BARBELLA, Costantino
Nato a Chieti il 31 genn. 1852 da Sebastiano e da Maria Bevilacqua, iniziò molto presto a modellare in creta statuine da presepe, talvolta colorate. Durante gli studi conobbe e strinse amicizia con F. P. Michetti, che gli suggerì di concorrere nel 1872 al pensionato della provincia; il B. vinse, con il gruppo della Deposizione dalla Croce, un piccolo sussidio che gli diede la possibilità di studiare a Napoli con S. Lista. Espose per la prima volta a Napoli, alla Promotrice (1875), il gruppo Gioia dell'innocenza dopo il lavoro, che venne acquistato dal re per il museo di Capodimonte, dove si trova ancora.
Nel 1874 tornò a Chieti e nel 1884 ebbe l'incarico di allestire la sezione italiana alla Mostra internazionale di Anversa; in seguito espose a Parigi, a Berlino, a Londra, ad Amsterdam e in molte altre città europee, oltre che a Buenos Aires.
Pur eseguendo occasionalmente statue di maggiori proporzioni, si mantenne quasi sempre fedele alle figure piccole, ai temi paesani, a scenette di tono idilliaco raffiguranti contadini abruzzesi, eseguiti con un verismo esatto e attento. I soggetti romantici, la ricerca dell'interpretazione dei sentimenti più semplici e naturali, lo avvicinavano allo spirito delle poesie pastorali del D'Annunzio e delle pitture agresti del Michetti.
Divenne notissimo con il Canto d'amore, esposto nel 1877, un gruppo di tre fanciulle abbracciate che camminano cantando, molto ammirato da D'Annunzio.
Favorito da un costante successo, eseguì un gran numero di terrecotte, di bronzetti, come la Confidenza, l'Aprile (Galleria d'arte modema, Roma), Ragazzo che beve, Pastorelli (ambedue a Capodimonte), e poi il Ritorno, la Partenza del coscritto (alla Galleria d'Arte Moderna a Roma) e molti altri (alcuni nella Pinacoteca di Chieti). Verso la maturità l'artista eseguì anche nudi femminili, ma la vena migliore è da cercare nei bronzetti realistici.
Era anche un disegnatore gustosissimo, largo, mosso, e un ottimo ritrattista; fece i ritratti di Mascagni, al quale era legato da profonda amicizia, del cardinale Rampolla e di Leone XIII, dei principi Danilo e Militza di Montenegro, e di altri.
In vecchiaia, dopo aver perso l'unico figlio in guerra, quasi cieco, si ritirò da ogni attività pubblica, ma volle tornare ad esporre per l'ultima volta alla Biennale romana del 1920. Morì a Roma il 5 dic. 1925.
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