EROLI (Eruli), Costantino
Nato a Narni (od. prov. di Terni) in data non precisata (comunque nella prima metà del sec. XV), fu giurista come lo zio Berardo e scrisse diverse operette legali, oggi perdute, tra cui un commento "super rubricam de foro competenti et de Praebenda". Protonotario apostolico, la sua carriera in Curia decollò con l'elevazione al cardinalato dello zio nel marzo 1460.
Secondo il Cottier, già nel maggio dello stesso anno aveva ricevuto la nomina a rettore del Contado Venassino, carica che cominciò ad esercitare effettivamente solo nel marzo del 1461. Il 24 sett. 1462 fu promosso da Pio II al vescovato di Narni, cosa che non gli impedirà di risiedere nel Contado fino al 1471 (soprattutto a Carpentras) e svolgere anche l'incarico di governatore di Avignone. La sua nomina a rettore del Contado, per amministrare l'insieme degli Stati pontifici francesi in qualità di luogotenente e governatore generale, era avvenuta poco prima dell'aggravarsi della malattia del legato pontificio ad Avignone, il cardinale Pierre de Foix. Il 12 maggio 1461 sembrandone imminente il decesso, Pio II aveva ordinato all'E. di prendere possesso, subito dopo la morte del cardinale, dei castelli di Sorgues e d'Entraigues, concessi al Foix vita natural durante.
L'E. si fece apprezzare, durante l'esercizio del suo ufficio, per saggezza e prudenza che gli meritarono la stima dei pontefici e l'affetto dei suoi subordinati. Sisto IV già nel 1475 aveva pensato di rimandare ad Avignone l'E., nominato da poco vescovo di Spoleto, conferendogli nuovamente la rettoria del Contado, durante la crisi determinata dall'assenza del luogotenente del legato Charles de Bourbon. L'E. riuscì in quelle circostanze a non essere coinvolto, ma dieci anni più tardi, Innocenzo VIII, d'accordo con il cardinale Giuliano Della Rovere vescovo di Avignone e legato papale, lo invierà ad esercitare le funzioni di rettore del Contado e di luogotenente del legato governatore di Avignone. Nel breve di nomina, del 14 luglio 1485, il pontefice fa esplicito riferimento all'esperienza acquisita dall'E. nelle cose locali, e in realtà il suo ritorno fu accolto di buon grado e fu l'occasione per riavvicinare i due stati, Contado e Avignone, in continua rivalità.
Anche in questo secondo soggiorno avignonese l'E. fece apprezzare il suo governo e la sua saggia amministrazione. Avendo richiesto, nella primavera del 1489, al cardinale Della Rovere di poter tornare a Spoleto, dovette cedere alle insistenze dei consoli e consiglieri locali, che volevano fargli prolungare la permanenza per almeno un altro anno. Infine, con breve del 6 marzo 1490, all'E. fu permesso il ritorno in Italia. Alla partenza, avvenuta il 14 aprile, gli vennero resi tutti gli onori possibili e donati due vasi d'argento del valore di 400 fiorini.
Nel 1472 da Narni era stato trasferito al vescovato di Todi, che tenne fino al 1474. Ebbe anche la nomina a vescovo di Tivoli, sede di cui non prese mai effettivo possesso. Finalmente, l'8 dic. 1474, in seguito alla rinunzia dello zio Berardo, divenne vescovo di Spoleto, dove fece ingresso solenne l'anno seguente. L'E. governò la diocesi spoletina per circa 24 anni anche dal punto di vista temporale. Fu anche incaricato del governo civile di Foligno. Nel 1496 infine venne promosso all'arcivescovato di Atene, ma con la dispensa della residenza, che mantenne a Spoleto. In quella sede venne affiancato dal nipote Francesco, nominato suo coadiutore il 4 giugno 1497 e, alla sua morte, successore nel vescovato spoletino.
Benvoluto da Sisto IV, nel 1474 ebbe da questo pontefice la concessione della collegiata di S. Vittorio di Otricoli e nel 1479 quella della collegiata di S. Angelo di Menaria nella diocesi spoletina, prima goduta dallo zio. Nel 1483 risulta vicario in spiritualibus nella città di Roma e in questa veste si occupò del trasferimento delle monache benedettine di S. Ambrogio della Massima, ormai poche e anziane, ad altra sede. Nel 1490 venne nominato governatore di Perugia e del suo distretto e nello stesso anno partecipò alla costituzione del Monte di pietà di Spoleto. Iscritto nel 1484 tra i prelati della romana Confraternita del S. Salvatore, sembra seguire anche nell'attività pastorale le indicazioni dello zio Berardo: in questo senso è da vedere la riconferma nel 1480 della regola agostiniana alle monache di S. Croce di Montefalco, già stabilita nel 1460 da Berardo e successivamente mutata in quella francescana.
Come mecenate, amante delle belle arti, l'E. è ricordato per lo splendido monumento funebre fatto erigere in memoria dello zio Berardo nella basilica vaticana, opera di Giovanni Dalmata, di cui oggi rimangono solo dei frammenti nelle Grotte Vaticane, e per la costruzione e la decorazione della cappella del Cuor di Gesù nella cattedrale di Spoleto, ultimata nel 1497 e decorata dal Pinturicchio. Sempre nel duomo l'E. iniziò a far costruire una seconda cappella, detta dell'Assunta, che fu poi portata a termine dal nipote Francesco. Questa cappella, di grandiose ed eleganti proporzioni, fu affrescata da Iacopo Siciliano, cognato dello Spagna, con ricchi fregi ed eleganti decorazioni.
Usufruttuario dei beni romani dello zio Berardo, con cui condivideva a Roma l'abitazione nel palazzo situato presso la chiesa di S. Maria in Monterone ed erede di parte dei suoi libri, l'E. non ha lasciato particolari riscontri degli ultimi anni della sua vita, che terminò, secondo i dati forniti dall'Eubel, nel 1500.
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