GATTA, Costantino
Nacque a Sala Consilina (Salerno) il 19 genn. 1673, da Girolamo, medico e studioso di filosofia aristotelica, e da Giovanna Villagut, di un'antica e nobile famiglia catalana, originaria di Barcellona.
Suo fratello maggiore, Francesco, nato nel 1663, seguì la vocazione ecclesiastica, divenendo gesuita; dopo essersi addottorato in filosofia e teologia a Napoli e in diritto a Roma, ricevette la nomina di vicario apostolico, con l'incarico di riscattare gli schiavi cristiani rapiti dai pirati barbareschi, a Tunisi e nel Marocco.
L'agiatezza della famiglia fu in grado di assicurare al G. un'istruzione di prim'ordine a Napoli, dove si addottorò in medicina nel 1698. Ritornato immediatamente dopo la fine degli studi nella città d'origine, il G. divise la sua esistenza tra l'esercizio della professione medica e un'attività di ricerca storico-erudita e scientifica, che lo portò a intrattenere un fitto commercio epistolare con il gruppo di letterati partenopei riuniti intorno al patrizio napoletano Ignazio Maria Como e a conquistare una certa rinomanza, come ci viene testimoniato dall'elogiativa menzione che di lui fece G. Volpi nella prima edizione della sua Cronologia dei vescovi pestani, edita a Napoli nel 1720.
Nel 1703 veniva stampata a Napoli la sua prima opera, dedicata a una critica della medicina galenica, Aurora acromatica, sive Isagogicon in quo primo de rebus coelistibus, secundo de atmosphera corporis humani, sive de fluxu, refluxuque partium, tertio de rerum naturalium elementis, a cui farà seguito, a distanza di più di dieci anni, Il trionfo della medicina. Apologia contro Plinio. Distinta in sette ragionamenti, libello, edito sempre a Napoli nel 1716, teso a rivendicare la certezza scientifica della medicina contro lo scetticismo dell'autore latino.
Nel 1720, incuriosito da un fatto straordinario accaduto in quell'anno (l'essudazione della statua di S. Michele, avvenuta nell'omonimo tempio della città di Sala), il G. compose un'opera ove cercava di fornire, almeno parzialmente, una spiegazione in termini fisici di quell'evento, facendola precedere da una dettagliata notizia storico-geografica della sua regione natale. Nacque così La Lucania illustrata per la miracolosa resudazione dell'antica effigie del glorioso principe s. Michele arcangelo, nel tempio eretto su di un monte della città di Sala (Napoli 1723).
A questa prima opera di carattere storico-erudito si aggiunsero, nel 1732, le Memorie topografiche-storiche della provincia di Lucania, compresa al presente nella provincia di Basilicata, e di Principato Citeriore, colla genealogia de' serenissimi principi di Bisignano dell'illustre famiglia Sanseverino e, nel 1743, la riedizione accresciuta di questo volume, stampata postuma per la cura del figlio Gherardo Saverio, con il titolo Memorie topografiche-storiche della provincia di Lucania, colle notizie dell'antico e venerabile tempio dedicato alla ss. Vergine, nel territorio della città di Saponara, e d'un sepolcro de' gentili presso l'antica città di Consilina, ambedue edite a Napoli.
Una fatica, questa del G., destinata a incontrare pareri discordi presso il pubblico degli studiosi. Se, infatti, un suo amico e corrispondente napoletano, il padre Elia D'Amato, nelle sue Variae animadversiones del 1734 (pubblicate nel tomo XXIV della Raccolta di opuscoli del Calogerà), pur stigmatizzando gli eccessi di fanatismo municipale, che portarono il G. ad avanzare l'ipotesi di un'origine lucana anche per i calabresi Cassiodoro e Pomponio Leto, riconobbe comunque l'erudizione profusa dal G., Giovanni Donato Rogadeo nel suo Del diritto pubblico e politico del Regno di Napoli (Napoli 1769) parlò del G. come di un "autore di niuna critica".
Nelle due versioni delle Memorie topografiche-storiche, il G. stendeva, in ogni caso, una relazione dello stato naturale e civile dell'antica Lucania, delle colonie e delle prefetture romane in essa insediate, dei monumenti e delle vestigia di quell'antico passato, ancora superstiti, dedicando un rilievo particolare al suo paese d'origine, il Vallo di Diano, che egli riteneva, secondo la testimonianza di Frontino, nato dalla colonia romana di Consilina e che era chiamata da Antonino e Cassiodoro Marcelliana. A tutto questo, il G. aggiungeva, poi, una descrizione della Lucania moderna, dalla storia politica delle varie dominazioni alla storia civile e intellettuale, con dettagli importanti di carattere sociale ed economico (sulla situazione dell'agricoltura e delle arti), descrivendone le principali città, terre, feudi e stendendo un particolareggiato elenco, corredato da alcune accuratissime genealogie, delle famiglie nobili residenti nella regione. Particolare attenzione veniva, poi, tributata alla storia cristiana della Lucania: all'insediamento della nuova religione, al suo sviluppo tra Basso Impero e Alto Medioevo, al fiorire di insediamenti monastici, alle personalità eminenti che si distinsero negli studi teologici, nella pietà e nel servizio divino, alle tradizioni liturgiche e devozionali, fino al vasto e composito mondo della religione popolare (dal culto dei santi al proliferare dei miracoli), sempre osservata con occhio attento al particolare colorito e folcloristico, ma anche pronto a discernere tra fede e superstizione, con un'attenzione di stampo precocemente illuministico.
E fu sempre questa attenzione critica e razionalistica, già manifestatasi nel La Lucania illustrata, a informare una delle ultime opere del G., indirizzata nel 1734 al Como e poi edita postuma nel XIII tomo della Raccolta di opuscoli del Calogerà: Di uno strano e mostruoso crescimento di peli, di barba e di ugne in due donne napoletane. Dissertazione storico-fisica.
Un'opera, questa, in cui la categoria del "mostruoso", così cara alla sensibilità seicentesca e barocca, tendeva a svincolarsi dal suo carattere di straordinarietà e dalla aura di prodigioso che tradizionalmente lo circondava, per essere riportato, invece, alle sue caratteristiche di mero fenomeno fisico, investigabile per "cause et rationi", scientificamente comprensibili, secondo gli insegnamenti della grande tradizione naturalistica italiana di F. Redi e A. Vallisneri, che il G. esplicitamente evocava come illustri predecessori.
Il G. morì a Sala Consilina il 27 ag. 1741.
Fonti e Bibl.: G. Volpi, Cronologia dei vescovi pestani, ora detti di Capaccio dall'anno 500 sino al presente, Napoli 1720, p. 297; A. Calogerà, Raccolta d'opuscoli, scientifici e filologici, Venezia 1728-57, XII, p. 405; XIII, pp. 403-435; XXIV, pp. 377-381; G.D. Rogadeo, Del diritto pubblico e politico del Regno di Napoli, I, Napoli, 1769, p. 304; E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, VI, Venezia 1838, pp. 252 s.