona, Federico re di Sicilia. L'importanza del matrimonio di C. risaltò in pieno al momento della venuta di Carlo d'Angiò in Italia e della sua lotta con Manfredi e poi con Corradino.
Pietro III, infatti, morto il giovanissimo principe (1268), dopo aver denunciato con un'eloquentissima, appassionata lettera la feroce crudeltà del sovrano francese, non esitò ad avanzare i diritti dei suoi figli sul trono di Sicilia, quali discendenti dell'unico avente diritto e cioè appunto la regina C., che sembra abbia esercitato sul marito una pressione in tal senso. Questi diritti vennero ribaditi con ferma decisione al momento del Vespro Siciliano (1282), quando Pietro poté affermare di sbarcare nell'isola in nome dei legittimi eredi di Federico II e di Manfredi e dopo l'espressa richiesta delle popolazioni siciliane.
In questi anni si ha anche notizia di una sia pure modesta attività politica di C., come quando nel gennaio del 1283 aveva chiesto, quale erede della monarchia sveva di Sicilia, l'appoggio del re Edoardo I d'Inghilterra. Esercitò poi in assenza del marito la reggenza dell'isola.
Alla morte del marito si diede a vita religiosa, prendendo l'abito delle Clarisse e affermando, nella corte aragonese, quella devozione francescana, che ebbe notevole influenza sui suoi figli per tutti gli anni successivi. Morì nel 1302.
Era ancora viva nel 1300, anno della visione dantesca; perciò Manfredi incarica D. di farle conoscere la sua salvazione e la sua presenza nel Purgatorio, ricordandola con espressioni vive d'affetto: mia bella figlia, genitrice / de l'onor di Cicilia e d'Aragona (Pg III 115-116) e la mia buona Costanza (v. 143). Il giudizio incondizionatamente favorevole di D. è precisato e confermato là dove l'elogio di Pietro III d'Aragona viene come ribadito dal fatto che C., dopo questi 25 anni di vedovanza, di marito ancor si vanta (VII 127-129); e giustamente notò il Torraca (nel suo commento al luogo) che vi è in queste parole anche un'allusione alla maggior felicità domestica di Costanza ". Questo atteggiamento così favorevole del poeta ha le sue ragioni, come sembra, soprattutto nel fatto che sente Pietro III e i suoi familiari, umanamente e politicamente, come l'antitesi di Carlo d'Angiò e dei principi angioini.
Figura colta dal poeta di riflesso e di scorcio, pur nella viva, affettuosa simpatia di cui è avvolta, non riesce ad acquistar forza di rilievo e autonomia lirica, rimanendo oggetto di sentimenti più che realtà poetica capace di suscitarne.
Bibl. - Oltre ai commenti e alle ‛ lecturae ' dei canti III e VII del Purgatorio, C. non è stata oggetto di studi particolari. Le notizie più ampie su di lei si trovano in G. Del Giudice, La famiglia di Re Manfredi, Napoli 18962; O. Cartellieri, Peter von Aragona und die Sizilianische Vesper, Heidelberg 1904, 1, 4, 6, 7, 13, 14, 15, 18, 22-26, 30, 60, 79, 190, 192, 195, 197, 200, 219, 236, 237, che tuttavia non ricorda mai D.; F. Torraca, Il Regno di Sicilia nelle opere di D., in Studi danteschi, Napoli 1912, 369-370; ID., Personaggi danteschi negli ‛ Acta Aragonensia ', in Nuovi studi danteschi, Napoli 1921, 186.