COSTANTINO VI, imperatore d'oriente
Succeduto al padre Leone IV nel 780, quando era appena decenne, fu sotto la reggenza della madre Irene fino al 790. In quest'anno, un'insurrezione militare costrinse Irene a cedere il potere al figlio: ma questi, di carattere debole e impulsivo, non seppe farne buon uso né conservarlo a lungo: non era ancora trascorso un anno che C. restituì alla madre il titolo di imperatrice e l'associò al potere. Da quel momento, mentre Irene con grande energia e abilità consolidava la propria posizione, elevando ai supremi uffici i proprî fautori - gli iconoduli - C. dissennatamente colpì coloro che solo avrebbero potuto sostenerlo nella subdola lotta impegnata contro di lui dalla madre. Seguendo la politica dei suoi predecessori, nel 791 egli riprese la guerra contro gli Arabi e i Bulgari, ma non la condusse con energia e subì dei rovesci. Nel 792 poi, cedendo alle interessate insinuazioni della madre, si volse contro i suoi fidi, nemici di Irene; nello stesso tempo fece accecare il generale Alessio Musele, che pure nel 790 era stato a capo del moto militare contro Irene. Ciò provocò un'insurrezione delle truppe dell'Armenia. All'interno C. seguì una politica avversa agl'iconoduli, ma con la sua condotta nella vita privata offrì il fianco agli attacchi degli zelatori della morale, tanto iconoduli quanto iconoclasti. Nel 788 aveva sposato un'armena di nome Maria, ma alcuni anni dopo domandò il divorzio per sposare una damigella di corte, Teodota, e, poiché il patriarca respinse la domanda, C. confinò in un monastero la moglie e, proclamato il divorzio, sposò Teodota (settembre 795). Questo suo procedere sollevò l'indignazione generale. Il 17 luglio 797 C. fu arrestato nel palazzo imperiale e per ordine della madre deposto dal potere e accecato. Finì oscuramente i suoi giorni, probabilmente sotto il regno di Irene stessa.
Bibl.: Ch. Diehl, L'impératrice Irène, in Figures byzantines, s. 1ª, Parigi 1920, p. 77 e segg.