COSTANZA d'Aragona, imperatrice, regina d'Ungheria e di Sicilia
Nata intorno al 1184, fu la maggiore delle quattro figlie del re Alfonso Il d'Aragona e di Sancia di Castiglia. Sposò intorno al 1199, pare per mediazione di Innocenzo III, il re Emerico d'Ungheria, il quale cercava l'appoggio pontificio per rafforzare la propria posizione nei confronti del fratello minore, il futuro re Andrea. Come dotario Emerico assegnò alla sposa due contee e 30.000 once d'oro. Nel 1200 C. mise al mondo un figlio al quale fu imposto il nome di Ladislao. Dopo la morte prematura (1204) di Emerico, che nelle lotte per la successione nell'Impero si era schierato dalla parte di Ottone IV, C. non riuscì a conservare il trono al figlio, già incoronato nello stesso anno 1204. Suo cognato Andrea si impadronì della reggenza e costrinse C. a rifugiarsi insieme con il figlioletto Ladislao III, alla corte del duca Leopoldo d'Austria. Dopo la morte di Ladislao, avvenuta nel maggio del 1205, Leopoldo aiutò C. a tornare in patria.
Già l'imperatrice Costanza, morta nel 1198, aveva accarezzato l'idea di un matrimonio del figlio Federico con una delle sorelle del re Pietro II d'Aragona e Innocenzo III, il quale assunse la tutela del giovane Federico dopo la morte della madre, riprese nel 1202 questo progetto. L'intenzione era di avvicinare politicamente i due regni mediterranei che riconoscevano entrambi il papa come loro signore feudale, e di creare a Palermo, con l'aiuto degli Aragonesi, un contrappeso contro i Tedeschi e i loro partigiani. In un primo momento la scelta cadde su Sancia, una delle sorelle minori di C. che poi nel 1211 avrebbe sposato il conte Raimondo di Tolosa, ma dopo il ritorno di C. dall'Ungheria, Innocenzo le dette la preferenza nei suoi progetti. Il soggiorno di Pietro II a Roma nel novembre del 1204 avrebbe potuto offrire l'occasione per definire il progetto matrimoniale, ma le trattative si trascinarono ancora fino al 1208, cioè fino al raggiungimento della maggiore età di Federico, probabilmente a causa della situazione incerta nel Regno di Sicilia che dovette imporre alla corte aragonese una certa prudenza. Nel febbraio del 1208 il vescovo di Mazara si recò a Saragozza per conto di Innocenzo III e di Federico II con l'incarico di condurre la sposa nel Regno; ma il risultato della missione fu soltanto la conclusione definitiva del contratto nuziale che fu confermato da Innocenzo III nell'agosto dello stesso anno. In base a questo contratto nell'autunno del 1208 C. assunse il titolo di regina di Sicilia.
Verso la metà del 1209 C. lasciò finalmente l'Aragona giungendo a Palermo il 15 ag. 1209. Le nozze furono celebrate alcune settimane più tardi, perché Federico Il si trovava a Messina al momento dell'arrivo di C. in Sicilia. Federico II assegnò a C. il consueto dotario delle regine siciliane: alcuni feudi nell'isola di Sicilia, tra cui Taormina, e il vasto territorio dell'onore del Monte di Sant'Angelo in Capitanata con Siponto e Vieste. Nel 1217 C. consegnò i documenti relativi al suo dotario alla casa dei cavalieri di S. Giovanni inGerusalemme a Sigena. Come previsto dal contratto nuziale era stata condotta in Sicilia dal fratello Alfonso conte di Provenza alla testa di 500 cavalieri che dovevano sostenere Federico II nella lotta contro la nobiltà del Regno.
Tuttavia, nell'autunno dello stesso 1209, Alfonso e una grande parte dei suoi cavalieri caddero vittime di un'epidemia, cosicché i vantaggi immediati del matrimonio risultarono piuttosto modesti. Ma l'esperienza politica di C., di dieci anni circa più anziana di Federico, e la fiducia accordatale dal papa potevano in qualche modo controbilanciare questa perdita. C. fu a fianco del marito nelle settimane difficili della rivolta calabro-siciliana guidata da Anfuso de Roto e accompagnò Federico II alla fine del 1209 anche a Catania, dove fu pronunciato il bando nei confronti di Pagano de Parisio, un altro nobile ribelle. I contemporanei attribuirono a C. una parte non trascurabile nell'allontanamento del cancelliere Gualtieri di Palearia dal Consiglio del re nel febbraio del 1210, allontanamento che era motivato peraltro preminentemente dall'opposizione del cancelliere alla politica di revoca dei feudi perseguita da Federico II. Quando, dopo l'invasione di Ottone IV, alcuni ministeriali tedeschi offrirono a Federico II - d'accordo con Innocenzo III - la corona tedesca, C. si pronunciò contro questo progetto, cioè contro il tentativo di consolidare il dominio siciliano vacillante con un'avventura tedesca di esito incerto. Ma dopo la partenza di Federico II per la Germania ella assunse la reggenza nel Regno di Sicilia e contemporaneamente la tutela del figlio ed erede al trono Enrico, nato nel 1211, che già era stato incoronato re di Sicilia.
