BESCHI, Costantino Giuseppe
Nato a Castìglione delle Stiviere (Mantova) l'8 nov. 1680 dalla famiglia dei conti Beschi, il 21 ott. 1698 entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù a Novellara, dove rimase due anni. Insegnò poi grammatica a Ravenna, e dal 1701 al 1710 risiedette a Bologna, professando in quei collegio gesuita grammatica e umanità. Nel 1705 divenne direttore del sodalizio degli alunni dello stesso collegio. Fu ordinato prete nel settembre 1709 e poco dopo, nel 1710, s'imbarcava a Lisbona su una nave portoghese diretta a Goa.
Appena arrivato, proseguì subito per la provincia gesuita del Alalabar, affidata ai padri portoghesi del Padroado. Risiedette dapprima a Manapad e a Tuticorin dove iniziò lo studio del tamil e prese il nome indiano di Dairyänanda. L'8 maggio 1711 entrò nella missione del Madurai, nella quale era ancora vivissima la tradizione di Roberto de' Nobili e del metodo missionario da lui adottato, consistente nell'adattamento agli usi ed ai pregiudizi dell'India del sud. Ai fini di una maggior penetrazione anche B. vestì quindi la veste gialla dei Bralimani, ne adottò il modo di vivere e di mangiare (niente carne, pesce e uova), e perfino, entro certi limiti, l'orgoglio di casta.
Le sue prime sedi (1713-1715) furono Eylur e Gurukkalpatti sulla costa del Coromandel. In quest'ultima località subì l'unica seria traversia della sua carriera missionaria, venendo arrestato e condannato a morte da un brahmano comandante delle truppe locali; ma fu graziato all'ultimo momento.
Col 1716 cominciò un breve periodo di continui spostamenti. Un po' più lunga (1717-1720) fu la sua permanenza a Vaduguerpatti nel distretto di Tiruchirapalli (Trichinopoly). In seguito egli risiedette abitualmente, tranne brevi spostamenti, ad Elakkurichi nel distretto di Tanjore, dove compose le sue opere maggiori.
Durante le guerre civili del Karnatak il B., dal 1733, entrò in rapporti con Chanda Sahib, destinato a diventare più tardi il pretendente appoggiato dai Francesi. Da lui sempre tenuto in grande stima, esercitò quindi sul potentato indiano una certa influenza, specialmente negli anni 1738-1741, durante i quali Chanda Sahib fu signore di Tiruchirapalli. Ma dopo la catastrofe politica di questo ad opera dei Maratha, i superiori del B., ritenendolo troppo compromesso, decisero di trasferirlo nell'estremo sud, a Tuticorin e in altre località. Essi gli avevano lasciato ogni possibilità di dedicarsi agli studi letterari: il B. rimase sempre un semplice missionario, né gli furono affidate mansioni che potessero distoglierlo dalla sua opera. Solamente negli ultimi anni di vita esercitò le funzioni di visitatore dei collegio gesuita di Ambalakat non lontano da Cranganore. Colà egli morì serenamente il 4 febbr. 1747.
Se nel complesso l'opera del B. come missionario fu modesta e la sua attività nel campo politico non di grande rilievo, molto importante è invece il suo posto nel quadro della letteratura tamil.
Il suo capolavoro è il Tembavani ("Ghirlanda che non sfiorisce"), poema sulla vita di s. Giuseppe. là diviso in trentasei canti per un totale di 3.615 strofe tetrastiche. è un esempio ottimo, e tale ritenuto dai Tamil stessi, di stile tardo. La lingua è purissima, a imitazione dei classici di quella letteratura. Lo stile è molto ornato secondo il gusto dell'epoca, e appare quindi lambiccato e artificioso al gusto moderno; gli si rimprovera anche l'eccessiva lunghezza per un argomento che male si presta per un poema epico. Vi è qualche rara reminiscenza occidentale, ad esempio un episodio imitato dal canto XVIII della Gerusalemme liberata. Altra opera poetica è il Kiteriammal Ammanei, in 2.342 versi, in onore della santa portoghese Quitteria. Opere poetiche minori sono l'Annayalungal-andadhi ("Idolori di Nostra Signora") in 100 versi; e il Tiruvankalurkalambagam, inni in onore della Vergine, in cui lo stile raggiunge il massimo dell'abilità tecnica e dell'artificiosità.
Tra le opere in prosa spicca il Veda Vilakkam ("Spiegazione della religione"), di carattere catechistico, in diciotto capitoli. Il B. partecipò anche vivamente alla polemica contro i missionari luterani, i quali si erano stabiliti nel possedimento danese di Tranquebar. Di essa fanno parte il Pedaga Maruttal ("Confutazione dello scisma" in venticinque capitoli); il Lutherinattiyalbu ("Natura del luteranesimo"') in tono satirico; ed il Padider Per il Nirubam. Il suo lavoro migliore in prosa ètuttavia il Vethiar Olukkon, composto intorno al 1727: consiste in una serie di regole per il catechista, sul modello della Cura Pastoralis di s. Gregorio Magno. è seguito da un supplemento, la Jñana Kaumudi.