Durante la sua reggenza C. soggiornò fino al luglio 1216 ininterrottamente nell'isola di Sicilia. La sua residenza preferita, anche se non esclusiva, era Messina. Le province settentrionali del Regno, dove Ottone IV aveva ottenuto i suoi maggiori successi e dove conservò ancora a lungo un seguito, rimasero però al di fuori della sfera d'influenza di Costanza. Nonostante ciò, ella rilasciò una serie di diplomi a favore di Casamari, relativi ai possedimenti del monastero in Terra di Lavoro e riuscì anche a legare a sé nel 1216 l'arcivescovo Nicola di Salerno e suo fratello, il conte Riccardo di Aiello. In Calabria prese sotto la sua protezione l'abbazia di Fiore, allora in grande espansione, e premiò la fedeltà del vescovo Filippo di Martirano con la concessione di un casale confiscato a un ribelle. Il primo consigliere di C. negli anni della sua reggenza fu il cancelliere Gualtieri di Palearia, allontanato dalla corte nel 1210 ma riabilitato per intervento di Innocenzo III nel 1213, al quale ella restituì nel 1213 il possesso del castello di Calatabiano, alienato alla Chiesa di Catania. Ma C. collaborò strettamente anche con il legato pontificio Gregorio "de Crescentio", cardinale diacono di S. Teodoro. Dopo la morte del fratello Pietro II d'Aragona, caduto nel 1213 nella battaglia di Muret schierato dalla parte degli eretici della Francia meridionale, C. chiese al papa la sepoltura ecclesiastica per il defunto.
Una volta deciso il conflitto tedesco e dichiarato deposto Ottone IV dal concilio lateranense, Federico II fece condurre C. e il figlio Enrico in Germania dall'arcivescovo Berardo di Palermo e dal conte tedesco Alberto di Everstein. C. si mise in viaggio nel luglio del 1216 da Messina, passando da Sant'Eufemia, Capua (dove rimproverò il vescovo di Chieti per la sua lite con il papa), Bologna e Verona. Nel dicembre 1216 si ricongiunse con il marito a Norimberga. Da allora seguì Federico in tutti i suoi spostamenti in Germania, ma senza distinguersi più con iniziative proprie. Non sappiamo, quindi, se abbia avuto una parte nelle trattative di Federico II con Onorio III relative alle questioni romana e siciliana.
C. iniziò il viaggio di ritorno in Italia da Augusta, nell'agosto del 1220, insieme con il marito, e fu incoronata imperatrice da Onorio III in S. Pietro a Roma il 22 nov. 1220. Approfittò del suo primo incontro con Onorio III per ribadire le vecchie richieste nei confronti di Andrea d'Ungheria, una volta suo cognato, richieste che riguardavano la restituzione del suo dotario ungherese e che C. sperava di rendere più incisive attraverso la parola del papa. A Roma C. intervenne presso il pontefice anche a favore del preposito Ottone di Aquisgrana, membro della cappella di corte. Dopo l'incoronazione l'imperatrice si recò, passando per Montecassino, a Sessa, dove si trattenne per cinque settimane prima di ricongiungersi nel gennaio del 1221 a Capua con l'imperatore che accompagnò durante il viaggio attraverso la Puglia e la Calabria ed infine in Sicilia. Nell'aprile del 1221 intervenne a Taranto a favore dell'Ordine teutonico che allora ricevette molti privilegi. Dopo il ritorno in Sicilia si adoperò nel novembre del 1221 presso Onorio III a favore della Chiesa di Monreale che soffriva delle conseguenze dei disordini provocati dai Saraceni. Quando Federico II nel gennaio del 1222 ritornò in terraferma, C. rimase nell'isola. Trovandosi a Catania, nel febbraio del 1222 dispose il trasferimento del monastero di S. Domenico nella città di Siracusa e predispose i mezzi per la nuova costruzione.
Dopo il suo ritorno in Sicilia alla fine di maggio 1222, Federico II fu completamente assorbito dall'assedio dei Saraceni a Iato e così non rivide più C., la quale morì il 23 giugno 1222 a Catania.
Le sue spoglie furono sepolte nel luglio 1222 nel duomo di Palermo, in un sarcofago di marmo antico, posto accanto ai sarcofaghi di porfido in cui riposavano le spoglie di Ruggero II, di Enrico VI e di sua moglie Costanza. Con gesto di particolare rispetto Federico II fece deporre nella tomba di C. la propria corona. Il sarcofago fu aperto nel 1491 e nel 1781. Nel corso dei lavori per la trasformazione del duomo di Palermo negli ultimi due decenni del secolo XVIII, il sepolcro di C. fu trasferito insieme con le altre tombe dal cimitero regale in una cappella laterale. La corona tolta dal sarcofago nel 1781 da allora viene conservata nel tesoro del duomo di Palermo.
C. ebbe due figli maschi dai suoi due matrimoni: Ladislao d'Ungheria, morto nel 1205, e Enrico, re di Sicilia (1212) e re dei Romani (1220). Enrico si tolse la vita nel 1242, dopo essere stato deposto per aver congiurato contro il padre ed essere stato tenuto prigioniero in Calabria.
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