Molto vasta e importante è anchela sua opera grammaticale e lessicografica. Il Paramartha Guruvin Kadey è un manuale di conversazione tamil con traduzione latina, destinato all'istruzione dei missionari. L'oggetto dell'opuscolo una garbata satira dei Bralimani e della loro ignoranza; è un ottimo esempio di lingua parlata dell'epoca.
Il B. scrisse in latino due grammatiche della lingua tamil. La prima si riferisce alla lingua parlata (Kodum Tamil); fu stampata quando l'autore era ancora in vita e divenne subito molto popolare tra gli europei, tanto che più tardi ne vennero fatte delle traduzioni e riduzioni in inglese. L'altra descrive invece il tamil letterario (Sen Twnil) e rimase inedita per due secoli. Un'opera di tipo differente è invece il Tonnul Vilakkam: è una grammatica del tamil scritta in versi tamil, sullo stile del famoso trattato grammaticale Tolkappiyam.Ilsuo grande Thesaurus linguae tomulicae rimase manoscritto ed è conservato nella Bibliothèque Nationale di Parigi. Fu stampata invece un'opera tutta in tamil, il Saduragaradi ("Quadruplice dizionario"), nonché un dizionario tamil-latino della lingua parlata. Si attribuiscono infine al B. vari opuscoli, la cui paternità è però dubbia.
La figura del B. interessa quasi solamente per il posto che essa occupa nella letteratura tamil; ma tale posto si rivela subito molto alto. Non per nulla i contemporanei ammirati gli diedero il titolo di "Grande vate" Vira Mamunivar. Colpisce anzitutto la quasi completa tamilizzazione di questo gesuita italiano, che si esplica nel modo di vita da lui praticato per trentasei anni e soprattutto nel completo assorbimento della cultura tarnil. è stato riconosciuto unanimamente che egli, pur non essendo il fondatore della prosa tamil moderna, le diede un contributo forse decisivo.
Quanto al B. missionario, egli non è certo una figura di primo piano. I suoi superiori lo giudicavano dotato di intelligenza, ma di scarsa prudenza, con buona attitudine agli affari, ma amante del fasto nel costruire edifici per la missione e con una eccessiva tendenza a trattare con i grandi e i potenti. In definitiva, non atto a governare; e perciò non ebbe mai incarichi di qualche rilievo.
Opere: Fonte quasi esclusiva pei la vita del B. sono le Lettere annue… inviate dalle province gesuite dell'India al generale dell'Ordine a Roma. Tembavani,ed. princeps,Pondicherry 1851-1853 (3 voll.); 2 ed., 1891; l'edizione più nota è quella di Madras 1887, ma è ridotta in prosa; Kiteriammal Ammanei, Madras 1849; Veda Vilakkam, Pondicherry 1728, 1840, e poi spesso fino al 1918; Pedaga Maruttal, Pondicherry 1858, 1868, 1898, 1918; LuthMbattiyalbu, Pondicherry 1842; Vethiar Olukkam, Pondicherry 1843; Grammatica Latino-Tamulica ubi de vulgari Tamuliace linguae idiomate Kodum Tamil dicto…, Tranquebar 1738; trad. inglese, Vepery 1848; Grammatica Latino-Tamulica ubi de elegantiori linguae Tamulicae dialecto Sen Tamil dicto…,Trichinopoly 1938; trad. inglese, Madras 1822; Tonnul Vilakkam, Pondicherry 1838 e Madras 1891; Clavis humaniorum litterarum sublimioris Tamulici idiomatis, Tranquebar 1876; Saduragaradi, Madras 1824; Vulgaris Tamulicae linguae dictionnarium Tamulico-Latinum, Trichinopoly 1882.
Bibl.: La bibliografia anteriore al 1931 è elencata in R. Streit, Bibliotheca Missionum, Aachen 1931, pp. 30 ss., VI, n. 123, a cui rimandiamo; ricordiamo però l'opera di J. Besse, Father B.of the Society of Jesus, his times and his writings, Trichinopoly 1918, fondamentale, e che sostituisce tutti gli studi anteriori. Opere posteriorial 1931: T. Srinivasan, B. the Tamil scholar and poet, in The New Review,II(1935), pp. 121-128, 260-270, ristampato in Tamil Culture, III (1954), pp. 297-313; B. Ferroli, Un grande missionario e poeta ital. nell'India meridionale: C. G.Beschi S. I.(1680-1747), in Civiltà cattolica, III (1947), pp. 136-153; P. Ceyrac, Father B. Vira Mamunivar, in Indica, The Indian Historical Research Institute Silver Jubilee Volume, Bombay 1953. pp. 54-60,; V. M. Gnanapragasam, Father B. the missionary, in Studia Missionalia, XIII (1963), pp. 169-180.